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Salario minimo, maggioranza rinvia tutto a settembre: il voto sulla sospensiva prossima settimana

La Camera voterà la prossima settimana la questione sospensiva per il rinvio dell’esame della proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo a 9 euro l’ora.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sulla proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo a 9 euro l'ora si è svolta questa mattina in Aula alla Camera la discussione generale: alla fine il centrodestra ha presentato la proposta di sospensiva dell'esame della proposta di legge sul salario minimo, che sarà votata la prossima settimana.

"Chiediamo un rinvio di 60 giorni – ha spiegato il capogruppo di Fratelli d'Italia Foti – che non butta la palla chissà dove, per poter avere il tempo di formulare una proposta unitaria del centrodestra". Il documento è firmato dai capigruppo Foti (FdI), Molinari (Lega), Barelli (Forza Italia), Lupi (Noi Moderati).

"Da più parti sono stati messi in luce i rischi legati alla determinazione per legge della paga minima oraria" per quanto riguarda "il potenziale aumento del ricorso al lavoro nero" a questo si aggiungerebbe "il rischio del blocco della dinamica naturalmente espansiva della contrattazione collettiva", tuttavia "atteso che da un confronto parlamentare più approfondito e scevro da strumentalizzazioni ideologiche potrebbe consolidarsi l'opportunità di un intervento normativo volto al superamento dell'attuale situazione in cui versano alcuni settori del mercato del lavoro" si chiede di sospendere l'esame per un periodo di sessanta giorni", si legge nella richiesta di sospensiva dell'esame della proposta di legge, depositata alla Camera dai capigruppo della maggioranza.

"La sospensiva a fine settembre della legge sul salario minimo proposta dal capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, equivale a dire ‘non se ne fa niente'. È abbastanza facile prevedere che questo tempo serva a depositare altre proposte di legge della maggioranza, improntate su ipotesi del tutto diverse. Questo presupporrà la ‘necessità' di un ulteriore ciclo di audizioni in Commissione, allungando ancora i tempi. Per di più, contrapponendo misure di carattere fiscale al salario minimo, avremo proposte di legge che comporteranno ingenti oneri finanziari. Ma, come è noto, durante la sessione di bilancio non è possibile esaminare proposte che comportano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Quindi, nei fatti il rinvio è a gennaio, non a settembre. La destra ha scelto di inaugurare una singolare forma di ostruzionismo nei confronti dell'opposizione", ha dichiarato il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

"Noi non ci stiamo al rinvio. Vogliamo che il tema venga affrontato ora, perché non è più rinviabile", ha affermato in Aula alla Camera Chiara Gribaudo, replicando al capogruppo di Fdi, Tommaso Foti. "Foti ha ammesso che se non avessimo posto noi il problema del salario minimo, voi non ci avevate pensate prima e avete risposto dicendo ‘rinviamo'. In Commissione – ha aggiunto Gribaudo – avete presentato un emendamento soppressivo, come a dire ‘non ci interessa'. Non avete presentato emendamenti di merito che potevano aprire un dibattito". Gribaudo ha precisato che su queso tema il Pd "non farà un passo indietro. Eravate ‘pronti', ma non ci state rispondendo. È ora di affrontare i tema dei bassi salari perché questo ci chiedono fuori dal palazzo". 

Il testo che è approdato alla Camera è sostenuto dalle opposizioni unite, con l'eccezione di Italia viva. Dopo che martedì è saltato il voto sull'emendamento soppressivo della maggioranza in commissione Lavoro alla Camera (le opposizioni chiedevano che venisse ritirato) la pdl è arrivata in Aula senza relatore. La seduta per la discussione sulle linee generali si è aperta con la relazione del presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto (FdI) sull'iter svolto. "Si è voluto evitare" di far decadere la proposta di legge, votando l'emendamento soppressivo presentato dalle forze di maggioranza, "per procedere a una fase di ulteriore valutazione politica sulla materia", ha spiegato Rizzetto.

Meloni nei giorni scorsi ha aperto al dialogo con le forze di minoranza: "Apriremo un confronto con le opposizioni", ha detto, ribadendo comunque che la via da seguire è quella della contrattazione collettiva "da rafforzare". La segretaria del Pd Elly Schlein si è detta comunque disponibile a un confronto.

"Volevano rinviare sine die questo argomento, ma alla fine la determinazione di un'opposizione combattiva ha ottenuto un primo risultato. Quando riusciamo a unire le nostre battaglie si temi comuni siamo più efficaci. Siamo pronti a discutere, ma sul nostro testo. Non si può aspettare, non indietreggeremo di un millimetro", ha detto la leader del Pd in un colloquio con La Stampa

"È un fatto – ha sottolineato – che il Pd ha capovolto l'agenda politica e ha portato la destra a parlare finalmente di lavoro. Il 16 marzo scorso, in aula, alla presidente del Consiglio ho chiesto il salario minimo, una misura a favore di 3,5 milioni di lavoratori. Ho ricevuto una risposta negativa, la premier mi ha detto che il governo non era convinto che la soluzione fosse giusta. Sono contenta – ha aggiunto – che la mobilitazione che il Pd ha portato avanti con le altre opposizioni, fuori e dentro il Parlamento, abbia fatto cambiare idea alla destra di Giorgia Meloni e abbia convinto la premier, ma segnali concreti di apertura non ne abbiamo visti".

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