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Sale lo Spread, superati i 300 punti base dopo la bocciatura dell’Ue al Def

Venerdì lo spread si era fermato a 279 punti base, prima però della lettera con cui l’Europa ha bocciato il Documento di Economia e Finanza presentato dal Governo Conte. Stamattina è volato fino a toccare i 310 punti, fermandosi poi a 304. La performance della Borsa di Milano risulta essere la peggiore tra i listini europei.
A cura di Chiara Caraboni
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Piazza Affari si colora di rosso: si è alzato fino a toccare quasi 304 punti base lo spread. Venerdì, in chiusura di seduta, era pari a 279. Questo prima della bocciatura della Commissione europea al Documento di economia e finanza italiano. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici infatti, tramite una lettera hanno spiegato al governo Conte il mancato rispetto degli obiettivi di bilancio concordati in sede europea.

Il rendimento italiano supera il 3,6%, segnando nuovi record dal 2014. La Borsa di Milano risulta essere la peggiore, cede il 2,1% portata al ribasso dal crollo dei bancari e danneggiata dall’andamento non costante dello spread. Le vendite colpiscono prima di tutto Carige che perde il 6,8%, Banco Bpm il 6,5%, Monte dei Paschi di Siena il 5,4% e ancora in calo ci sono Unicredit con -3,66% e Intesa Sanpaolo con -3,84%. Tengono le utilities Terna e A2a insieme a Luxottica (+0,04%), che ancora è in attesa del via dell’offerta pubblica di scambio che chiuderà la fusione con Essilor.

Lo spread a questi livelli è un grosso problema per le banche italiane, perché il deprezzamento dei titoli di Stato rischia di intaccare il patrimonio degli istituti, ma non solo: viene accompagnato da un aumento del premio di rischio richiesto dai compratori dei crediti deteriorati, rendendo più difficoltoso la loro liquidazione.

Le perdite toccano un po’ tutta Europa, anche se in modo meno significativo: si segna infatti -0,3% per Londra, -0,55% per Francoforte e un calo dello 0,61% anche per Parigi. Persiste la debolezza dell’Euro, dovuta alla manovra finanziaria e alla lettera Ue sul Documento di Economia e Finanza. La moneta unica ora è scambiata a 1,15 dollari (-2,4%) e a 130,90 yen. Inoltre, si segnala un ribasso anche per il petrolio: il Brent con consegna a dicembre perde 93 centesimi a 82,84 (-1,57%) dollari al barile mentre il Wti a novembre arretra dello 0,8% a 73,74 dollari.

Si sveglia con segno negativo anche l’Asia che, dopo la decisione della Banca Centrale cinese di tagliare le riserve obbligatorie per le banche, ha visto una reazione non positiva delle Borse, considerati inoltre i timori sulla crescita dell’economia cinese frenata dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Infatti, il ritorno agli scambi dopo le festività della Golden Week tra Pechino e Washington, hanno influito portando l’indice Composite di Shangai a -3,72% e quello di Shenzhen a -3,83%.

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