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Rutelli si rassegni: la carriera di un politico può anche finire

Dopo tre anni Rutelli ci ripensa e annuncia la volontà di tornare nel Partito Democratico e abbandonare il Terzo Polo. Una scelta di cui davvero si fa fatica a capire il senso (e la necessità)…
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Rutelli-Terzo-Polo

Quella di Francesco Rutelli è una storia tutta italiana. Rispettabilissima, sia chiaro. E con alti e bassi, come quella di ognuno di noi del resto. Un politico che ha attraversato indenne tante stagioni, che ha superato cambiamenti epocali o presunti tali, che riesce ancora a far parlare di se a distanza di quasi trent'anni dalla sua prima elezione alla Camera dei Deputati. E soprattutto che ha la forza, la voglia ed il coraggio per annunciare il suo nuovo "cambio di orientamento": il ritorno, sia pure in tono minore, nel Partito Democratico (di cui è stato tra i fondatori, del resto). Insomma, l'ex Radicale, ex Verde Arcobaleno, ex Democratico riformista (con Bianco e Cacciari), ex liberaldemocratico (al Parlamento Europeo), ex Margherita (una sua co – creazione), ex Uniti nell'Ulivo (Partito Democratico Europeo a Bruxelles, si noti bene alleato "quasi sempre" col PSE), ex Partito Democratico, poi Alleanza per l'Italia, poi membro parlamentare di Per il Terzo Polo, ora ha deciso di abbandonare il progetto politico centrista per provare a "rappresentare nella coalizione di centrosinistra il centro riformatore". Insomma, per dirla in parole povere e per uscire dal caos di sigle, Rutelli torna a casa e, presumibilmente dopo aver rotto con Casini (lui glissa…), mette subito in chiaro di voler essere parte del "futuro centrosinistra", anche a breve termine, anche alle primarie.

Ecco, tralasciando la facile ironia con la quale in molti hanno commentato la notizia, resta una domanda di senso su tale "decisione". Resta cioè il dubbio che dietro questa scelta non vi sia nient'altro che la sopravvivenza politica dello stesso Rutelli e del suo gruppo di riferimento. Resta la perplessità su una classe politica che non accetta l'idea che le esperienze personali, ancorché gloriose (su questo ci appelliamo alla husserliana "sospensione del giudizio"), possano, anzi debbano terminare. Resta la distanza fra i cittadini e questa politica, quella dei cambi di casacca e degli stessi attori per venti, trenta, quaranta anni. Resta da capire che senso abbia l'ostinazione di un politico che ha avuto una lunga carriera, ricoperto incarichi di prestigio e ricevuto gratificazioni di ogni tipo, e che ha tentato di dar vita ad un nuovo soggetto politico senza ottenere riscontri significativi. Ma soprattutto resta da capire come si muoverà il gruppo dirigente democratico e se qualcuno, come suggerisce Gilioli avrà la forza ed il coraggio di dire quello che tanti militanti pensano:

No grazie, lascia perdere, ne hai fatte un po’ troppe, per una volta resta dove sei, preferiamo allearci con le buone idee che con i residui della peggior politica

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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