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Salvini dice no al Mes: “Il debito pubblico dell’Italia deve rimanere in mano agli italiani”

Mentre la discussione sulla ratifica del Mes continua a infiammare il dibattito politico, creando non poche tensioni all’interno della maggioranza, Matteo Salvini ribadisce la sua posizione contraria al fondo Salva Stati.
A cura di Annalisa Girardi
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Matteo Salvini dice no al Mes. Il leader della Lega non ha cambiato opinione per quanto riguarda il fondo Salva Stati, che negli ultimi giorni ha agitato le acque all'interno della maggioranza. "L'Italia è il Paese europeo che sta crescendo di più. Non ritengo che ci sia bisogno di mettersi in mano a Fondi stranieri e a soggetti stranieri anche perché 600.000 italiani nei giorni scorsi hanno sottoscritto i buoni del tesoro per più di 18 miliardi di euro: Quindi io preferisco che le infrastrutture italiane, le scuole italiane vengano costruite chiedendo i soldi agli italiani e così il debito rimane italiano", ha detto a margine di un evento elettorale in Molise.

Una precisazione dovuta. La decisione che è chiamato a prendere a breve il Parlamento non riguarda se accedere o meno al Mes, ma ratificare la riforma del fondo Salva Stati, che tutti gli altri Stati dell'Eurozona hanno già approvato. L'accesso al Mes, però, avviene solo se ci sono importanti difficoltà finanziare. Dal 2012 (anno in cui è stato creato, in risposta alla crisi del debito sovrano che ha investito l'Europa in quegli anni) ad oggi vi hanno fatto ricorso solamente cinque Paesi: Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Cipro.

E oggi è proprio uno degli esponenti di spicco della Lega a ricordarlo. "Non ideologizziamo, è importante fare una distinzione: ratificare la riforma del Mes non significa utilizzare il Mes, non sono la stessa cosa", ha detto stamattina il governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Insomma, approvare la riforma non vorrebbe dire in alcun modo dover accedere poi al Mes, un fondo finanziato da tutti i Paesi dell'Eurozona e che fornisce sostegno ai Paesi che rischiano il default in cambio di una serie di riforme.

Le modifiche che i Paesi hanno negoziato negli ultimi anni, e che ora devono essere approvate solo dall'Italia, sono principalmente due. Da un lato si istituirebbe un fondo di risoluzione unico per le banche in difficoltà; dall'altro si imporrebbe ai Paesi che vi fanno ricorso di emettere titoli di Stato con una specifica clausola. Di fatto questa permette di non restituire l'intera somma ricevuta in prestito, aiutando quindi i Paesi in crisi a riprendersi più facilmente, ma allo stesso tempo potrebbe spaventare gli investitori che potrebbero finire per applicare tassi più elevati ai Paesi più fragili. Come ad esempio l'Italia.

Entro la prossima settimana il governo dovrà decidere che cosa fare. Se Salvini continua a dirsi contrario, altri esponenti della Lega si sono mostrati molto più possibilisti. Sulla stessa linea del leader del Carroccio c'è anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Invece, non è chiarissima la posizione di Forza Italia: "Non siamo contrari al concetto di Mes in sé per sé. Il problema che noi abbiamo sempre posto è quello del controllo, di cui è privato sia il Parlamento europeo che la Commissione, noi abbiamo sempre posto un problema di carattere tecnico. Quando si arriverà al nodo, il centrodestra prenderà unito la sua decisione. Siamo consapevoli che l'Italia ha dato in passato un parere favorevole, che molti paesi in Europa hanno già firmato questo accordo, ma non era stato ancora varato il PNRR post Covid", ha commentato Paolo Barelli, capogruppo azzurro alla Camera, intervenendo a Omnibus su La7.

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