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News sul salario minimo in Italia

Salario minimo, l’Istat spiega chi ci guadagnerebbe di più con lo stipendio a 9 euro l’ora

Se ci fosse un salario minimo a 9 euro l’ora lordi, in Italia 3 milioni di persone avrebbero uno stipendio più alto, in media di 804 euro all’anno, ma in molti casi anche più di 1500 euro all’anno. I vantaggi andrebbero soprattutto a giovani, donne e abitanti del Sud. A dirlo è stata l’Istat, in audizione alla Camera.
A cura di Luca Pons
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Sono 3,6 milioni i rapporti di lavoro in Italia che avrebbero un beneficio se venisse stabilito un salario minimo legale. Il dato è dell'Istat, e la dirigente Nicoletta Pannuzi l'ha presentato oggi davanti alla commissione Lavoro della Camera in un'audizione proprio sulla proposta di legge per il salario minimo. I 3,6 milioni di rapporti di lavoro rappresentano quasi un quinto del totale in Italia (il 18,2%). Tra questi contratti, circa mezzo milione è di apprendistato, mentre 2,8 milioni sono per qualifica operaio.

Si parla di circa tre milioni di persone che, se la legge venisse approvata e nessuno potesse essere pagato meno di 9 euro lordi all'ora, avrebbero in media un aumento dello stipendio pari a 804 euro all'anno, un +14,6%. Nel complesso, i salari crescerebbero quindi di 2,8 miliardi di euro annuali.

A beneficiarne sarebbero quei contratti che rientrano nel settore delle altre attività di servizi. Qui, l'aumento in media per le persone interessate sarebbe del 20,2%. Ma ci sarebbero salti importanti anche nelle attività di noleggio, agenzie viaggio, servizi di supporto alle imprese, con un +14,3% per chi oggi prende meno di 9 euro l'ora. Considerando tutti i lavoratori che prendono tra 13.550 e 18mila euro all'anno, avrebbero un aumento di stipendio 389mila persone. La metà di queste (il 53%) avrebbe un incremento superiore ai 1500 euro all'anno.

Avrebbero poi forti vantaggi coloro che hanno un contratto di apprendistato (+21,8% per gli interessati). Per gli under 30 che sono al di sotto della soglia minima, in media ci sarebbe un incremento del 18%. E oltre al divario di generazione, si restringerebbe anche quello territoriale: chi lavora nel Sud e nelle Isole ed è interessato dalla riforma avrebbe un beneficio rispettivamente del 16,7% e del 15,1%. In più, anche tra le donne lavoratrici c'è un'alta percentuale di contratti con bassa retribuzione: uno su cinque è al di sotto dei 9 euro all'ora.

L'Istat ha anche analizzato il caso in cui la soglia fosse più in alto, a 10 euro l'ora come minimo. I rapporti di lavoro interessati sarebbero poco più di 6 milioni, il 30,6% del totale, e l'aumento sarebbe di circa 1.069 euro all'anno, in media il 18,3% per i 5,2 milioni di lavoratori interessati. Non stupisce che, anche in questa simulazione, i vantaggi maggiori andrebbero agli under 30 e a chi lavora nel Sud e nelle Isole.

I dati sono arrivati oggi, giornata in cui l'Ocse ha pubblicato il suo rapporto sulle Prospettive sull'occupazione. Il direttore per l'impiego, il lavoro e gli affari sociali dell'Ocse, Stefano Scarpetta, ha sottolineato all'Ansa che in Italia "a fine 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo pre-Covid" e che pesa "l'assenza di un salario minimo", che è presente in 30 Paesi Ocse su 38.

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