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Saltano i ponti e le ferie per i parlamentari, in Aula c’è troppo lavoro arretrato

Nel prossimo mese e mezzo andranno in scadenza almeno otto decreti varati dal governo Meloni, senza contare quelli nuovi che l’esecutivo approverà nel frattempo. Intanto ci sono i lavori sul Dfp e il premier time al Senato, tra le altre cose. Così quest’anno i parlamentari sono tornati al lavoro subito dopo pasquetta, senza approfittare del 25 aprile e del 1° maggio per lunghi ponti.
A cura di Luca Pons
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Il gran numero di decreti legge varati dal governo Meloni – quasi cento dall'inizio della legislatura – non solo rischia di ridurre i parlamentari a semplici ‘passacarte' dell'esecutivo, ma in questi giorni li obbliga anche a rinunciare alle ferie. Infatti, poiché nelle scorse settimane il governo ha approvato parecchi provvedimenti, ora Camera e Senato si ritrovano con ben otto decreti legge che scadranno da qui alla prima settimana di giugno.

Il lavoro non è impossibile, ma richiederà tempi serrati. Anche perché l'opposizione, indispettita dalla volontà della maggioranza di accelerare e di fatto ignorare tutte le proposte di modifica, ha annunciato ostruzionismo. Così il Parlamento è tornato al lavoro già da ieri, martedì 22 aprile, subito dopo la chiusura per pasquetta. E proseguirà anche la settimana prossima, anche se il Senato non convocherà l'Aula e limiterà i lavori alle commissioni, dove comunque si concentra la maggior parte dei provvedimenti. In altri tempi, è facile immaginare che con un calendario così favorevole – Pasqua, 25 aprile e Primo maggio nel giro di meno di due settimane, con un weekend in mezzo – si sarebbero visti lunghi ponti.

Invece sono tutti richiamati al lavoro. Oggi la Camera darà il via libera al decreto Pa, su cui ieri il governo ha posto la fiducia (a proposito di accelerare i tempi). Il testo deve ancora passare dal Senato, e scadrà il 13 maggio. Domani invece in Aula si discuteranno e voteranno le risoluzioni sul Documento di finanza pubblica. Non ci saranno il ministro dell'Economia Giorgetti e la presidente del Consiglio Meloni, come avevano chiesto le opposizioni.

La settimana prossima a Montecitorio potrebbe esserci un momento di respiro, e una nuova riunione dei capigruppo stabilirà i tempi dei lavori. Anche perché poi si riprenderà subito a pieno regime. Uno dei provvedimenti più controversi della legislatura, il decreto Sicurezza, andrà in scadenza il 10 giugno: al momento è alla Camera ma deve ancora passare al Senato.

Il ‘piano di battaglia' delle opposizioni è delineato già dal 17 aprile, quando durante l'ultima capigruppo era emerso che sul decreto Pa non ci sarebbe stato margine per il dibattito: "Il governo e la maggioranza non possono scaricare sull'opposizione il fatto che non sanno coordinare i lavori del Parlamento. È surreale. A maggio avremo cinque o sei decreti in scadenza, vuol dire che ci sarà ostruzionismo puro. Non è più tempo di collaborazione, bisogna rispondere con i metodi che usano loro", aveva detto Riccardo Ricciardi del M5s.  Chiara Braga del Pd aveva concordato: "Utilizzeremo tutti gli strumenti a disposizione per fermare scelte sbagliate, dal decreto Sicurezza al dl sui migranti".

La situazione è la stessa al Senato. Il decreto Bollette scade il 29 aprile e attende l'approvazione definitiva in questi giorni. Poi nella settimana dal 28 aprile al 2 maggio non ci sarà Aula, ma solo lavori nelle commissioni. Questo permetterà qualche ‘fuga' in più, probabilmente, ma è proprio in commissione che si trovano la maggior parte dei decreti.

Il 7 maggio si terrà a Palazzo Madama il premier time nuovamente rinviato con Giorgia Meloni, poi partirà lo sprint verso l'estate. Un elenco sintetico: il dl Elezioni che riguarda anche i referendum dell'8 e 9 giugno scade il 18 maggio. Il decreto Cittadinanza e il dl Immigrazione irregolare scadono entrambi il 27 maggio. Poi tre giorni dopo scade il decreto Calamità naturali, e il 6 giugno il decreto Pnrr.

Le ultime due variabili da tenere a mente: da una parte le elezioni amministrative (25 e 26 maggio, con ballottaggio l'8 e 9 giugno) e i referendum che impegneranno i parlamentari, e potrebbero anche portare a una breve sospensione dei lavori per la campagna elettorale; dall'altra il fatto che il governo Meloni non ha fermato i decreti. L'ultimo, annunciato ieri, riguarda gli acconti Irpef e con tutta probabilità andrà in scadenza a fine giugno.

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