Salario minimo in Italia, cosa prevede la proposta di legge delle opposizioni: chi è a favore e chi contro
Il salario minimo torna in Parlamento, con le opposizioni alla Camera pronte a riprendere il discorso interrotto in estate, quando la maggioranza aveva sospeso tutto. La proposta di legge unitaria per un salario minimo legale a 9 euro l'ora, infatti, era stata depositata a inizio luglio, con le firme di Movimento 5 stelle, Pd, Alleanza Verdi-Sinistra, +Europa e Azione. Tra le opposizioni si era tirato fuori solo Italia viva di Matteo Renzi. A metà agosto, dopo un incontro con la minoranza, Giorgia Meloni aveva rimandato la questione al Cnel, che pochi giorni fa ha fatto avere il suo parere negativo. Questo ha permesso anche a Meloni di ribadire che, secondo il governo, il salario minimo non è la soluzione al problema del lavoro povero.
In generale finora si sono sempre opposti alla proposta i partiti del centrodestra (Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia), mentre Italia viva ha sostenuto che i salari vadano aumentati in altri modi. Sono favorevoli i partiti che hanno proposto il salario minimo, ovviamente, che hanno sottolineato che nell'Unione europea ben 20 Paesi su 27 hanno una soglia minima oraria per gli stipendi. Insieme a loro appoggiano la proposta anche i due sindacati Cgil e Uil. La Cisl, invece, ha scelto di insistere sulla necessità di rafforzare i contratti collettivi, come chiesto anche dal Cnel e dal governo.
Perché in Italia non esiste un salario minimo legale e qual è il ruolo della contrattazione collettiva
Uno dei motivi per cui in Italia il salario minimo legale non esiste è che nel Paese sono molto diffusi i contratti collettivi nazionali di lavoro, o Ccnl, che in altri Stati europei non sono invece così onnipresenti. Questi, che vengono negoziati da sindacati e associazioni dei datori di lavoro, pongono delle condizioni base che tutti i contratti di lavoro di quel settore (se fanno riferimento al Ccnl) devono rispettare. Così sulla carta si crea una specie di sistema di "condizioni minime uguali per tutti", almeno all'interno di quel settore.
In Italia la contrattazione collettiva è molto diffusa, come detto, e molti Ccnl prevedono una paga superiore ai 9 euro l'ora. Allo stesso tempo, però, esistono oltre 800 contratti collettivi. Non tutti vengono negoziati dai sindacati più rappresentativi, e alcuni prevedono delle condizioni di lavoro che si possono considerare non dignitose, ad esempio una paga ben al di sotto dei 9 euro lordi all'ora.
Il Cnel e il governo Meloni sostengono che, poiché la grandissima parte dei dipendenti è già inserita in un Ccnl, non serve un salario minimo per tutti. Piuttosto, bisogna potenziare la contrattazione collettiva che già esiste. Ci sono però diversi lavoratori che non hanno un contratto collettivo di riferimento. Un esempio sono i lavoratori agricoli, o quelli domestici. Secondo l'Istat, tra persone che non hanno Ccnl e persone che sono inserite in un contratto collettivo svantaggioso, ci sono oltre 3 milioni di lavoratori che hanno una paga inferiore ai 9 euro l'ora lordi.
La proposta di legge delle opposizioni
La proposta di legge depositata dalle opposizioni ha in tutto 8 articoli. Il testo stabilisce che tutti i contratti collettivi dovrebbero adattarsi al nuovo Tem (Trattamento economico minimo) di 9 euro l'ora entro il 15 novembre 2024. Questo darebbe tempo a sindacati e datori di lavoro per mettersi d'accordo sulle nuove condizioni di lavoro, partendo da un minimo orario di 9 euro lordi.
L'articolo 2 spiega che "la retribuzione complessiva adeguata e sufficiente dovuta a tutti i lavoratori ai sensi dell'art. 36 della Costituzione è data dal Trattamento economico complessivo (noto come Tec) comprendente non solo il Trattamento economico minimo (Tem)", cioè la paga che sarebbe fissata a 9 euro l'ora come minimo, "ma anche gli scatti di annualità, le retribuzioni aggiuntive e le indennità contrattuali fisse e continuative, previste dal contratto collettivo, sottoscritto per il settore di effettiva attività aziendale dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative".
Nella proposta si sottolinea, "per evitare equivoci, che questo trattamento economico complessivo dovuto ai lavoratori non impedisce che vengano stipulati anche contratti collettivi più favorevoli con efficacia limitata agli iscritti". Insomma, chi viene pagato più di 9 euro l'ora manterrebbe comunque il suo attuale stipendio. Questa misura tutela il ruolo della contrattazione collettiva: spetterebbe comunque ai sindacati, infatti, trattare per tutte le paghe al di sopra dei 9 euro lordi l'ora, oltre che per tutti i benefici citati sopra (scatti di annualità, indennità varie…).
In più, ci sarebbe un aiuto per chi non riesce ad adeguarsi subito alla novità. Infatti, dovrebbe essere creato un "beneficio temporaneo" per "accompagnare l'adeguamento" in quei settori dove la retribuzione è al di sotto dei 9 euro ed è impossibile salire di colpo al di sopra di questa soglia, perché il settore è "meno sviluppato da un punto di vista sociologico".
Chi è a favore e chi contro il salario minimo tra i partiti
Finora si sono sempre detti fortemente contrari i partiti della maggioranza. Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno più volte ribadito che la soluzione per il lavoro povero sarebbe invece allargare e potenziare la contrattazione collettiva, oltre a incentivare le aziende. Antonio Tajani ha più volte ribadito che Forza Italia "è per il salario ricco, non per il salario minimo fissato per legge. Il salario minimo sarebbe più basso della retribuzione fissata dalla contrattazione collettiva, in molti casi". Meloni ha ribadito dopo la decisione del Cnel che "un salario minimo orario stabilito per legge non è lo strumento adatto a contrastare il lavoro povero e le basse retribuzioni" e che "occorre piuttosto programmare e realizzare, nell’ambito di un piano di azione pluriennale, una serie di misure e interventi organici".
A difendere la proposta in Aula, invece, saranno i partiti che l'hanno firmata. Il Pd, il Movimento 5 stelle e Azione erano partiti da proposte diverse sul salario minimo, ma sono arrivati alla proposta comune depositata a luglio. Oggi, la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga ha detto: "Ci batteremo in questi giorni perché il salario minimo non sia di nuovo rinviato ma si dia una risposta ai tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri". Giuseppe Conte, leader del M5s, ha dichiarato: "Il salario minimo è una misura necessaria ma non sufficiente. In Italia ci sono 3,6 milioni di lavoratori sottopagati. La contrattazione collettiva è infittita da contratti pirata, e ha dimostrato di non riuscire a garantire un salario minimo".
Cosa pensano del salario minimo i sindacati e i datori di lavoro
Tra i sindacati confederali, la Cisl è l'unico che si è opposto al salario minimo. Il segretario Luigi Sbarra ha detto che il sindacato è rimasto "coerente" con la posizione presa in passato, ha dichiarato che "si illude chi pensa che solo indicando una soglia minima in una legge si possa risolvere il tema della povertà lavorativa" e ha difeso il Cnel come "il luogo ideale per costruire politiche condivise, offrire contributi a governo e parlamento sul merito e la qualità dei provvedimenti legislativi".
Gli altri due sindacati confederali, Cgil e Uil, sono invece favorevoli al salario minimo. I loro rappresentanti, infatti, hanno votato contro il testo del Cnel che ha bocciato la proposta delle opposizioni. Confindustria, associazione degli industriali, si è detta invece non interessata alla questione (anche se ha votato a favore del testo del Cnel), perché, come ha sottolineato più volte il presidente Carlo Bonomi, la soglia dei 9 euro lordi l'ora sarebbe più bassa di tutti i contratti applicati da Confindustria.