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Sami (Unhcr) a Fanpage: “Post di Salvini sui migranti a Melilla? Non si speculi, non c’è invasione”

La portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, Carlotta Sami, spiega a Fanpage che il caso dei migranti morti a Melilla non dimostra alcun tentativo di “invasione” dell’Europa.
A cura di Giacomo Andreoli
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"Non c'è alcuna invasione da parte dei migranti dell'Europa, piuttosto le immagini di Melilla ci devono far riflettere: servono più canali sicuri e regolari per l'immigrazione". La portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, Carlotta Sami, non ha dubbi: ogni tipo di speculazione su quello che è successo vicino all'enclave spagnola in territorio marocchino, va evitata e anzi bisogna intervenire per una gestione più sensata dell'immigrazione. Questo dopo che, come sottolinea la stessa portavoce ai microfoni di Fanpage.it, l'Europa ha mostrato una grande capacità di accoglienza ed organizzazione per quanto riguarda i rifugiati ucraini.

Come Unchr come avete reagito quanto avete visto decine di persone morire in quel modo alle porte d'Europa?

Noi abbiamo fatto immediatamente una comunicazione congiunta assieme all'organizzazione internazionale delle migrazioni, esprimendo una forte preoccupazione per quello che è successo a Melilla. Quelle immagini ci devono far riflettere: sono morte troppe persone e troppe sono state ferite. I migranti provavano a superare una barriera che li separava da un enclave europeo, con la speranza di una nuova vita. Abbiamo esortato con forza tutte le autorità a dare priorità alla sicurezza dei migranti e dei rifugiati, astenendosi dall'uso eccessivo della forza e rispettando i loro diritti umani. Il nostro appello è trovare delle soluzioni diverse che si ispirano a quello che sanciscono i due global compact sulla migrazione e sui rifugiati.

Cosa fare, quindi, per impedire che avvengano di nuovo tragedie del genere?

Bisogna basare qualsiasi azione sulla condivisione di responsabilità tra i Paesi e sopratutto aumentare la disponibilità di canali di accesso legali alla migrazione e all'asilo. Dei corridoi, insomma, che siano efficaci e sicuri, prevenendo il ricorso a canali irregolari e pericolosi, che portano ad abusi sia da parte dei trafficanti che in alcuni casi anche di altri soggetti.

Una parte della politica europea, in Italia Matteo Salvini, ha commentato queste immagini parlando di rappresentazione di una vera e propria "invasione". Cosa ne pensate?

Mi sembra evidente che non ci sia alcuna invasione verso l'Europa. Non bisogna speculare: l'Unione ha dimostrato con la crisi Ucraina di poter accogliere e gestire egregiamente 6 milioni di persone nel giro di meno di due mesi. Dal Nord Africa arrivano sicuramente meno persone. Essendo quella una rotta estremamente rischiosa e pericolosa, dove la fanno da padrone i trafficanti, occorre però incrementare i canali di accesso sicuri e regolari.

Salvini ha aggiunto che "non c'è posto per tutti". Non pensa ci sia da mesi una distinzione tra ucraini e altri migranti, basata non solo sui contesti da cui si scappa, ma anche su colore della pelle e cultura di provenienza?

L'Unhcr ha verificato che in Europa è stata data ampia protezione e ampio accesso a chi fuggiva dall'Ucraina. Quando ci sono stati i casi difficili di persone che non riuscivano a uscire abbiamo sempre trovato una soluzione. Noi però continuiamo a ribadire che il diritto d'asilo è uguale per tutti indipendentemente dal colore della pelle, dalla nazionalità e dai Paesi da cui si fugge. Non può esistere un motivo di distinzione se non quello di avere diritto o meno all'asilo e alla protezione internazionale.

Il caso del Marocco dimostra per l'ennesima volta che la gestione dell'immigrazione viene affidata ad altri per affrontare il meno possibile le richieste di asilo politico sul territorio europeo. Secondo voi un modello del genere è eticamente corretto?

L'accesso a fare la domanda asilo deve essere sempre garantito, è uno dei principi fondanti della Convenzione di Ginevra. Ma non tutti vogliono fare domanda d'asilo, va concessa la possibilità a chi vuole farlo.

Come la Spagna delega la gestione di migranti al Marocco, così l'Italia lo fa con la Libia. Quest'ultima, però, è scomparsa dal dibattito pubblico-mediatico, o no?

La situazione lì rimane complessa e difficile. Chiaramente l'Europa negli ultimi mesi, ma sopratutto la Polonia sono stati impegnati a gestire la crisi ucraina determinata dall'invasione russa. In Libia le cose non si sono risolte, così come nei Paesi che confinano con la Libia. E nel frattempo muoiono ancora troppe persone nel Mediterraneo.

Per frenare queste morti servirebbe una nuova missione europea di recupero e salvataggio come fu "Mare Nostrum" nel 2013?

Unhcr è da anni che raccomanda con fermezza che sia istituito un sistema di ricerca e soccorso coordinato dagli Stati, perché le ong fanno un lavoro encomiabile e vanno ringraziate, ma sicuramente quello che hanno assunto è un ruolo che dovrebbe essere gestito dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in maniera coordinata.

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