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Russia e New Start: cosa succede ora, spiegato dalla Campagna per l’abolizione della armi nucleari

La sospensione della Russia del trattato New START dimostra “come la cosiddetta deterrenza nucleare, invece che aumentare la sicurezza globale, ci renda vulnerabili alle decisioni personali dei leader delle potenze nucleari, tipo Putin”: lo afferma in un’intervista con Fanpage.it Alicia Sanders-Zakre, della rete ICAN, cioè la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari che ha vinto il premio Nobel per la pace nel 2017.
A cura di Annalisa Girardi
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Sia la Duma che il Consiglio della Federazione, rispettivamente Camere bassa e alta del parlamento russo, hanno ratificato la sospensione della partecipazione di Mosca al trattato New START, un accordo stretto nel 2010 con gli Stati Uniti per la riduzione delle armi nucleari. Che, dalla fine della Guerra fredda ad oggi, metteva un limite al possesso di arsenali nucleari intercontinentali. Cioè i missili balistici e le armi nucleari "strategiche". Una decisione, quella di Vladimir Putin, che prova ancora una volta come non ci sia alcuna volontà di distensione. E rende preoccupantemente lontani gli obiettivi del disarmo nucleare. Proprio di questo abbiamo parlato con Alicia Sanders-Zakre, coordinatrice delle politiche e della ricerca della Campagna internazionale per l'abolizione delle armi atomiche, la rete ICAN.

Si tratta di una campagna della società civile, che riunisce diverse realtà e organizzazioni, vincitrice del premio Nobel per la pace nel 2017, per l'impegno dimostrato contro la catastrofe umanitaria che portano con sé le armi nucleari. Un impegno che, con lo scoppio della guerra e la continua minaccia russa, risulta più necessario che mai.

Vladimir Putin ha deciso di sospendere la partecipazione della Russia al trattato New START. Perché credete che questa decisione sia arrivata adesso? E quali sono le concrete conseguenze che dobbiamo aspettarci?

La decisione del presidente Putin di sospendere l'implementazione del New START, l'ultimo accordo rimasto per il controllo degli armamenti tra Russia e Stati Uniti, è pericolosa e sconsiderata, e dovrebbe essere condannata all'unanimità. Putin è l'unico che può dirci perché questa scelta sia stata fatta adesso, ma sicuramente tutto ciò sottolinea come la cosiddetta deterrenza nucleare invece che aumentare la sicurezza globale ci renda vulnerabili alle decisioni personali dei leader delle potenze nucleari, come appunto Putin. Il ministro degli Esteri russo (Sergej Lavrov, ndr) ha detto che la Russia rispetterà il limite sulle armi stabilito attualmente nell'accordo, ma presumibilmente non consentiranno ispezioni e colloqui con la Commissione consultiva bilaterale, rinunciando a importanti misure di trasparenza e vie per il dialogo. Inoltre, quest'ultima escalation provocata da Putin minaccia anche di alzare ulteriormente i livelli di rischio nucleare, che già di per sé avevano toccato picchi mai visti prima.

Il presidente Putin ha detto che la Russia non testerà nuove armi nucleari, ma se gli Stati Uniti dovessero farlo, allora ne seguirebbe l'esempio. Sulla base di queste dichiarazioni, possiamo ancora fidarci delle teorie sulla deterrenza?

Le teorie sulla deterrenza, secondo chi le sostiene, dovrebbero assicurare stabilità e prevenire i conflitti. Ma l'invasione russa dell'Ucraina dimostra come possano anche condurre a ricatti nucleari che hanno facilitato una brutale guerra di aggressione. Sempre secondo i principi della deterrenza questa dovrebbe prevenire soprattutto i conflitti che coinvolgono in primis le potenze nucleari, ma ancora una volta è la storia a contraddirli: abbiamo visto il Pakistan attaccare l'India nel 1999, quando entrambi i Paesi disponevano di testate atomiche. Le frasi di Putin sui test nucleari sono preoccupanti, vista la devastante eredità sia in termini umanitari che ambientali di decenni di passati esperimenti nucleari. Un nuovo test comunque violerebbe il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari, e il tabù globale su questa orribile pratica.

Solo alcuni mesi fa delle nuove testate nucleari statunitensi, le B61-12, sono arrivate in Europa. Stiamo andando verso una inevitabile escalation?

Il dispiegamento delle testate B61 in Europa, compreso in Italia, aumenta il rischio che possano essere usate armi nucleari. Queste sono armi tecnologicamente più avanzate, non si tratta solo di un semplice ammodernamento di una bomba già esistente. Tutto ciò potrebbe alimentare una corsa agli armamenti nucleari in Europa. Ci sono circa 100 armi nucleari statunitensi di stanza in Europa. Ogni bomba B61 presenta una gamma di rendimenti e presenta in generale un enorme rischio per gli italiani, gli europei e le persone di tutto il mondo. Qualunque sia il suo rendimento, la B61 è un'arma di distruzione di massa che potrebbe essere lanciata da piloti italiani su ordine degli Stati Uniti.

Come è possibile parlare di disarmo nucleare nel mezzo di un conflitto che coinvolge una potenza atomica? Qual è lo spazio per il Trattato di proibizione delle armi nucleari in un contesto di questo tipo?

Il fatto che un paese dotato di armi nucleari, come la Russia, abbia utilizzato la minaccia delle sue bombe atomiche per facilitare un'invasione del suo vicino non dotato di armi nucleari, sottolinea la necessità cruciale di un disarmo nucleare globale. Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari è l'unico trattato che vieta tutte le attività nucleari, comprese le minacce nucleari, e sta riscuotendo sempre più consenso. Ora conta 92 firmatari e 68 Paesi che lo hanno ratificato, lo stesso numero che un altro strumento multilaterale, il Trattato di non proliferazione nucleare, aveva a due anni dalla sua entrata in vigore. La condanna internazionale delle minacce della Russia è stata guidata dagli stati del TPNW. Alcuni leader mondiali, tra cui il cancelliere Scholz, il presidente Xi e il G20, hanno usato questo stesso linguaggio per condannare le minacce della Russia. È comunque importante ricordare che le crisi possono offrire opportunità di svolta: dopo la crisi dei missili cubani, i negoziati internazionali hanno portato al Trattato sul divieto parziale dei test e quindi al TNP.

I cittadini come possono gestire l'ansia nucleare? E che azioni concrete possono tentare, in quanto società civile, per spingere un cambiamento verso il disarmo?

L'ansia nucleare è abbastanza normale e deve essere riconosciuta piuttosto che essere messa da parte. L'ICAN ha una guida pratica su come affrontare l'ansia nucleare sul suo sito. Naturalmente, un modo in cui le persone reagiscono è il coinvolgimento nella campagna per il divieto delle armi nucleari e lo abbiamo visto accadere nell'ultimo anno. Negli ultimi dodici mesi il numero delle organizzazioni partner di ICAN è aumentato a 661 in 110 paesi. Chiunque, ovunque, può essere coinvolto nel movimento per l'abolizione delle armi atomiche. ICAN è una campagna ampia e inclusiva di persone provenienti da molti background diversi. Chiunque può fare la differenza, ad esempio contattando i parlamentari del proprio Paese per chiedere loro di sostenere il divieto. Ma anche ottenendo una risoluzione locale o chiedendo alla propria banca di disinvestire dalle armi nucleari.

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