Salario minimo, il Cnel lo boccia mentre le opposizioni raccolgono oltre 600mila firme
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Da un lato il Cnel che boccia, nella sostanza dei fatti, il salario minimo legale. Dall'altro le opposizioni che continuano a raccogliere firme e sfondano quota 600mila sottoscrizioni. Sullo sfondo la proposta che dovrebbe tornare in Parlamento la prossima settimana. La risposta del Cnel, che deve essere formalizzata entro il 12 ottobre, è praticamente già pronta: per il Consiglio, che si pronuncerà in plenaria, la direzione corretta è quella dei minimi salariali contrattuali esigibili. Tradotto: bisogna insistere con la contrattazione collettiva, che va rafforzata, senza virare su una cifra oraria fissa come vorrebbero le opposizioni (Italia Viva a parte). Nel documento al vaglio del Cnel si parla di introdurre nuove risorse a sostegno della contrattazione, individuando gli accordi più diffusi e applicati e intervenendo con una legge per contrastare i contratti pirata.
Si tratta di una visione molto vicina a quella del governo, motivo per cui da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Azione e Verdi e Sinistra stanno piovendo da giorni critiche nei confronti del Cnel e di Renato Brunetta. Le accuse arrivato, tra l'altro, negli stessi giorni in cui le opposizioni sono tornate in piazza per il firma day. Da mesi è attiva una raccolta firme, che nell'ultimo fine settimana ha superato le 600mila sottoscrizioni.
"Giorgia Meloni deve darci una risposta sul salario minimo entro l’11 ottobre, perché ha preso un impegno – ha commentato in mattinata Carlo Calenda – La relazione del Cnel è un documento confuso in cui si dice che ‘va tutto bene’, ma non è così". Ieri, invece, Giuseppe Conte ha invitato tutti a lanciare un messaggio chiaro alla presidente del Consiglio: "Serve un mare d'inchiostro e di click, facciamoci sentire per ricordare che il tempo dei no e dei rinvii in tribuna è finito". La responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra, ha parlato di "occasione mancata" riferendosi a quanto prodotto dal Cnel.