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Salini (PPE) a Fanpage: “Non votare von der Leyen è stato più grave errore commesso da Meloni finora”

“All’ultimo minuto i Conservatori hanno fatto una scelta molto salviniana. Giorgia Meloni ha avuto paura di assumersi la piena responsabilità di governare. Ha scelto di parlare del cambiamento invece che di costruirlo dall’interno. È un peccato. Credo che questo sia il più grave errore commesso che ha commesso finora”: lo dice Massimiliano Salini, eurodeputato del PPE, in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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La scelta di Giorgia Meloni di non sostenere Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla Commissione europea, posizionando quindi i suoi Conservatori all'opposizione, è stata criticata da commentatori ma anche dai suoi alleati politici. Per Massimiliano Salini, eurodeputato di lungo corso di Forza Italia e del Partito Popolare europeoè stato "l'errore più grave che Meloni potesse commettere". In un'intervista con Fanpage.it, Salini racconta che dopo gli ultimi due anni, in cui il dialogo e la cooperazione tra Popolari e Conservatori non aveva fatto che intensificarsi, si aspettasse un esito completamente diverso dal voto in plenaria.

Con ECR in maggioranza, spiega, si sarebbe potuto lavorare meglio dall'interno per indirizzare le politiche della prossima legislatura. La decisione di affidare un altro mandato a von der Leyen, aggiunge l'eurodeputato, non significa che negli ultimi cinque anni fosse tutto perfetto, ma che si deve lavorare per migliorare il lavoro svolto finora.

Onorevole Salini, lei ha detto che il voto di Forza Italia e del PPE a Ursula von der Leyen non è una cambiale in bianco. Cosa vuol dire?

Che il nostro voto non sia una cambiale in bianco significa che bisognerà fare un lavoro insieme alla nostra candidata – appunto Ursula von der Leyen, che è stata eletta – di ricostruzione dei capisaldi della precedente agenda politica, alla luca delle numerose sollecitazione che ci sono arrivate da tutti gli interlocutori con cio il Partito popolare europeo si confronta. Cioè dal mondo dell'università e della ricerca, dalle associazioni datoriali e dal mondo dell'economia: insomma, da tutti coloro che sostengono il modello in cui noi crediamo, cioè votato alla sostenibilità ma allo stesso tempo in grado di garantire la competitività. Questo è anche emerso dal discorso programmatico di von der Leyen ed è un elemento su cui noi abbiamo deciso di continuare il lavoro, anche accettando la sfida dell'autocritica. Credo che non tutti abbiamo tenuto questo atteggiamento.

Si riferisce ai Conservatori, immagino…

Sì, hanno perso una grande occasione. Penso che sia stato il più grave errore che potessero commettere. Hanno fatto lo stesso errore che è stato fatto da Matteo Salvini cinque anni fa, che gli è costato molto caro in termini di consenso.

Quindi secondo lei è stato un errore come gruppo dei Conservatori, prima che come Giorgia Meloni in quanto prima ministra italiana?

La scelta politica che i Conservatori – attraverso la loro leader, che è Giorgia Meloni – avevano adottato negli ultimi due anni, cioè di intensificare il dialogo in modo molto stringente con la Commissione (ma anche specificatamente tra Meloni e von der Leyen) faceva pensare che ora avrebbero scelto sì di criticare, ma costruttivamente. Ci aspettavamo che criticassero alcune scelte, ma affiancando questa critica a una postura propositiva tipica di chi partecipa alla costruzione della soluzione. Non tipica di chi, come in passato è accaduto tra la destra o la sinistra più estreme, si accomoda nel facile contesto della protesta fine a sé stessa. Quindi non mi immaginavo questo, dopo gli ultimi due anni. Tra l'altro i Conservatori avevano deciso di non proporre nemmeno un candidato alternativo a von der Leyen.

Quindi c'era proprio la sensazione del coronamento di un percorso, invece all'ultimo minuto hanno fatto una scelta molto salviniana. Alla fine ha avuto paura di assumersi la piena responsabilità di governare, cambiando le cose. Ha scelto di parlare del cambiamento invece che di costruirlo dall'interno. È un peccato. Credo che questo sia il più grave errore commesso da Giorgia Meloni fino ad ora.

La Commissione sarà comunque spostata verso destra, quindi dall'interno della maggioranza i Conservatori potevano pesare di più: sta dicendo questo?

Noi Popolari, oltre alla presidente, dovremmo avere 13 commissari. A questi si aggiungo i commissari comunque riconducibili all'agenda politica di centrodestra: uno tra questi sarà il commissario italiano, che immagino non sarà un Popolare, ma comunque con un profilo vicino al nostro, come potrebbe essere Raffaele Fitto. Anche in Consiglio prevale questo colore politico e poi dobbiamo considerare i numeri del Parlamento. Parliamo di numeri che segnalano uno spostamento del baricentro verso il centrodestra. E quindi è un peccato che i Conservatori decidano di stare affianco alle nostre battaglie comuni e non di combatterle da dentro.

Von der Leyen oltre che da PPE, S&D e Renew è stata sostenuta anche dai Verdi. Lei si aspetta di votare insieme ai Verdi anche sulle singole direttive?

I Verdi hanno fatto una scelta molto rischiosa, loro sì hanno firmato una cambiale in bianco. Non hanno avuto alcuna garanzia sulle loro priorità. L'intervento della presidente del gruppo in Aula è stato molto chiaro, ha detto che l'agenda politica di von der Leyen non è un'agenda verde: è stata onestissima, lo ha detto chiaramente. La loro scelta è stata quella di votare – in parte, non tutti lo hanno fatto, si sono spaccati come tutti i gruppi – la nostra candidata senza garanzie. Per loro sarà sicuramente una legislatura di lotta. Noi non cederemo: questo non significa che abbatteremo le politiche di sostenibilità su cui abbiamo costruito la primazia europea nel mondo, ma che le terremo dentro la realtà. I Verdi hanno deciso di investire sulla partecipazione al governo.

E devo dire che guardando alla sensibilità dimostrata sul campo da tanti colleghi italiani anche del Partito democratico sono molto confortato nel dire che il Green Deal verrà radicalmente reinterpretato. Non abbandonato, ma reinterpretato in chiave più sensato e compatibile con le esigenze della nostra manifattura. Per questo dico che Giorgia Meloni ha veramente commesso l'errore più grave che si potesse commettere. Ha avuto paura di governare in Europa.

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