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Salvini dice che l’idea di Trump sulla pulizia etnica di Gaza è da Nobel per la pace

Matteo Salvini rilancia la candidatura di Donald Trump al Nobel per la Pace, elogiando il suo piano per Gaza. La proposta del presidente USA prevede il trasferimento dei palestinesi e la trasformazione della Striscia in un polo turistico, e scatena il no compatto del mondo arabo.
A cura di Francesca Moriero
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"Se l'idea è liberare Gaza dall'estremismo islamico e restituirla a chi ci vuole vivere pacificamente e ci riesce, è da Nobel per la Pace, così come se riesce a chiudere la guerra in Ucraina, e ci riuscirà". Con queste parole, pronunciate nel corso della trasmissione Non Stop News su RTL 102.5, Matteo Salvini ha espresso il suo sostegno alla proposta avanzata da Donald Trump nei confronti della Striscia di Gaza.

Il piano del presidente Usa prevede che gli Stati Uniti prendano il controllo di Gaza, trasferendo forzatamente i palestinesi in massa in altri Paesi arabi e trasformando l'area in una "Riviera del Medio Oriente", cioè in un grande polo turistico ricostruito con investimenti internazionali.

Il vicepremier e leader della Lega ha aggiunto che "chi ride di Trump oggi tra qualche anno dovrà chiedere scusa a qualcuno", invitando a guardare alle sue proposte senza pregiudizi ideologici. Secondo Salvini, Trump viene dipinto da anni dai media come un personaggio eccentrico, ma le sue idee potrebbero rivelarsi efficaci per riportare stabilità nella regione.

Ribadendo la sua visione sulla guerra a Gaza, Salvini ha sottolineato che la soluzione "due popoli, due Stati" è per lui "l’unica che può garantire equilibrio", ma ha chiarito che il presupposto fondamentale è lo "sradicamento del terrorismo islamico, le cui prime vittime sono proprio i bambini palestinesi e le loro madri, tenuti in ostaggio".

Non è la prima volta che Salvini propone Trump per il Nobel per la Pace: a novembre aveva già avanzato la candidatura del presidente USA, sostenendo che se fosse riuscito a porre fine alla guerra in Ucraina, avrebbe meritato il riconoscimento. Ora la motivazione si estende: se Gaza verrà "liberata" e restituita alla pace, per Salvini il Nobel sarebbe giustificato.

Il piano di Trump per Gaza: controllo USA e sfollamento dei palestinesi

Le dichiarazioni di Salvini si riferiscono all'ultima proposta di Donald Trump, che ha annunciato l'intenzione di trasformare Gaza in una "Riviera del Medio Oriente", prendendone il controllo dopo il termine del conflitto. Il piano di Trump prevede che la Striscia venga affidata agli Stati Uniti, che provvederebbero alla rimozione delle macerie e degli ordigni bellici per poi avviare un progetto di "ricostruzione", trasformandola in un polo turistico internazionale. Il punto più controverso è il trasferimento in massa dei palestinesi, più di due milioni, in altri Paesi arabi vicini. Il Presidente degli Stati Uniti, senza fare nomi precisi, ha parlato della possibilità che i palestinesi vengano reinsediati in "comunità più sicure e moderne nella regione". Sul suo social, ha scritto: "Gaza verrebbe consegnata agli Stati Uniti da Israele al termine dei combattimenti. I palestinesi sarebbero reinsediati in comunità molto più sicure e belle, con case nuove e moderne, nella regione. Avrebbero davvero la possibilità di essere felici, sicuri e liberi. Gli Stati Uniti, lavorando con grandi team di sviluppo provenienti da tutto il mondo, inizierebbero la costruzione di quello che diventerebbe uno dei più grandi e spettacolari sviluppi del genere sulla Terra. Gli Usa non avrebbero bisogno di soldati! La stabilità della regione regnerebbe!".

L'annuncio ha sorpreso persino il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che in conferenza stampa ha evitato commenti diretti, limitandosi a dichiarazioni di rito. Solo successivamente, in un'intervista a Fox News, il leader israeliano ha affermato: "Questa è la prima buona idea che ho sentito finora per risolvere il problema di Gaza. Penso che dovrebbe essere esaminata, perseguita e realizzata, perché potrebbe creare un futuro diverso per tutti".

Le reazioni internazionali: no compatto del mondo arabo

La proposta di Trump ha immediatamente suscitato reazioni a livello globale: i Paesi arabi e mediorientali in primis si sono schierati compatti contro il piano, definendolo un'operazione di trasferimento forzato della popolazione palestinese. L'Iran ha respinto senza mezzi termini il progetto, dichiarando che si tratta di una strategia per cancellare l'identità palestinese. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, ha affermato: "Il piano di sgombero di Gaza e di trasferimento forzato del popolo palestinese nei paesi vicini è considerato una continuazione del piano mirato del regime sionista (Israele) di annientare completamente la nazione palestinese, ed è categoricamente respinto e condannato".

Anche Egitto e Giordania, i due Paesi arabi più vicini alla Striscia di Gaza, hanno detto chiaramente no all'ipotesi di accogliere nuovi rifugiati palestinesi nei loro territori: entrambi i governi hanno più volte ribadito che il loro obiettivo è la creazione di uno Stato palestinese indipendente e non il trasferimento forzato della popolazione.

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