Salvini commenta l’arresto del fondatore di Telegram Durov: “In Europa puzza di regime e censura”
"In Europa siamo ormai alla censura, alla puzza di regime". Scrive così, sul suo profilo Facebook, il vicepremier Matteo Salvini in riferimento all'arresto di Pavel Durov, fondatore di Telegram.
"Viva la libertà, di pensiero e di parola. Chi sarà il prossimo ad essere imbavagliato? Il grande (e scomodo) Elon Musk?", chiede ancora il leader della Lega.
Per Pavel Durov l'arresto è scattato questa mattina a Parigi. Precisamente, il fondatore di Telegram si trovava all’aeroporto di Le Bourget, dove era atterrato con il suo jet, quando è stato raggiunto dalla polizia francese. Come riporta TF1 TV, Durov sarebbe stato sottoposto a un'indagine preliminare che ha per oggetto proprio la piattaforma da lui creata: Telegram.
Tra le accuse mosse nei confronti dell'amministratore delegato dell'app di messaggistica figura l’assenza di moderazione nella produzione e diffusione di contenuti che sarebbe all'origine di una serie di attività criminali, come traffico di stupefacenti, truffa e pedopornografia.
Proprio grazie all'assenza di moderazione, la piattaforma rimane una delle poche a poter essere utilizzata da chi si trova in Russia per accedere a fonti dirette o a informazioni non sottoposte alla censura e ai filtri del Cremlino. D'altra parte la possibilità di inviare qualsiasi genere di contenuto senza alcun tipo di moderazione agevola la creazione di gruppi di discussione, all'interno dei quali spesso si commettono pratiche illegali. Tra queste la diffusione di materiale pedopornografico o l'organizzazione di attività terroristiche.
Intanto, sul web è diventato virale l'hashtag #FreePavel, ricondiviso dai sostenitori di Durov. Anche il fondatore di Tesla e Space X, Elon Musk ha condiviso le medesime preoccupazioni del leader della Lega, dopo l'arresto del russo: "Il prossimo sarò io, questi sono tempi pericolosi", ha detto.
Per il capogruppo di Italia Viva al Senato, Enrico Borghi, l'arresto di Durov, dimostra come siano necessari "una regolamentazione su scala europea delle piattaforme digitali e un dibattito in merito al confine tra la responsabilità singola e l'attività dello strumento della piattaforma". Questa vicenda "conferma come i temi delle piattaforme digitali e del nuovo meccanismo di comunicazione sono un pezzo della guerra ibrida, l'esempio di come, a determinate condizioni, le informazioni possono essere utilizzate come un'arma", ha aggiunto Borghi. "Dopodiché io non conosco i dettagli del merito della vicenda, ma immagino che le autorità francesi abbiano riscontrato una possibile violazione delle leggi per intraprendere questo tipo di azione".
Anche per il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, nell'affaire Durov "vanno distinti i piani: un conto è quello della tutela della libertà di espressione nei limiti del confronto civile senza che diventi strumento o megafono di propaganda dei peggiori estremismi, un altro quello di un'eventuale complicità di Durov nella commissione di reati gravi o addirittura gravissimi secondo quanto trapelato finora dalle autorità francesi", ha detto il forzista."Il pericolo è che nel nome della nobile difesa della libertà di espressione si possano invece nascondere volgari condotte criminali. Il confine deve essere chiaro", ha concluso.