La storia comincia nel febbraio del 2018, parecchio tempo fa: i pastori sardi avevano montato una protesta, durata diverse settimane, contro il crollo dei prezzi del latte che aveva determinato una grave crisi nel settore e che li aveva costretti a blocchi stradali, manifestazioni, versamenti pubblici di latte e cortei. Un anno dopo, era il 12 febbraio 2019, la situazione non si era ancora risolta e Matteo Salvini (fiutando la possibilità di racimolare voti e consensi) promise di "risolvere tutto entro 48 ore". Ovvio che si sprecarono le foto dell'ex ministro con i pastori e dappertutto risuonasse la promessa di un innalzamento dei prezzi (Salvini annunciò un aumento a 74 centesimi al litro, dai 60 circa dopo il crollo, per arrivare poi nel giro di qualche mese fino a un euro). I pastori ci hanno creduto.
Non è andata così: dopo cinque mesi il governo (e la Lega era al governo) non mantenne nessuna delle sue promesse e i pastori si sono ritrovati con un niente di fatto. Hanno ricominciato a circolare i malumori (insieme alla delusione di essere stati traditi da quella stessa Lega di Salvini che avevano sostenuto) e sono cominciati i cortei e le proteste. Solo che questa volta l'umore era bassissimo: «si stanno ricreando nel mondo delle campagne umori paragonabili a quelli che i pastori hanno già vissuto nel mese di febbraio, momento in cui è scoppiata la protesta. C’è una forte probabilità che la gente possa tornare in strada sino a quando non si avviino le riforme che abbiamo chiesto con forza per costruire un sistema sano in cui chi produce latte crudo possa metterlo sul mercato e cederlo ai trasformatori che sono in grado di valorizzarlo e remunerarlo in maniera equa», scrisse a luglio il Movimento dei pastori sardi.
Ora al danno si aggiunge la beffa: tra la vigilia di Natale e oggi sono arrivati ai pastori altri venti avvisi di garanzia per le manifestazioni di piazza e ormai il computo generale degli indagati (tra allevatori, famigliari e semplici cittadini) si aggira sul migliaio. Mille indagati per avere protestato contro una promessa che non è stata mantenuta. Con una novità: in virtù del Decreto Sicurezza di Salvini, proprio lui, ora contestare rischia di costare caro di fronte al giudice a causa dell'inasprimento delle pene.
I pastori non hanno incassato quanto promesso ma Salvini intanto ha incassato un 11,4% alle ultime elezioni regionali che hanno incoronato il candidato del centrodestra Christian Solinas. Si potrebbe citare una frase di Gian Marco Centinaio del 16 febbraio (era ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, proprio per la Lega) che fotografandosi sorridente con del pecorino scrisse: «#pecorino #cagliari #sardegna tanti parlano e scrivono ma: quanti di voi aiutano concretamente i sonori pastori?».
Eh già, quanti?