C'è qualcosa di buffo nell'accordo con cui la Lega di Matteo Salvini propone di restituire i 49 milioni di euro (che in realtà sono 46 perché solo tre sono stati trovati nelle casse e già sequestrati) in comode rate per i prossimi 76 anni: quello che avrebbe dovuto essere un complotto giudiziario ai danni della democrazia e ordito per fermare l'ascesa di Salvini oggi si è trasformato in ordinaria querelle giudiziaria da sciogliere con accordi avvocatizi. Se qualcuno ha davvero creduto (e sono in molti a crederlo ancora) ai temibili poteri forti oggi si segni che non devono essere così terribili se entrambe le parti accettano di sedersi intorno a un tavolo per sciogliere la matassa. Ancora una volta, ed è un classico della narrazione salviniana, il grido di "al lupo al lupo" e la guerra dichiarata finisce con una pacca, un volemose bene e fa niente che intanto siano stati versati litri di bile e di rancore.
Ci sono poi l'uguaglianza, il buonsenso e quel prima gli italiani che Salvini sbandiera ogni volta in cui ha bisogno di solleticare un po' di consenso: dice Salvini, e ce lo ripete quasi tutti i giorni negli ultimi tempi, i diritti degli italiani sarebbero calpestati ogni giorno da qualche nemico (talvolta immaginario) che impedisce l'italica realizzazione di ognuno di noi. Sono i famosi 35 euro (raccontanti ovviamente su basi false) oppure gli hotel a quattro stelle oppure il wi-fi (ma anche il fisco cattivo o l'Europa ladrona) che dovrebbero essere il male del Paese e intanto, in barba all'uguaglianza, il segretario della Lega richiede di restituire denaro in comode rate spalmate per quasi ottant'anni. Vi viene in mente qualcuno, che sia un imprenditore o un semplice cittadino, che abbia la possibilità di spalmare il proprio debito (secondo la Procura illegalmente contratto) con qualche ufficio pubblico? Vi viene in mente qualcuno che può anche solo lontanamente ipotizzare di proporre un'agevolazione del genere? No, sicuro. Eccola l'uguaglianza.
Ma il punto sostanziale non è la questione economica della vicenda giudiziaria: ciò che dovrebbe indignare (e invece vedrete che anche questa volta passerà sotto silenzio da parte della maggioranza) è che un governo che si rivende (e il ministro dell'interno Salvini ne è il protagonista principale) come sceriffo senza pietà contro i furbi e i delinquenti proprio oggi non riesca a proferire parola su questo. I 49 milioni della Lega non sono solo il frutto della dissennata gestione del tesoriere Belsito sotto la guida di Umberto Bossi ma sono, ad oggi, un'intricata situazione che vede in campo il dubbio di un riciclaggio lussemburghese, le accuse che lo stesso Bossi (e Belsito) lanciano in tribunale contro Maroni e poi Salvini, una controversa ragnatela di partito e associazioni che hanno gestito il denaro pubblico e, soprattutto, un incontestabile ammanco di soldi pubblici.
Provate a proporre alla vostra banca o all'Agenzia delle Entrate lo stesso trattamento. Ora provate a pensare che stiamo parlando di un alto rappresentante dello Stato e aggiungeteci che questi sono quelli che professano ogni ora il cambiamento. Ecco, la differenza.