Salario minimo, Conte attacca Brunetta: “Per alcuni politici è normale prendere paghe da fame”
Il leader del M5s Giuseppe Conte torna sul salario minimo, tema caldo che, insieme a quello invio di armi in Ucraina, divide in questo momento la maggioranza. "Il salario forse non è nella cultura di alcuni politici. Se per alcuni politici è normale prendere paghe da fame, paghe di 3,4 euro l'ora, allora diciamo che la politica di M5S non è questa e non lo accetteremo mai fino a che non sarà approvato il salario minimo. Queste sono paghe da fame", ha detto l'ex premier interventuo ad un'iniziativa elettorale a Capua. Nella sua battaglia il M5s è affiancato da Leu e Pd, mentre sono apertamente contrari Lega e Forza Italia.
Il leader pentastellato ha risposto così al ministro Renato Brunetta, secondo cui approvare la misura per legge sarebbe un errore: "Il salario minimo – ha detto parlando da Trento, dal festival dell'Economia organizzato dal gruppo 24 Ore – per legge non va bene perché è contro la nostra storia culturale di relazioni industriali".
Domani intanto è un momento cruciale per la direttiva europea sul salario minimo. Si riuniranno infatti domani sera a Strasburgo i rappresentanti del Parlamento europeo e del Consiglio nel trilogo per arrivare all'approvazione finale della direttiva proposta dalla Commissione europea nel 2020, e già approvata in prima lettura dall'Europarlamento e dal Consiglio. È stata già fissata una conferenza stampa per martedì mattina a Strasburgo in previsione del probabile accordo.
La proposta del Parlamento europeo (approvata il 25 novembre 2021 con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni) punta a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie.
I deputati propongono due possibilità per raggiungere l'obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell'80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento.
Il Consiglio aveva invece approvato la sua proposta di negoziazione il 6 dicembre scorso, e si concentra in particolare sulla promozione della contrattazione collettiva. "Tendenzialmente, nei Paesi caratterizzati da un'elevata copertura della contrattazione collettiva la percentuale di lavoratori a basso Salario è minore e le retribuzioni minime sono più elevate rispetto ai Paesi in cui tale copertura è più bassa. Per questo motivo i ministri hanno convenuto che i Paesi dovrebbero promuovere il rafforzamento della capacità delle parti sociali di partecipare alla contrattazione collettiva. Qualora la loro copertura della contrattazione collettiva sia inferiore al 70%, dovrebbero anche definire un piano d'azione per promuoverla", affermano i ministri nella loro proposta.
Tuttavia, "al fine di promuovere l'adeguatezza dei salari minimi legali e garantire quindi condizioni di vita e di lavoro dignitose, gli Stati membri in cui sono previsti tali salari minimi legali hanno il compito di introdurre un quadro procedurale per fissarli e aggiornarli secondo una serie di criteri chiari e stabili. I salari minimi legali saranno aggiornati con regolarità e tempestività. Il loro importo può inoltre essere adeguato mediante meccanismi di indicizzazione automatica".
I ministri hanno inoltre stabilito una serie di misure per migliorare l'accesso effettivo alla tutela garantita dal salario minimo per i lavoratori che vi hanno diritto: controlli e ispezioni adeguati, informazioni facilmente accessibili sulla tutela garantita dal salario minimo, un richiamo alle norme vigenti in materia di appalti pubblici, il diritto di ricorso e sanzioni per i datori di lavoro inadempienti.