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Salario minimo, cosa sta succedendo: slitta voto su emendamento soppressivo, Meloni apre a confronto

Il governo sembra intenzionato a ritirare l’emendamento soppressivo che rischiava di affossare la proposta di legge sul salario minimo, a patto però di rinviare l’esame del testo a settembre. Le opposizioni attaccano: “Rinviare non ha senso”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Da parte del governo sono arrivati segnali di apertura sul salario minimo. Dopo il muro contro muro sull'emendamento soppressivo che rischiava di insabbiare definitivamente la proposta di legge sul salario minimo in Commissione Lavoro, le opposizioni intravedono una chance per salvare la proposta sul salario minimo a 9 euro l'ora: il presidente della Commissione, Walter Rizzetto, ha aperto ieri alla possibilità di ritirare l'emendamento. Ma a una condizione: che subito dopo l'arrivo del testo alla Camera i lavori vengano sospesi fino a settembre.

Questa sera durante l'ufficio di presidenza della commissione Lavoro della Camera la maggioranza dovrebbe ribadire la necessità di un rinvio. Nessun voto sull'emendamento soppressivo quindi, poi giovedì 27 la richiesta di una sospensiva del provvedimento a settembre. La sospensiva dovrebbe essere votata mercoledì 26 dall'Aula di Montecitorio. Nel frattempo governo e maggioranza stanno elaborando una controproposta.

Dopo le voci dei giorni scorsi, che avevano fatto pensare un possibile incontro tra Meloni e le opposizioni, la premier ha confermato di essere disposta al dialogo: "Apriremo un confronto con le opposizioni", ha detto, pur sottolineando che la via da seguire è quella della contrattazione collettiva "da rafforzare".

Meloni ha commentato anche la proposta di Walter Rizzetto: "Non stiamo rimandando alcuna posizione", "hanno chiesto un confronto e per confrontarsi serve tempo ma poi si sa: come si fa si sbaglia".

"Il salario minimo è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi", ha però aggiunto nel suo intervento a Rtl. "Sono un po' incuriosita dall'opposizione che dopo essere stata al governo una decina d'anni, oggi scopre che c'è che in Italia un problema di Salario e di precariato e lo considera una responsabilità di un governo che è in carica da nove mesi".

"Per l'ennesima volta, come presidente della commissione Lavoro e rappresentante del centrodestra, ho avanzato alle opposizioni una proposta che va verso il dialogo e il confronto sulla proposta di legge sul salario minimo: non votare nessun emendamento domani (oggi ndr) e arrivare in aula senza relatore per poi approvare una sospensiva alla proposta per approfondire ancora il dibattito", ha detto Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro alla Camera e deputato di Fdi. Ipotesi giudicata irricevibile dalle forze d'opposizione. Per Giuseppe Conte, quello di Rizzetto "è un primo passo, ma non abbastanza, soprattutto se accompagnato dalla volontà dilatoria di questa maggioranza: quattro milioni di lavoratori attendono con urgenza una misura di civiltà per dare dignità al lavoro. Il Governo non può pensare di prenderli in giro dicendo che devono ancora studiare e approfondire".

Anche il Pd è fortemente critico rispetto alla proposta di Fdi: i dem escludono il rinvio a settembre e chiedono che il testo sia portato in Aula per essere discusso. Secondo la segretaria Elly Schlein sul salario minimo la destra "è in grossa difficoltà. Al contrario, è la prima proposta sulla quale l'opposizione si ritrova unità". Secondo Schlein "rinviare non ha senso: abbiamo discusso in commissione Lavoro per quattro mesi, con tutte le audizioni e gli approfondimenti necessari. Sono pronti davvero al dialogo? Lo dimostrino". 

"Chiedendo un rinvio sul salario minimo, Meloni cerca di gestire l'imbarazzo, oggettivamente è in difficoltà, perché è impossibile negare che in Italia ci sia un problema di lavoro povero", le fa eco in un'intervista alla Stampa Andrea Orlando, Il 75 per cento degli italiani sarebbe favorevole: "Il governo finge di aprire per buttare la palla in tribuna, ma non dice come vorrebbe procedere, tradisce un oggettivo imbarazzo. Il problema – osserva l'ex ministro dem – è che non si capisce cosa vogliano fare. Prima hanno promesso di abbassare il cuneo fiscale, ma è evidente che questo sposta poco per chi guadagna sei o settecento euro al mese, poi hanno bocciato lo strumento del salario minimo in quanto tale, poi hanno detto che non va contrapposto alla contrattazione. Ma la nostra è una proposta che mette al centro la contrattazione, ponendo come strumento integrativo un salario legale". 

Una data per la discussione sarebbe già fissata, ed è giovedì 27 luglio, secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo, come ha ricordato il presidente dei deputati di Azione, Matteo Richetti: "Se il presidente della Commissione Lavoro decide di portare il testo base senza emendamenti e senza mandato al relatore è un passo avanti", ha detto all'Agi: "La cosa che non si può immaginare è che l'aula voti un rinvio in commissione. Nessuna apertura se ora si dice di non cominciare nemmeno la discussione generale. Questo lascia aperte correzioni di rotta se c'è volontà da parte della maggioranza.Credo che il punto di sintesi possa essere: stiamo a quanto previsto in calendario, non si decida oggi il ritorno in commissione". 

Opposizioni rispondono a Meloni

"Le parole di Giorgia Meloni sono incoraggianti, bene la sua apertura. A noi non interessa sventolare la bandierina del salario minimo, ma raggiungere il risultato. Non vogliamo perdere tempo, ma se per raggiungere l'obiettivo occorre qualche settimana in più noi siamo disponibili, a patto che non sia un rinvio. Carlo Calenda lo ha detto più volte, siamo disponibili a discuterne anche nel mese di agosto, ma archiviare questo dibattito non è accettabile. Di fronte a 3 milioni di italiani con una paga oraria al di sotto dei 9 euro, eludere il problema sarebbe sbagliato", ha detto a Omnibus su La7 Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione.

"Faccio fatica a capire come si possa definire slogan la condizione di tre milioni e mezzo di lavoratori. Questa è un'emergenza del paese, c'è stata una discussione di 4 mesi con audizione e approfondimenti, hanno avuto tutto il tempo per riflettere. Noi siamo disponibili al confronto ma servono atti concreti non dichiarazioni e chiediamo il ritiro dell'emendamento soppressivo", ha detto la leader del Pd Elly Schlein, replicando alla premier Meloni.

"Siamo disponibili da subito al confronto sul merito, la nostra proposta vuole rafforzare la contrattazione collettiva. Ma questa non può scendere sotto la soglia dei 9 euro perché così non è lavoro è sfruttamento e dovrebbe essere interesse del governo migliorare le condizioni del lavoro in Italia", ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

"Presidente Meloni, risponda sul punto – ha detto Cecilia Guerra, responsabile Lavoro della segreteria nazionale del Partito democratico – È da marzo che il tema del salario minimo e della giusta retribuzione è in discussione alla Camera. E lo è per volontà delle opposizioni, perché per noi non è accettabile che ci siano tre milioni di persone che pur lavorando restano povere. Perché per noi è inaccettabile che ci siano tre milioni e mezzo di persone che lavorano a meno di 9 euro lorde all'ora. Perché noi sappiamo che le vostre scelte sul lavoro precario e i subappalti a cascata peggioreranno il problema. Possibile che in tutti questi mesi lei e la sua maggioranza non siate stati capaci di fare uno straccio di proposta? Noi ne abbiamo presentata una condivisa delle opposizioni. Cosa ne pensate? Vogliamo sapere questo. Ha detto che apre al confronto? Era ora. Noi ci siamo. Da oggi. Noi siamo pronti. E voi?".

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