Salario minimo, Beghin a Fanpage: “In Italia 3 milioni di lavoratori poveri e sfruttati, ora basta”
L'Unione europea ha raggiunto l'accordo sul salario minimo. Un tema che vede molte forze politiche in Italia (che un salario minimo per legge non ce l'ha) impegnate in prima linea. Abbiamo fatto il punto con Tiziana Beghin, deputata europea e capodelegazione del Movimento Cinque Stelle a Strasburgo, che ci ha spiegato cosa cambierebbe negli Stati membri se la direttiva europea ricevesse il via libera definitivo e perché si tratta di un momento storico per l'Ue e per i diritti dei lavoratori. Soprattuto in una fase di precarietà economica che continua a pesare sulle spalle di moltissimi cittadini.
Che accordo è stato raggiunto tra le istituzioni europee sul salario minimo e quali sono i prossimi passaggi?
Quello sul salario minimo è un accordo storico perché per la prima volta l’Unione europea pone agli Stati membri dei vincoli sociali. Con Maastricht era nata l’epoca dell’austerity e quella dei rigidi vincoli economici, oggi a Strasburgo nasce l’Europa sociale. Se gli Stati membri non recepiranno gli obiettivi e i criteri inseriti nella direttiva rischieranno letterine e sanzioni europee. La musica è insomma cambiata e questo è merito anche del Movimento 5 Stelle. Adesso ci sarà il via libera formale del Parlamento europeo e del Consiglio poi, una volta che la direttiva verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea, scatteranno i due anni per recepirla. Per noi va fatto subito, già durante questa legislatura. È adesso che il caro vita sta riducendo il potere di acquisto dei cittadini.
In Europa la situazione attualmente è diversa da Paese a Paese, quali erano restii a un accordo di questo tipo?
I Paesi del Nord Europa temevano una ingerenza di Bruxelles nella loro contrattazione collettiva che funziona molto bene, quelli dell’Est invece puntavano a mantenere lo status quo che è caratterizzato dal dumping sociale e delocalizzazioni. Una situazione inaccettabile che doveva finire. Ha prevalso il buon senso.
In Italia la politica è divisa: cosa vorrebbe dire introdurre il salario minimo nel nostro Paese?
Sul fronte italiano, i criteri di adeguatezza del salario minimo e sostegno alla contrattazione collettiva potranno risolvere il problema dei contratti pirata e la giungla contrattuale che indeboliscono i diritti dei lavoratori. Oltre il 12% dei lavoratori italiani sono definiti working-poor, nonostante cioè abbiano un contratto e un lavoro non riescono ad arrivare alla fine del mese. Quando guadagni 3/4 euro l’ora questo si chiama sfruttamento e in Europa una situazione del genere è inaccettabile. Aumentando i minimi contrattuali dei salari spingeremo al rialzo anche tutti gli altri livelli salariali con un beneficio concreto per tutti i lavoratori.
I salari in Italia non si sono adattati al costo della vita, come invece accaduto negli altri Paesi europei. Come M5s in Italia proponete un salario minimo di 9 euro lordi all’ora: è una cifra sufficiente o, appunto considerando il costo della vita, si rischia di legittimare degli stipendi troppo bassi?
Secondo la direttiva i salari minimi per essere adeguati devono rispettare tre criteri: il 60% del salario mediano lordo nazionale, il 50% del salario medio lordo nazionale e deve essere al di sopra della soglia di dignità valutata in funzione del potere d’acquisto. Secondo i nostri calcoli stiamo parlando di una cifra vicina agli 8 euro lordi l’ora. Noi siamo più ambiziosi e chiediamo 9 euro con il ddl Catalfo depositato al Senato anche perché bisogna tener conto dell’inflazione alle stelle che i cittadini stanno subendo.
Crede che con questo passaggio delle istituzioni europee in Italia si possa velocizzare il dibattito? Pensa che sia possibile un’approvazione in questa legislatura?
Il governo ha sostenuto in sede di Consiglio questa direttiva. Chi come Tajani, Brunetta o Salvini la critica, critica dunque il governo di cui fa parte. Ne prendiamo atto. Noi siamo coerenti e chiediamo a tutte le forze politiche di dare una risposta subito agli oltre 3 milioni di lavoratori poveri che ci sono nel nostro Paese.
Salario minimo, reddito di cittadinanza, reddito universale garantito: in che modo si legano e quali sono i vostri impegni per il futuro?
Sono cose diverse ma tutte figlie della parola dignità. Il Movimento 5 Stelle è nato per restituire dignità ai cittadini calpestati da anni di gestione autoreferenziale della politica. Il nostro impegno continuerà perché qualcuno vorrebbe il ritorno dell’anarchia sociale e dello sfruttamento di giovani e lavoratori. Le nostre prossime battaglie saranno per dire stop all’odioso fenomeno degli stage gratuiti e per arrivare a un reddito universale incondizionato così da rendere umano l’avanzamento tecnologico della nostra società.