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Russia, l’attivista Yuri Guaiana è stato rilasciato. Protestava per persecuzioni gay in Cecenia

Yuri Guaiana era stato fermato dalla polizia a Mosca mentre, con altri quattro attivisti russi, si recava presso la procura generale per consegnare le firme raccolte dalla petizione contro il trattamento degli omosessuali in Cecenia. Guaiana è un attivista dell’associazione radicale Certi Diritti.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE Fonti radicali hanno annunciato il rilascio dell'attivista Yuri Guaiana, arrestato stamane dalle autorità russe per "manifestazione non autorizzata".

Yuri Guaiana, attivista italiano dell'associazione radicale Certi Diritti, è stato posto in stato di fermo dalla polizia a Mosca mentre stava raggiungendo la procura generale per consegnare le firme raccolte dalla petizione contro il trattamento degli omosessuali in Cecenia. Lo rendono noto Marco cappato e il segretario dell'associazione, Leonardo Monaco. Guaiana si trova ora in una caserma della polizia. Il consolato italiano, twitta il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, è stato subito attivato dalla Farnesina e si sta recando sul posto per assistere il connazionale.

Dal canto suo Monaco ha fatto sapere di essere in contatto costante con il Ministero degli Esteri italiano e con gli avvocati che si trovano in Russia. "Yuri sta bene e conosciamo le coordinate della caserma dove è trattenuto. A breve aggiornamenti". L'associazione ‘Certi Diritti' ha nel frattempo diffuso quello che ha dichiarato Guaiana prima di essere fermato: "Siamo qui per consegnare più di 2 milioni di firme al procuratore generale. Non è mai avvenuto prima – ha detto Guaiana -, molta della popolazione cecena chiede che si faccia un'inchiesta efficace e che si fermino subito arresti, torture e uccisioni di gay. I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto. La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto. Nessuno deve sacrificare la propria libertà e la propria vita solo a causa di quello che si è e di chi si ama, né in Cecenia né da nessun'altra parte".

Insieme a Yuri Guaiana – nato a Cantù, in provincia di Como, il 3 settembre 1974 – sono stati fermati altri quattro attivisti russi: i cinque, con la consegna delle due milioni di firme "digitali", intendevano chiedere l'apertura di un'inchiesta sulle presunte persecuzioni degli omosessuali in Cecenia. In manette, oltre a Guaiana, anche Alexandra Aleksieva, Marina Dedales, Nikita Safronov e Valentina Dekhtiarenko.

Magi (Radicali): "Per Putin difendere i diritti umani è un crimine"

Riccardo Magi, segretario dei Radicali Italiani, ha dichiarato che "l'arresto a Mosca del nostro compagno Yuri Guaiana, membro del direttivo dell'Associazione Radicale Certi Diritti, è un atto gravissimo. Yuri stava consegnando oltre due milioni di firme di cittadini di tutto il mondo che chiedono che sia fatta luce e sulle persecuzione di persone gay in Cecenia e assicurata giustizia". Magi ha quindi sottolineato come "ancora una volta nella Russia di Putin la difesa dei diritti umani e delle libertà è considerata un crimine da reprimere, proprio come l'omosessualità. Davanti alla politica liberticida di Mosca la comunità internazionale non può voltarsi dall'altra parte. È il momento che l'Unione Europa in particolare faccia sentire la propria voce".

Orlando: "L'arresto di Guaiana desta preoccupazione"

Sulla vicenda si è espresso anche il ministro della giustizia Andrea Orlando nel corso di una conferenza stampa in senato: "Le notizie dalla Cecenia e quello che è successo oggi in Russia desta preoccupazione. Non si tratta di questione di altri – sottolinea il guardasigilli – perché forme di democrazia autoritaria sono riferimento anche per forze che agiscono nel nostro Paese". Secondo Orlando "ci sono forze omofobe anche in Europa" e, in merito alla legge sulle Unioni civili, ha concluso: "Siamo riusciti a fare una cosa che va in direzione opposta, stiamo facendo passi avanti in un mondo che fa passi indietro".

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