Salvini, botta e risposta con la Cassazione: “Io pericoloso? Sti caz…”
Quelli di Matteo Salvini sono attacchi "pericolosi per la democrazia e la collaborazione tra poteri dello Stato". Non usano mezzi termini il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, e il pg Pasquale Ciccolo, nel corso del Plenum del Csm, per etichettare le parole del leader della Lega, che aveva definito la magistratura italiana una “schifezza”. La controreplica del diretto interessato non si è fatta comunque attendere: "Amici, scappate subito da questa pagina!!!!! Perché? Perché per il primo presidente della Cassazione, il signor Giovanni Canzio, e per il procuratore generale, il signor Pasquale Ciccolo, Matteo Salvini è un pericolo per la democrazia". Lo scrive su Facebook lo stesso Salvini. "Sticazzi, sono un pericolo per la democrazia. Solo perché ritengo che la giustizia italiana faccia schifo? Forse i pericolosi sono altri", aggiunge.
"Se qualche giudice lavorasse di più e parlasse di meno, forse gli italiani avrebbero più fiducia in questa magistratura", ha aggiunto Salvini, che ha sfidato "a un confronto pubblico i due signori".
Le accuse della Cassazione
"Intendo esprimere, con sobrietà ma con fermezza, la mia profonda amarezza per le frasi pesantemente offensive pronunciate dall'on. Salvini nei confronti della magistratura e della funzione giurisdizionale da essa esercitata – aveva detto Canzio in plenum – credo fermamente nella leale collaborazione tra le istituzioni e i poteri dello Stato. Questa si fonda sul reciproco rispetto e nella giusta misura dei gesti, delle parole e dei comportamenti". Sulle parole del leader del Carroccio, come detto, è intervenuto anche il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, il quale ha sottolineato il "pericolo" di "attacchi indiscriminati e gratuiti che rischiano di incidere nella fiducia nella funzione giurisdizionale. Il continuo discredito sui magistrati è pericolosissimo".
"Non abbiamo bisogno di una nuova stagione di scontro tra politica e magistratura", ha provato a calmare le acque il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. "La tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura è un dovere costituzionale del Csm – ha aggiunto – per questo abbiamo il dovere di stigmatizzare quelle gravi e offensive espressioni nei confronti della magistratura".