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Salario minimo, gli esperti spiegano perché è fondamentale per ridurre il lavoro povero

In audizione alla Camera, sono intervenuti nei lavori tre esperti tra cui Tito Boeri, ex presidente dell’Inps. I deputati stanno lavorando sulle proposte di salario minimo proposte dalle opposizioni. Gli esperti hanno confermato che, per ridurre le disuguaglianze e il lavoro povero, un salario minimo è indispensabile.
A cura di Luca Pons
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In Parlamento ci sono diverse proposte sul salario minimo, depositate dalle opposizioni, che su questo tema stanno cercando un terreno comune. Oggi, alla Camera, la commissione Lavoro ha fatto intervenire tre esperti del settore:  Tito Boeri, economista ed ex presidente dell'Inps, con Marco Barbieri (professore ordinario di Diritto del lavoro all'università di Bari) e Cesare Damiano, ex sindacalista e ministro del Lavoro dal 2006 al 2008. Il parere che ne è emerso è unanime nella sostanza: un salario minimo è fondamentale per ridurre le disuguaglianze, diminuire il lavoro povero e tutelare chi oggi riceve una paga non sufficiente a una vita dignitosa.

Un salario minimo per ridurre le disuguaglianze e la povertà

A intervenire per primo è stato Boeri. Ha sottolineato che "un salario minimo esiste in quasi tutti i Paesi dell'area Ocse" e che serve "a fare da contrappeso a un eccessivo potere del datore di lavoro", perché "in tante situazioni, i datori di lavoro si possono permettere di pagare ai lavoratori un salario inferiore" a quello che producono, cosa che avviene soprattutto per le donne.

In più, il salario minimo "serve a migliorare la distribuzione dei salari e contrastare la povertà tra chi lavora". Ci può essere un problema se viene fissato a un livello troppo alto, perché "può creare disoccupazione" e "un conflitto di interessi anche tra gli stessi lavoratori", tra chi tiene il lavoro e ci guadagna e chi invece viene licenziato. Per questo, ha detto Boeri, servirebbe una commissione per decidere il livello appropriato, tenendo conto anche del lavoro in nero. Nei Paesi in cui è stato sperimentato, come il Regno Unito, si è dimezzata la quota di lavoratori sotto la soglia di povertà.

Secondo Boeri, rispetto alle proposte presentate in Parlamento servirebbero sanzioni "decisamente più alte" per le aziende che non rispettano le regole. Al momento, la multa può andare da mille a diecimila euro per lavoratore, ma è una cifra "troppo bassa, che non scoraggerà mai un datore di lavoro. In Germania, ad esempio, può arrivare fino a 500mila euro".

Marco Barbieri ha ricordato che "solo cinque Paesi dell'Ue non hanno una normativa sul salario minimo" e che due anni fa c'erano quattro milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici che "guadagnavano meno di 9 euro lordi l'ora, soprattutto lavoratori domestici, nel settore dell'agricoltura e nel settore privato".

I problemi tra salario minimo e contratti collettivi nazionali

Uno dei problemi da risolvere è il rapporto tra salario minimo e contratti collettivi. Se si decide che la paga minima universale è di 9 euro l'ora, ad esempio, le aziende cancelleranno i Ccnl che già oggi prevedono una paga più alta, per abbassare gli stipendi? O bisogna estendere i contratti collettivi nazionali a tutte le persone che lavorano in quel settore, e poi prevedere un salario minimo per chi non rientra in nessuna categoria già esistente?

Secondo Boeri, "salario minimo e contrattazione collettiva vanno tenuti su piani completamente separati". Anche perché, rimandando ai contratti collettivi, si dà ai lavoratori la responsabilità di sapere qual è il Ccnl in cui rientra la loro attività, e in Italia ce ne sono ben 832 attivi. Per Barbieri, invece, "il risultato può essere una fuga delle imprese dai contratti collettivi per applicare il minimo di legge, e non il minimo contrattuale", ma bisognerebbe comunque fissare un minimo valido per tutti, che poi si aggiorni automaticamente ogni anno in base all'inflazione.

Cesare Damiano ha tirato le fila evidenziando che oltre alla questione del salario bisogna tenere conto anche di tutte le questioni del welfare lavorativo – tredicesima, quattordicesima, premi di produttività, Tfr, tutela sanitaria, anzianità. Per cui, un piano completo dovrebbe prima di tutto selezionare i Ccn "migliori, settore per settore", applicandoli per legge a tutti coloro che lavorano in quel settore.

Dopodiché, si dovrebbe intervenire sui quei contratti ritenuti sotto la soglia minima – ad esempio quello delle guardie giurate, che prevede una paga poco al di sopra dei cinque euro l'ora. Infine istituire un minimo, da aggiornare periodicamente, "per chi un contratto collettivo non ce l'ha, soprattutto nelle nuove professioni digitali". In ogni caso, tutti gli esperti hanno concordato che in Italia, dove il lavoro povero continua ad aumentare, non si può più aspettare per introdurre un salario minimo che tuteli tutti.

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