Salvini scrive a Mattarella: “Mia fede nella magistratura vacilla. A Catania chiedo giusto processo”
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha telefonato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dicendosi preoccupato per la situazione economica nel Paese e per i duri attacchi che alcuni parlamentari della maggioranza hanno rivolto oggi alla gestione lombarda dell'emergenza coronavirus. Non solo: il senatore del Carroccio ha anche parlato con il capo dello Stato di un articolo pubblicato dal quotidiano La Verità intitolato "La chat delle toghe su Salvini: Anche se ha ragione lui adesso dobbiamo attaccarlo". Un pezzo in cui si riferisce di una chat privata tra alcuni magistrati che si accorderebbero su come attaccare l'ex ministro dell'Interno sulla sua politica migratoria portata avanti quando era titolare del Viminale.
Su questo fatto Salvini ha deciso di scrivere una lettera a Mattarella, chiedendogli che gli venga assicurato un giusto processo quando sarà chiamato a rispondere alle accuse di sequestro di persona davanti al tribunale di Catania il prossimo ottobre. Una richiesta che il leader dell'opposizione si è sentito di inoltrare direttamente al capo dello Stato dopo aver letto quanto riportato dall'articolo in merito a certe dichiarazioni dei magistrati nei suoi confronti.
"La mia fiducia nella magistratura vacilla"
I messaggi sarebbero emersi tra le intercettazioni effettuate nell'ambito del processo a Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati ed ex membro del Consiglio superiore della magistratura indagato per corruzione. Nella sua lettera a Mattarella, Salvini riporta alcuni scambi che evidenzierebbero come anche lo stesso Palamara, pur riconoscendo la legittimità di alcune scelte politiche compiute dall'ex ministro, spingesse per attaccarlo a prescindere. Salvini, che il prossimo ottobre sarà chiamato presso il Gup del tribunale di Catania a rispondere alle accuse di sequestro di persona, chiede che il capo dello Stato, essendo anche presidente del Csm, gli assicuri un "giusto processo". I fatti risalgono allo scorso luglio: Salvini era ministro dell'Interno nel primo governo di Giuseppe Conte e aveva vietato alla nave della marina militare Gregoretti, con a bordo 131 migranti, di attraccare presso un porto italiano, trattenendola per diversi giorni in mare.
"È innegabile he la fiducia nei confronti della magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importanti magistrati. Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull'esito del procedimento a mio carico", ha scritto Salvini, sottolineando la gravità dello scenario dipinto dall'articolo de La Verità. E infine: "Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e del CSM, affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale".
La lettera di Salvini a Mattarella
Ecco il testo completo della lettera che Salvini ha inviato a Mattarella:
Al Signor Presidente della Repubblica
Illustre Signor Presidente,
l’articolo pubblicato sul quotidiano La Verità in data 21 maggio 2020 dal titolo “La chat delle toghe su Salvini: Anche se ha ragione lui adesso dobbiamo attaccarlo” documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati (intercettati nell'ambito del procedimento a carico del dottor Luca Palamara) concordavano su come attaccare la mia persona per la politica sull'immigrazione che all'epoca, quale Ministro dell’Interno, stavo portando avanti.
L’avversione nei miei confronti è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati. Le intercettazioni pubblicate documentano come l’astio nei miei riguardi travalichi in modo evidente una semplice antipatia. In tal senso è inequivocabile il tenore delle comunicazioni dei magistrati intercettate:
“Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando…” – “No hai ragione…Ma ora bisogna attaccarlo”.
“Io credo che rafforzano Salvini così” – “Lo temo anch’io”.
“C’è quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”.
“Oggi Sangermano ha fatto un intervento in Cdc praticamente contro di me perorando una linea filogovernativa su dl Sicurezza […]In separata sede, ma davanti a tutti quelli del gruppo ho posto la questione e ho avuto l’appoggio di una buona parte di noi”.
Come noto, a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al GUP presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell'esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno, in linea con l’azione di governo tesa al contrasto dell’immigrazione clandestina.
Per quanto si legge nell'articolo del quotidiano è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate.
Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della Magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell'articolo de La Verità.
Quelle frasi captate nell'ambito del procedimento a carico di Palamara palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della Magistratura.
Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull'esito del procedimento a mio carico. Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e dunque Presidente del CSM, affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione.
Senatore Matteo Salvini