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Salvini e Tajani litigano alla corte di Vespa: “Con i Patrioti di Orban saremo terza forza in Ue”, “Voi irrilevanti”

Matteo Salvini e la Lega sono pronti a fare l’ingresso nei Patrioti, il nuovo gruppo europea di ultradestra voluto dal primo ministro ungherese Orban. Pure spagnoli di Vox hanno annunciato l’addio a Ecr per unirsi ai Patrioti, che attendono ora l’arrivo del Rassemblement National di Le Pen. Così, la nuova formazione euroscettica potrebbe diventare la terza forza all’Europarlamento. Per il ministro degli Esteri Tajani, però, il loro ruolo ai tavoli di Bruxelles rimarrebbe irrilevante. Ma Salvini non ci sta.
A cura di Marco Billeci
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Si alza la temperatura all'interno della maggioranza di governo, mentre si avvicina il giorno del voto (a scrutinio segreto), con cui il 18 luglio il parlamento europeo dovrà decidere se confermare Von der. Leyen alla guida della Commissione europea. Nelle stesse ore in cui il neonato gruppo dei Patrioti animato da Viktor Orban "scippa" ai Conservatori di Giorgia Meloni i sei eurodeputati del partito spagnolo di Vox, i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini si ritrovano tra i vigneti della Masseria pugliese di Bruno Vespa, a commentare l'evoluzione delle dinamiche all'interno dell'Europarlamento. Il forzista bolla come "ininfluente", il nuovo gruppo di estrema destra in gestazione a Bruxelles. "Vedremo a luglio chi è rilevante e chi no", ribatte Salvini, pronto a portare la Lega dentro ai Patrioti, in attesa che dopo le elezioni in Francia si unisca alla truppa anche il Rassemblement National di Marine Le Pen.

Dietro le quinte, i leghisti danno per certo l'approdo di Le Pen alla corte di Orban e compagni, insieme a quello di altre formazioni della destra europea. A questo punto, i Patrioti potrebbero diventare il terzo gruppo al parlamento Ue, sorpassando a destra l'Ecr, guidato da Fratelli d'Italia. Secondo Tajani, tuttavia, anche nel caso in cui si verificasse quest'eventualità, le carte sul tavolo di Bruxelles non cambierebbero. Parlando dal palco del Forum in Masseria, organizzato da Bruno Vespa insieme a Comin and Partners, il segretario di Forza Italia spiega il suo punto di vista: "Quello dei Patrioti è un gruppo ininfluente perché nessuno vuol discutere con loro". E a margine dell'evento aggiunge: "Possono anche diventare la terza forza, ma non basta per essere protagonisti. Se ci sono posizioni di contrasto sui fondamenti dell'Unione europea, è difficile avere un dialogo".

La strategia di Salvini in Europa

Mentre Tajani conclude il suo margine con i cronisti, Salvini attraversa i vigneti che circondano la Masseria del conduttore di Porta a Porta e fa il suo ingresso nella tensostruttura, dove si tiene la kermesse. Il ministro leghista saluta rapidamente il collega di governo, ma poi dal palco indossa i guantoni e risponde ai colpi di Tajani. "Per l'amico e collega Tajani saremo irrilevanti e ininfluenti? Io aspetterei metà luglio per capire chi è rilevante e chi è irrilevante", attacca Salvini.

Il ragionamento degli uomini vicini al leader del Carroccio è più o meno questo. Se nel voto segreto al parlamento europeo, Von der Leyen venisse impallinata, i giochi per la presidenza della Commissione si riaprirebbero. A quel punto, in qualche modo, i partiti di centrodestra dovrebbero confrontarsi anche con quello che appunto potrebbe essere il terzo gruppo per consistenza a Bruxelles. E che potrebbe acquisire ancora più forza, se nel frattempo il Rassemblement National avesse vinto il secondo turno delle legislative in Francia. "Dopo anni ad averci dato degli impresentabili, ora dovranno fare i conti anche con noi", gongolano i leghisti.

Se invece la nuova maggioranza Ursula quale sarà, supererà la prova del voto, i leghisti insieme agli altri Patrioti si metterebbero all'opposizione, sentendosi liberi di cannoneggiare ogni giorno le istituzioni dell'Unione. Un ruolo da euroscettici "intransigenti" che metterebbe in difficoltà Giorgia Meloni. Indipendentemente da quello che Fratelli d'Italia deciderà di fare all'Europarlamento nel voto su Von der Leyen, infatti, la premier per il suo ruolo istituzionale dovrà giocoforza assumere una posizione più morbida e di mediazione nei confronti dei nuovi vertici europei. Subendo la concorrenza da destra di un gruppo che cavalcherebbe le stesse posizioni euroscettiche, usate dalla leader di Fdi in passato, ma con le mani completamente libere.

Prima, c'è però da capire se davvero Von der Leyen rischia di cadere, nel segreto dello scrutinio al parlamento europeo. "Mi auguro che non accada -risponde Tajani a Fanpage.it – . Ma per questo c'è bisogno di una maggioranza molto ampia e mi pare che si stia andando nella direzione di ascoltare non solo Popolari, Socialisti e Liberali, ma anche i Conservatori europei. Più è larga la piattaforma che voterà Von der Leyen meglio è". L'auspicio del ministro degli Esteri dunque è che alla fine anche Meloni decida di dare via libera all'Ursula bis. Al contrario, Tajani ribadisce la contrarietà a un ingresso in maggioranza dei Verdi. "Se vogliono votare Von der Leyen bene, ma senza nessun accordo politico, specie sulle strategie per il Green New Deal", è la linea.

Certo è che in questa fase, la posizione più delicata sembra essere quella di Meloni. Lasciata fuori dai giochi nella partita delle nomine, indebolita dagli addii al gruppo dei Conservatori, la premier e il suo partito rischiano di rimanere a metà del guado: né convinamente dentro la maggioranza che guiderà l'Unione, né nettamente all'opposizione. E con un ruolo tutto da definire, nelle grandi sfide che aspettano l'Unione nei prossimi anni

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