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Elezioni europee 2024

Sandro Gozi: “La destra vuole distruggere l’Europa, vi spiego cosa significherebbe per i cittadini”

Alle prossime elezioni europee il rischio di uno slittamento a destra c’è, e riguarda il Partito popolare europeo: dovrà scegliere se allearsi con gli estremisti e distruggere l’Ue, o costruire una nuova maggioranza pro-Europa. Lo ha detto il segretario generale del Partito democratico europeo Sandro Gozi a Fanpage.it.
A cura di Luca Pons
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Sandro Gozi, segretario generale del Partito democratico europeo e candidato alle prossime elezioni europee in Francia, in un'intervista a Fanpage.it ha fatto un bilancio della situazione in cui l'Ue arriva all'appuntamento con il voto e con l'inizio di una nuova legislatura. Gozi è uno dei tre componenti del Team Europe del gruppo Renew Europe in vista delle elezioni, e la settimana scorsa ha partecipato al dibattito tra candidati in cui Ursula von der Leyen ha aperto alla collaborazione con Giorgia Meloni.

Perché non è d'accordo con la definizione che von der Leyen ha dato di Meloni: pro-Ue, anti-Putin e pro-Stato di diritto? 

Chiarisco innanzitutto che i criteri di von der Leyen per aprire a un'alleanza sono discutibili, per me non bastano. Ma anche se volessimo basarci unicamente su queste tre affermazioni, due su tre non sono vere e la terza è vera solo per opportunismo. Per prima cosa, Meloni non è pro-Europa: è determinata a paralizzare l'Unione europea. Vuole generalizzare il diritto di veto e indebolire le istituzioni comunitarie, non vuole un potere vero per il Parlamento europeo, non crede nella democrazia europea. Fa finta di essere pro-Europa quando le conviene, come con il Recovery plan e i soldi che l'Italia prende, ed è una sovranista estremista ogni volta che può.

Numero due, Meloni non è pro-Stato di diritto, per due motivi molto chiari. L'estrema destra dell'Ecr si è sempre opposta agli interventi dell'Europa a favore dello Stato di diritto in Ungheria e in Polonia, dicendo che l'Ue non doveva intervenire. E poi, Meloni mette a rischio in Italia alcune libertà fondamentali: penso alla libertà di scelta delle donne, alla comunità Lgbtqi+, al sistema mediatico audiovisivo.

E il fatto di essere pro-Ucraina?

Sì, dopo aver aver esaltato Putin e averlo indicato come modello di leader europeo nel suo libro "Io sono Giorgia" si è messa dalla parte giusta della storia. Lo ha fatto perché non poteva fare altrimenti, aveva bisogno di una legittimazione da parte degli Stati Uniti. Certamente l'importante è che l'abbia fatto, bene che Meloni sostenga l'Ucraina anziché sostenere Putin, come invece fa il suo vicepresidente del consiglio.

Lei ha detto che c'è un "gioco delle parti" tra Conservatori e il gruppo Identità democrazia, quello della Lega e di Marine Le Pen. Cosa intende?

Fanno finta di essere divisi, ma in realtà sono molto uniti nella volontà di distruggere e di paralizzare l'Europa. Non possono essere uniti su altro, perché Matteo Salvini e Giorgia Meloni dicono prima gli italiani, Marine Le Pen dice prima i francesi, Vox dice prima gli spagnoli, eccetera eccetera. Non possono avere un progetto comune per l'Europa. Ma è evidente che Marin Le Pen vuole avere un rapporto con Giorgia Meloni, e viceversa. I contatti secondo me sono già in corso da tempo. L'unica cosa che le due signore devono tenere in conto è Matteo Salvini.

In che senso?

Salvini è il numero due di Giorgia Meloni, ed era il numero uno di Marine Le Pen al Parlamento europeo. Ora anche questa gerarchia sta per cambiare, con il calo della Lega. Le Pen e Meloni devono stare attente a lui adesso. Detto questo, ribadisco: non c'è differenza tra Ecr e Id. Su questo mi sorprende molto l'ambiguità distruttiva dei Popolari. O non vedono o non vogliono vedere una un processo molto molto evidente.

C'è il rischio di uno slittamento a destra nella prossima legislatura europea?

La deriva all'estrema destra è già in corso, ma non riguarda il Parlamento europeo: riguardo il Partito popolare europeo. Uno dei protagonisti è Antonio Tajani, che essendo al traino di Meloni a Roma vorrebbe mettere tutti al traino di Meloni e Le Pen in Europa. C'è un ambiguità forte da parte di Manfred Weber [presidente del gruppo del Ppe, ndr], di Metsola [presidente del Parlamento europeo, ndr], e altri ancora. Ma c'è anche chi, come Donald Tusk, non credo sia pronto a fare un'alleanza con il Pis polacco, e cioè con l'Ecr. Il Partito popolare europeo deve scegliere: vogliono andare verso la paralisi dell'Europa inseguendo l'estrema destra come propone Tajani, o vogliono costruire una nuova maggioranza pro-europea, come anche noi siamo pronti a fare, guardando ai Socialisti e Democratici?

Si parla spesso di questo intento di "distruggere l'Europa" da parte delle destre. Ma concretamente cosa si intende? Cosa significherebbe per i cittadini?

Un'Unione europea in mano al progetto delle destre progressivamente ritornerebbe alle frontiere interne e alle divisioni. La fine della libertà di movimento, la fine del mercato unico. Senza rafforzare il bilancio e la politica economica, alla prima crisi perderemmo anche l'Euro. L'Europa sarebbe paralizzata a livello politico, perché con il veto generalizzato che vogliono Meloni e Le Pen qualsiasi decisione verrebbe bloccata da questo o quell'altro leader per ragioni interne: quello che Orban ha fatto in varie occasioni, nel caso delle sanzioni contro la Russia, sarebbe la la vita la vita quotidiana della dell'Unione europea.

L'Europa sparirebbe dalla scena internazionale proprio quando dobbiamo dotarci di una potenza industriale. Anziché essere alla tavola della diplomazia internazionale per riorganizzare il mondo, dato che siamo in un grave momento di disordine mondiale, l'Ue si troverebbe nel menù, scritto da Pechino, Mosca o Washington.

Un passaggio sull'Italia: qui il gruppo Renew Europe è rappresentato da Azione e Italia viva, che però alle europee saranno in due liste diverse. È un problema?

Ovviamente, io sono molto contento della lista Stati Uniti d'Europa, dimostra che ci sono leader che si rendono conto che siamo in un passaggio storico decisivo per l'Europa. In momenti come questo, fai prevalere quello che ti unisce per salvare e rilanciare l'Europa, e non le piccole distinzioni, i piccoli personalismi che ti dividono.

Parla di Carlo Calenda?

Azione non ha voluto fare l'alleanza, per me è un errore, non posso dire di più. Come segretario del Partito democratico europeo, assieme ai presidenti dei liberali europei dell'Alde, ho fatto di tutto perché questa alleanza includesse tutti. Chi si è escluso è perché ha voluto escludersi. Ma ormai questo è passato, io auspico che ci sia un alto numero di eletti di Renew dall'Italia.

Nella prossima legislatura tra i temi centrali ci sarà ancora il clima. Cosa serve all'Europa? Le destre hanno già annunciato che vogliono fare una marcia indietro sostanziale sul Green Deal.

Il Green Deal è un insieme di leggi, politiche e scelte che hanno messo l'Europa sulla via giusta e danno delle indicazioni molto chiare su dove vogliamo andare. A tutti, a partire da imprese e investitori. Quando ci sono dei cambiamenti epocali come questo – quello ecologico e digitale – bisogna indicare al mondo dell'economia dove la politica vuole andare, in maniera molto chiara e netta, nei prossimi 25-30 anni. Questo è il modo migliore per aiutare un investitore che deve decidere dove mettere i suoi soldi. Sul Patto verde, ci sono due questioni fondamentali.

Quali?

La prima è semplificare. Abbiamo solo cominciato a farlo, ad esempio con la Politica agricola comune. Però non abbiamo abbastanza semplificato l'accesso ai fondi a cui hanno diritto gli agricoltori.

E la seconda?

Bisogna lavorare sulle risorse. Non sono gli agricoltori, le piccole imprese o i proprietari di case a dover pagare per la transizione ecologica: nessuno lo ha previsto, nonostante la propaganda che fa l'estrema destra. Abbiamo cominciato a utilizzare il bilancio europeo e anche a creare delle nuove risorse per andare in questa direzione: ad esempio con la tassa sul carbonio, o dedicando un terzo del Recovery plan alla transizione ecologica. Ci sono molti settori su cui possiamo lavorare – sprechi alimentari, criptovalute – per trovare nuove risorse senza chiedere un euro di più ai contribuenti. In generale, bisogna mettere il bilancio europeo al servizio della transizione ecologica. E rafforzarlo, aumentandolo: non possiamo pensare di programmare il prossimo bilancio (che coprirà il periodo fino al 2034) seguendo una struttura concepita nel 1988.

Ha detto che voi per formare una maggioranza senza la destra guardereste anche ai Verdi, ma solo se avranno un approccio meno "ideologico". Cosa intende? 

I Verdi non hanno voluto partecipare alla maggioranza nel 2019, non si sono assunti la responsabilità di lavorare per dei compromessi positivi. E in alcuni casi non hanno votato delle riforme importanti. Ad esempio la riforma rende ‘più verde' la Pac, o la legge sul ripristino della natura. Quindi, se i Verdi continuano a parlare di transizione ecologica mentre noi votiamo le leggi sulla transizione ecologica, con loro non possiamo fare nulla. Se entrano con un approccio più costruttivo, per cui si lavora insieme anche se ognuno di noi non ottiene il 100% delle sue posizioni, ma in maniera pragmatica si fanno avanzare le cose, io personalmente sarei disposto ad aprire ai Verdi se dobbiamo consolidare la maggioranza. Sicuramente non agli estremisti di destra. Ciò detto, al momento i tre gruppi principali [Popolari, Socialisti e democratici, Renew Europe, ndr] sembrerebbero bastare per ristabilire la maggioranza pro-Europa, quindi i Verdi non sarebbero determinanti.

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