Russiagate, ex ministra Trenta: “Conte non mi ha mai informato. La Link? Non c’entra nulla”
Per settimane le cronache l’hanno descritta in rotta con Di Maio e con i vertici del Movimento, dopo la mancata riconferma al vertice della Difesa. E invece un po’ a sorpresa l’ex ministra della Difesa del governo M5S-Lega Elisabetta Trenta parteciperà alla kermesse “Italia 5 Stelle” che si apre a Napoli. “Il Movimento ha bisogno di tutte le energie proprio nel momento in cui è messo a più dura prova”, dice Trenta.
Dopo lo scoppio del Russiagate che ha coinvolto il premier Conte, in questa intervista Trenta per la prima volta parla anche della Link University, ateneo di cui è un’importante docente. L’università sarebbe stata al centro degli incontri tra i vertici dei servizi italiani e il ministro della Giustizia americano William Barr, interessato a chiarire i rapporti tra la Link, i nostri servizi e il professore maltese Joseph Mifsud al centro dello scandalo.
Partiamo però dalla decisione di Trenta di partecipare alla manifestazione napoletana. Una scelta in controtendenza con quelle delle sue ex colleghe (anche loro non confermate nei loro dicasteri) Giulia Grillo e Barbara Lezzi, che a Napoli non ci saranno in aperta polemica con il leader M5S Di Maio. “Alcune mosse non sono state digerite – dice Trenta -, anche perché non c’è stato il tempo per farlo. Ma non si può condannare chi le ha fatte”
Anche per lei però si era parlato di forti dissapori con Di Maio.
Io non ho mai detto di essere arrabbiata con Di Maio o con il Movimento. Non sono stata contenta della decisione, ma continuo a credere nei valori dei 5 Stelle e non guardo altrove nel panorama politico, quindi perché non dovrei andare a Napoli?
Crede di poter dare ancora un contributo al Movimento?
Quando le cose cambiano bisogna adattarsi, altrimenti si muore, come nella storia della rana bollita. Io penso sempre sia più facile contribuire al cambiamento da dentro che da fuori. Certo, il Movimento sta andando in direzioni diverse rispetto a quanto si era detto in passato, ma bisogna trovare nei valori delle origini che ci accomunano la forza di andare avanti.
Come giudica le mosse di Di Maio dopo la caduta del governo Lega-M5S e l’azione del nuovo esecutivo?
Su questi aspetti non voglio esprimermi perché non li conosco fino in fondo. Sicuramente non tutti possiamo essere d’accordo con alcune scelte, c’è sempre il rischio che non siano esattamente la cosa giusta da fare in quel momento. Ma credo che Di Maio stia cercando di fare il meglio possibile
Però più d’uno dentro al Movimento lamenta proprio il fatto che il capo politico faccia tutto da solo, senza condividere le decisioni
Il Movimento ha bisogno di una nuova organizzazione, lo ha detto anche Di Maio, ma non è che non partecipando evitiamo che accadano le cose. Credo che anche Barbara (Lezzi) e Giulia (Grillo) avranno la possibilità di incidere. Forse adesso c’è solo un po’ di stanchezza.
In questi giorni è tornato alla ribalta il nome della sua università, la Link University. Il governo americano avrebbe chiesto chiarimenti ai nostri servizi su Joseph Mifsud, che ha insegnato da voi, e sul suo ruolo nel Russiagate. Che idea si è fatta di questa storia?
Il nome della Link è stato tirato in ballo già prima della mia nomina a ministro, in relazione a questa e altre vicende. Ho visto che è stata chiamata “l’università delle spie”. In realtà abbiamo un master in intelligence e sicurezza come tanti altri atenei italiani ed è normale che ci insegnino persone che lavorano o conoscono il settore. Mi pare che l’attenzione dei media sulla Link è eccessiva.
I rapporti dei nostri servizi con la Link però sembrano più forti rispetto a quelli con altri atenei, forse questo ha acceso il faro degli Usa?
È un’università molto attenta ai temi della sicurezza e della geopolitica, ma non c’è niente male. Anzi credo sia un valore aggiunto. Io sono stata vicedirettrice del master sull’intelligence e so benissimo di cosa si parla, non c’è nulla di eccessivo in tutto questo.
Adesso tornerà ad avere un ruolo di coordinamento di quel master?
Per ora mi concentrerò solo sull’insegnamento, col master continuerò a collaborare, ma non voglio avere un impegno totalizzante perché desidero proseguire anche l’attività politica
L’altra differenza con le altre università è che Mifsud insegnava da voi…
Ma Mifsud non si vede alla Link da almeno due anni. Che si vuole fare? Continuare a cercarlo lì? Questa storia è tutta creata dai media a cui è piaciuta l’idea di scrivere una spy story.
Per quanto lo ha conosciuto lei ritiene plausibile che fosse una spia?
Era sicuramente una persona empatica, con tante relazioni in tanti Paesi, ma io come sono le spie non lo so. Certo, nei film si vede sempre che le spie parlano poco, invece come ha detto anche il presidente della Link Vincenzo Scotti, Mifsud mi sembra parlasse fin troppo.
Un altro elemento che ha creato sospetti è il fatto che Mifsud non tenesse solo seminari per la Link, ma si occupasse anche delle relazioni dell’università a livello internazionale
Ogni università attiva relazioni istituzionali con altri enti a livello internazionale e per farlo ha bisogno di persone che hanno rapporti con altri Paesi, è normale. Dopodiché è sempre difficile conoscere una persona fino in fondo e sapere cosa fa, ma io non ho mai riscontrato niente di anomalo. Degli incontri di Mifsud con Papadopoulos (l’uomo dello staff di Trump a cui il professore avrebbe offerto le mail trafugate dall’account di Hillary Clinton ndr) ho saputo dai giornali
C’è anche chi a proposito della Link ha parlato di un’università fantasma…
Chi lo dice mente sapendo di mentire. I numeri sono inferiori a quella delle grandi università, ma siamo una realtà viva e dinamica. Sembra tutto fatto per colpirci e non capisco perché.
Lei che spiegazione si è data?
Che in questa fase in cui si parla di rapporto fra governo e servizi, fa comodo ritirare fuori il nostro nome
Fa comodo a chi?
Fa comodo alla stampa, non vedo una regia dietro a tutto questo o se c’è non riesco a comprenderla. Certo in passato ho pensato anche a un attacco politico, quando durante la campagna elettorale del 2018 si è raccontata la Link come fosse l’università dei grillini. Non è mai stato così
Beh, oltre a lei altri due ministri (Paola Giannetakis ed Emanuele Del Re) della squadra di governo schierata dal M5S prima delle elezioni arrivavano da lì. E Di Maio aveva presentato alla Link il programma esteri dei 5 Stelle.
Che più persone designate come ministri in pectore insegnassero alla Link è stato un caso, io nemmeno sapevo che la professoressa Giannetakis sarebbe stata della squadra. E Del Re aveva fatto solo delle docenze da noi. Di Maio poi è venuto all’università come durante la campagna elettorale sono stati invitati altri esponenti di varie parti politiche. Io Luigi lo ho conosciuto in quell’occasione, non lo avevo mai visto prima. Altro che università dei grillini.
Tornando alla vicenda Russiagate, da esperta della materia lei ritiene che nel comportamento del premier Conte e negli incontri tra i nostri servizi e Barr ci sia stato qualcosa che va fuori dalla normale prassi?
Mi sembra che nella prassi queste cose non dovrebbero succedere, ma per capirne i motivi aspetto le spiegazioni che Conte darà al Copasir, non mi baso sugli articoli di stampa. Da ministro della Difesa posso solo dire che di quelli incontri non ero stata informata.
Anche questo è un po’ irrituale
Sì, ma il presidente del Consiglio può aver preso delle decisioni indipendenti. Ripeto, senza sapere le motivazioni non voglio giudicare.
Crede che questa vicenda possa aver pesato nella sua mancata riconferma al ministero?
No, non c’entra nulla. Se a qualcuno fosse venuto in mente qualcosa del genere avrebbe fatto un grande errore perché non vedo nessun collegamento.
Cioè non crede che gli Usa possano aver suggerito, “una persona della Link nel governo, meglio di no”?
Ma gli americani di me sapevano tutto ben prima che mi candidassi alle elezioni. Io ho lavorato in Iraq in zone dove c’era anche personale Usa, figuriamoci se non prendono informazioni sulle persone con cui operano. Mi meraviglierebbe molto un sospetto del genere.
A Di Maio ha avuto poi modo di chiedere i motivi del suo siluramento?
Io credo che gli sia costato, ha detto spesso che avrebbe voluto riconfermare tutta la squadra in blocco. Posso immaginare che una delle ragioni sia che abbia preferito tenere più vicino a sé le persone che sono state anche parlamentari del Movimento, ma non conosco i motivi profondi della scelta.
Pensa che le cose sarebbero potute andare diversamente?
Assolutamente sì, mi dispiace non aver concluso un lavoro che avrei voluto portare a termine, ma la politica è così.