Salta la proposta della Lega per cancellare l’obbligo vaccinale, l’emendamento è inammissibile
Niente da fare per l'emendamento che la Lega aveva presentato al dl Liste d'attesa, che avrebbe fatto sparire l'obbligo vaccinale per i minori fino a 16 anni contro morbillo, rosolia, parotite e varicella. La proposta di modifica è stata dichiarata "inammissibile" dalla commissione Sanità del Senato, che sta lavorando sul decreto in queste ore. Come già anticipato qualche giorno fa, è stato deciso che l'emendamento non era coerente con i temi contenuti nel resto del dl: per questo, con una decisione tecnica, la proposta firmata dal leghista Claudio Borghi è stata scartata.
Lo stesso Borghi ha commentato: "La scelta di come delimitare il perimetro di ammissibilità degli emendamenti è solo del presidente e in nessun modo è giudizio favorevole o contrario nel merito. Ripresenterò l'emendamento in tutti i provvedimenti legati alla sanità finché non ce ne sarà uno che tratterà temi attinenti o finché il presidente di commissione deciderà di tenere le maglie larghe. Ovviamente se prima di ciò il ministero della Salute volesse procedere di suo a me va benissimo, non sono geloso, mi interessa il risultato".
Il testo, in particolare, chiedeva di modificare la legge Lorenzin del 2017 che fissa l'obbligatorietà di dodici vaccinazioni per iscrivere a scuola i minori di 16 anni. Tra questi ci sono i vaccini contro difterite, tetano, epatite B, poliomielite, pertosse, Haemophilus influenzae tipo B. E, in più, i quattro citati nell'emendamento: morbillo, rosolia, parotite e varicella. Su questi, Borghi chiedeva che non ci fosse un obbligo, ma che fossero semplicemente raccomandati. Oggi, invece, se un bambino non ha queste vaccinazioni può comunque iscriversi a scuola, ma i suoi genitori vanno incontro a multe fino a 500 euro.
Secondo Borghi, l'obbligo non è utile a far aumentare le vaccinazioni: "Non ha portato a nessuno risultato, lo strumento migliore è l'informazione ai cittadini. A me risulta che ci sia un aumento nella popolazione del rifiuto dei vaccini. Ricordiamoci anche la lezione del Covid", aveva affermato negli scorsi giorni. Oggi Beatrice Lorenzin, senatrice del Pd e autrice della legge del 2017, ha commentato: "I nodi vengono al pettine: maggioranza divisa su tutto, dai vaccini alle liste d'attesa". Raffaella Paita, senatrice di Italia viva ha esultato: "È bene che non si sia ceduto a una proposta smaccatamente populista che avrebbe messo a rischio la salute di tanti bambini e ragazzi italiani. Quando la Lega perde le sue battaglie di inciviltà è sempre una buona notizia".
Il percorso del decreto Liste d'attesa, peraltro, resta controverso anche senza la norma sui vaccini. Giovedì scorso le Regioni hanno dato parere negativo su un articolo del provvedimento, in particolare l'articolo 2, che rischierebbe di togliere autonomia alle amministrazioni regionali dando troppo potere al ministero della Salute. Oggi Ignazio Zullo, senatore di Fratelli d'Italia, dovrebbe presentare un emendamento per modificare questo articolo prima che il decreto sia convertito in legge.
"C'è consapevolezza dell'alta valenza del provvedimento ma anche la necessità di una mediazione", ha detto Zullo. Questa modifica, però, ha bisogno dell'approvazione del ministero dell'Economia. Così i tempi dei lavori si allungano. Il ddl per trasformare il decreto in legge era atteso domani all'Aula del Senato, ma è probabile che questa data slitterà. C'è tempo fino al 6 agosto per completare la conversione in legge, e il provvedimento deve ancora passare dalla Camera.