Ieri sera, in una deliziosa piazzetta siracusana, si è consumata l'ennesima puntata dell'infinita campagna elettorale del nostro ministro dell'Interno, Matteo Salvini. E come torta sotto la ciliegina, il Nostro ha terminato i suoi bavosi vaneggiamenti baciando un rosario. Un rosario. Ancora. Più precisamente raffigurante la Madonnina di Medjugorje. Lo stesso rosario regalato alla famiglia dei due cuginetti Alessio e Simone D'Antonio, travolti da Rosario Greco mentre giocavano sull'uscio di casa a Vittoria, in provincia di Siracusa. Un ministro e un rosario come se fosse una chitarra da sbriciolare sul palco per l'eccitazione dei fan.
Quel video di poco meno di 50 secondi mostra in tutta la sua crudezza cosa sia diventato oggi Salvini: un uomo gonfio, provato, arrossato, dagli occhi stanchi e dalle palpebre pesanti. È quel video a dimostrare la splendida, patetica metafora umana dell'uomo in difficoltà. E mentre sbrodola frasi intrise di bile per appagare i suoi elettori in estasi, mentre bacia rosari sperando di compiacere gli ipercattolici, mentre saluta i "rosiconi" che lo contestano, l'opposizione delle piazze si fa sentire. Quelle di Siracusa sono le voci di centinaia di giovani che si ribellano ad un governo capitanato da chi, con il tricolore, voleva pulircisisi il culo, da chi proclamava l'indipendenza della Padania, da chi diceva che «Il tricolore sarà il simbolo delle ambasciate napoletane. Se ci sarà il Napoli italiano che mette fuori il tricolore lo valuteremo come la bandiera di una ambasciata'», da chi rinnegava la festa della Repubblica, da quelli del "chi non salta italiano è!" e che adesso procede con il suo tour per le coste del Sud.
Tutto, ovviamente, per il solito pugno di voti. Salvini che diventa l'esorciccio su un palco è la fotografia di una propaganda diventata talmente dopata da sembrare la caricatura di se stessa. Un ministro dell'interno che si atteggia a rockstar brandendo un simbolo religioso e che si batte il petto come un calciatore sotto la curva significa che qui siamo oltre alla maleducazione istituzionale ma siamo finiti nell'isteria come arma di comunicazione. È un comportamento molto diverso da quello di un leader convinto di avere i voti per capitalizzare la crisi istituzionale che ha creato ed è un Salvini che si ritrova faccia a faccia con la mancanza di argomento, costretto a rifugiarsi nelle più goffe simbologie. Perché, diciamocelo, non ci può essere un cattolico che possa apprezzare un rosario usato come clava nel consesso di una sfida politica.
C'è tutto tranne che forza nel video che sta invadendo internet in queste ore. Se questo è l‘uomo forte, così bisognoso di feticci per agghindarsi, allora l'opposizione può opporsi per davvero.