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Sangiuliano celebra De Benoist al Salone del Libro, il più filo Putin degli intellettuali di destra

Il ministro Gennaro Sangiuliano agli Stati generali della cultura lo ha citato vantandosi della sua presenza e dell’invito avanzatogli dai suoi collaboratori. In un libro del 2014 De Benoist pubblicava un dialogo con Dugin in cui si sosteneva: “Non c’è un popolo ucraino unitario. Noi siamo ostili allo Stato nazione ucraino perché è uno stato atlantista e filo-americano che, in quanto tale, fa parte del “sistema per uccidere i popoli”.
A cura di Valerio Renzi
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Una settimana fa si tenevano gli "Stati generali della cultura nazionale", un appuntamento convocato dall'area di Fratelli d'Italia, per mettere appunto una strategia per espugnare quello che è considerato l'ultimo fortino della sinistra, il mondo della cultura per l'appunto. Ospite d'onore ovviamente il ministro Gennaro Sangiuliano. Ovviamente perché i principali organizzatori sono i due agit prop governisti che ha voluto nel suo staff al ministero: Emanuele Merlino e Francesco Giubilei.

Sala piena per l'intervento del Ministro lungo quasi venticinque minuti e numerosi applausi, il più forte quando Sangiuliano cita un misconosciuto al grande pubblico pensatore francese per prendersela con la stampa:

Da almeno un decennio assistiamo a un’azione invasiva, a tratti violenta, perché la violenza non è solo quella fisica, da parte di quelli che Alain De Benoist, definisce efficacemente “giornalisti poliziotti”, coloro che in nome di verità assolute mai verificate si impegnano quotidianamente nella caccia all’eretico, nel mettere all’indice chiunque abbia un pensiero diverso dal loro, impegnati nel rogo delle idee appena discordanti. Non bruciano i libri in piazza ma lo farebbero se potessero. Tra le missioni del nuovo conservatore c’è quella di riaffermare sempre e comunque la libertà delle idee, della pluralità delle stesse, contro il monolite del politicamente corretto

Poi l'annuncio: "Alain De Benoist sarà ospite al Salone del Libro di Torino invitato da Francesco (Giubilei ndr)… fategli un applauso!". Quando la destra insomma deve riaffermare la pluralità del dibattito politico e culturale, chiama da Oltralpe Alain De Benoist, riconosciuto come l'esponente più illustre della cosiddetta nuova destra, il cui influsso politico e culturale è indubbio. Suo ad esempio è il recupero da destra di Antonio Gramsci e della sua categoria di egemonia, che andava tanto di moda anche al convegno di cui andiamo parlando. De Benoist sarà intervistato dallo stesso Giubilei in un evento sponsorizzato dalla Regione Piemonte, per parlare di un libro pubblicato dalla casa editrice del giornalista e consulente ministeriale.

Ma De Benoist è anche un autore controverso, dalle posizioni a volte eccentriche a volte molto lontane dalla destra istituzionale. Acerrimo avversario del cristianesimo, che in nome del suo egualitarismo sarebbe l'antesignano del socialismo e del globalismo, gli preferisce un "neopaganesimo" che sembra più un vezzo intellettuale che una posa politica. Poi il padre della nuova destra è soprattutto anti americano, quasi in modo fanatico. La società statunitense è proprio il contrario di tutto quello che a De Benoist pace: radicamento contro cosmopolitismo, identità contro melting pot.

L'ideologo francese, punto di riferimento delle destra radicale, guarda da sempre con simpatia a Vladimir Putin – che rappresenterebbe un'espressione più autentica del popolo rosso – e traduce in Occidente le idee di Aleksandr Dugin, il teorico euroasiatico sostenitore della scomparsa dell'Ucraina e della guerra d'aggressione russa. Nel 2014 esce anche in Italia un libro che è una conversazione tra De Benoist e Dugin, nel quale il primo dà agio al secondo di esporre le sue idee. Ecco cosa dice Dugin quando si parla di Ucraina:

In Ucraina noi combattiamo il regime "arancione" delle marionette americane che dichiarano di voler creare il più presto possibile una nazione politica là dove non ci sono mai stati né una nazione né uno Stato. (…) Nel caso dell'Ucraina, dove sono effettivamente stato dichiarato persona non gradita, le cose debbono essere esaminate con un po' più di attenzione. Ho già accennato alla "frontiera di civiltà" corrispondente al fiume Zbrutch. In Ucraina vivono due popoli differenti, i cui orientamenti in materia religiosa, culturale, geopolitica e strategica sono rigidamente opposti. Non c'è un popolo ucraino unitario. Gli ucraini sono soltanto gli abitanti dell'Ucraina, paese la cui denominazione è puramente territoriale (U-kraina, in slavo, vuol dire "il paese dei margini dei confini"). Nella lingua letteraria, li si disegna come "Piccoli Russi". (…) Noi siamo ostili allo Stato nazione ucraino perché è uno stato atlantista e filo-americano che, in quanto tale, fa parte del "sistema per uccidere i popoli". Oggi, il popolo dell'Est e della Crimea, corre il rischio di essere epurato e annientato.

L'ideologia imperiale russa che giustifica la guerra messa nero su bianco. Nel resto del libro De Benoist e Dugin si confrontano su molti temi trovandosi per lo più d'accordo: entrambi preferiscono allo stato nazione l'idea di imperi-civiltà che corrispondano a uno spazio geopolitico, a entrambi Vladimir Putin gli sembra l'alfiere dell'autentico "spirito russo", migliore espressione di questo contro il liberalismo occidentale. A entrambi piace Jean Thiriart, il fondatore della "Jeune Europe", già condannato per collaborazionismo con i nazisti in Belgio, nel dopoguerra propugnerà l'idea di un nazionalismo europeo che fondato nello spazio continentale e in un'idea di civiltà europea da contrapporre all'Oriente e soprattutto agli Stati Uniti.

Mentre Giorgia Meloni si calca bene l'elmetto e rassicura che la passione della destra italiana per Vladimir Putin è roba del passato, ecco che arrivano i suoi intellettuali a portare nella più importante kermesse culturale del paese (che hanno già chiarito dovrà essere oggetto di spoils system) il pensatore di destra più filorusso che c'è in circolazione, per il quale la guerra è senza ombra di dubbio colpa degli Stati Uniti e per il quale le sanzioni alla Russia sono "squallide" e "sono state decretate per soddisfare le richieste americane". La lotta al politicamente corretto, al wokism e alla dittatura del pensiero unico è servita.

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