Sanità, via libera al Decreto liste d’attesa alla Camera: cosa cambia, tutte le regole e le novità
Con 171 voti favorevoli e 122contrari, questa mattina è stato approvato alla Camera il decreto Liste d'attesa. Il provvedimento, che aveva ricevuto il via libera da Palazzo Madama una settimana fa, è stato presentato dal ministro della Salute Orazio Schillaci e punta ad accorciare i tempi di attesa di visite e prestazioni sanitarie. Tra le novità in materia di Sanità, spiccano la piattaforma nazionale delle liste d'attesa, gestita dall'Agenas e la cosiddetta norma "salta fila", che dovrebbe garantire visite ed esami entro le scadenze di legge.
Dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri a giugno, il decreto aveva ricevuto la bocciatura da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, con la sola eccezione del Lazio. Nel mirino delle Regioni soprattutto l'articolo 2, considerato lesivo dell'autonomia e delle prerogative regionali.
Per le opposizioni si tratta di un ‘decreto uffa'. "Non avete fatto nulla per un anno e mezzo e avete tirato fuori un Dl vuoto, fuffa, a quattro giorni dalle elezioni. Ma chi pensate di prendere in giro? Non gli italiani", ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein durante le dichiarazioni di voto alla Camera. "Non si possono accorciare le liste di attesa senza mettere un euro e assumere personale", ha aggiunto.
Cos'è la piattaforma nazionale delle liste d'attesa dell'Agenas
Il decreto voluto dal ministro Schillaci si compone di 7 articoli. Il primo istituisce la Piattaforma nazionale delle liste di attesa, gestita dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) che dovrebbe assicurare l'interoperabilità con le altre piattaforme delle liste di attesa relative a ciascuna Regione e Provincia autonoma.
La piattaforma si propone di agevolare i cittadini nell'accesso ai servizi sanitari, ma si rivolge anche al personale medico, che potrà servirsene per prendere in carico pazienti, così come alle strutture sanitarie al fine di gestire e organizzare le prenotazioni. La Piattaforma nazionale dovrebbe riuscire poi a migliorare il monitoraggio e la misurazione delle prestazioni in lista di attesa su tutto il territorio nazionale.
Come funzionerà il Centro Unico Prenotazioni regionale o intraregionale
Sempre al fine di smaltire e organizzare le prenotazioni, l'articolo 3 del provvedimento prevede la creazione di un Centro unico prenotazioni (Cup) a cui fare riferimento a livello regionale o infraregionale, che includerà sia gli erogatori pubblici che i privati convenzionati.
Il Cup sarà unico a livello regionale o infra-regionale. Per agevolare la prenotazione autonoma da parte dei pazienti di visite e prestazioni, il decreto incentiva l'adozione di soluzioni digitali e di un sistema con cui disdire, confermare o cancellare gli appuntamenti medici anche da remoto.
Potrà rivolgersi al Cup unico a valenza regionale chi è interessato a "prestazioni necessitate da sintomi, segni ed eventi di tipo acuto che richiedono un approfondimento diagnostico o terapeutico; accesso diretto per la malattia mentale e da dipendenze patologiche e per le prestazioni di assistenza consultoriale; accesso a chiamata all'interno di progetti di screening su popolazione bersaglio per la diagnosi precoce di patologie oncologiche o di altra natura cronico-degenerativa; presa in carico della cronicità e della fragilità conseguenti a malattie croniche e degenerative e a malattie rare, con programmazione diretta e senza intermediazione dell'assistito o chi per esso degli accessi alle prestazioni coerenti con il piano personalizzato di assistenza", si legge.
La "norma salta fila" tra le novità del decreto liste d'attesa
Tra le novità c'è poi la cosiddetta norma ‘salta fila', che dovrebbe aiutare a superare i ritardi nelle visite. Per potenziare l'offerta assistenziale ambulatori e laboratori rimarranno aperti anche nel weekend e i tempi di erogazione delle prestazioni potranno essere prolungati.
Le Asl inoltre, potranno avvalersi di privati convenzionati o che operano in ospedale per permettere ai pazienti colpiti dal ritardo di ricevere la prestazione in tempi più ragionevoli. In caso di necessità dunque, sarà il direttore generale dell'Asl a indirizzare il cittadino al privato disponibile.
Chi prenota una visita e non si presenta pagherà il ticket
Sempre al fine di allungare i tempi e causare inutili ritardi, il decreto prevede che chi prenota una prestazione tramite il Cup ma poi decida di non presentarsi, senza fornire adeguato preavviso, sarà comunque costretto a pagare il ticket. In questo modo, il cittadino dovrebbe essere più incentivato a cancellare per tempo la sua visita lasciando la possibilità ad altri pazienti che ne hanno bisogno di prenotarsi al posto suo. Analogamente, chiunque abbia fissato una visita o un esame dietro il pagamento di un ticket dovrebbe ricevere un avviso di conferma della prenotazione a ridosso della data prevista.
Cosa cambia per il tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario
L'articolo 5 invece, è dedicato al superamento del tetto di spesa per l'assunzione di personale sanitario. In particolare, per il 2024 questo verrà aumentato al 15% dell'incremento del Fondo sanitario regionale, rispetto al 10% del 2023. Dal 2025 in avanti però, il ministro della Salute ha precisato che il tetto di spesa verrà abolito e sostituito da "un nuovo sistema per stabilire i fabbisogni minimi e massimi delle strutture sanitarie".
Straordinari retribuiti con prelievo fiscale ridotto per i medici ospedalieri
Il provvedimento sulle liste d'attesa non stanzia risorse aggiuntive per risolvere il problema dei ritardi e dei lunghi tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie. Per questo motivo, secondo la Fondazione Gimbe, non faranno altro che sovraccaricare ulteriormente il personale sanitario.
"Se i professionisti sono sempre gli stessi e con carichi di lavoro già inaccettabili, come potranno mai erogare le prestazioni anche il sabato e la domenica senza violare la direttiva UE sugli orari di riposo che prevede, oltre alle 11 ore al giorno, almeno un giorno intero (24 ore) di riposo a settimana?", ha osservato il presidente Nino Cartabellotta.
Per non gravare eccessivamente sulle spalle di personale medico e ospedaliero, il governo ha previsto l'introduzione di una sorta di flat tax, un'aliquota unica al 15% sugli straordinari. Ma per Gimbe, in questo caso, la toppa è peggio del buco. "Bisogna investire sul personale sanitario aumentando gli organici, e non stremare ulteriormente quello già in servizio, con il rischio di alimentare ulteriormente la fuga dei professionisti dal Ssn", ha spiegato Cartabellotta.