Ruby ter, le motivazioni dell’assoluzione di Berlusconi: “Errori di qualificazione sulle olgettine”
Ci sarebbe una "omissione di garanzia" alla base dell'assoluzione degli imputati coinvolti nel Ruby ter, tra cui Silvio Berlusconi. Le giovani che frequentavano i festini ad Arcore avrebbero dovuto essere indagate già all'epoca dei processi Ruby e Ruby bis per gli "indizi" di corruzione presenti e sentite come tali, quindi con l'assistenza di un avvocato e la facoltà di non rispondere: il fatto che ciò non sia accaduto ha "irrimediabilmente pregiudicato l'operatività di fattispecie di diritto penale sostanziale". Per queste ragioni sono cadute le accuse: è quanto spiegano i giudici della settima sezione penale di Milano nelle motivazioni alla sentenza di assoluzione di Berlusconi e di altri 28 imputati.
"Se le imputate fossero state correttamente qualificate, si sarebbe potuto discutere della configurabilità dell'art. 377 bis del codice penale", cioè l'induzione a non rendere dichiarazioni, "nei confronti del solo Berlusconi". Secondo i giudici, quindi, ci sarebbe proprio questo errore di qualificazione alla base dell'esito del processo, conclusosi con l'assoluzione degli imputati in quanto il fatto non sussisteva. Se, tuttavia, le olgettine, fossero state subito sentite correttamente, allora si sarebbe potuto "discutere" del reato di corruzione in atti giudiziari "con riferimento a quelle che invece avessero consapevolmente deciso di rendere dichiarazioni sulla responsabilità altrui".
Insomma, le ragazze tra cui Karima el Marough, meglio nota come Ruby Rubacuori, sarebbero dovute essere indagate già all'epoca dei fatti, non ascoltate come testi semplici. Per questo non si può configurare né il reato di falsa testimonianza, né quello di corruzione in atti giudiziari, come detto. Quanto invece accaduto, hanno scritto i giudici nelle motivazioni, "è paradigmatico del fatto che l'autorità giudiziaria deve assicurare il rispetto nel caso concreto del bilanciamento tra la garanzia dell'individuo e le istanze della collettività di accertamento dei reati, conchiuso nelle norme sullo statuto dei dichiaranti", ossia dei testimoni.
Dopo aver letto queste motivazioni i pm di Milano valuteranno se ricorrere in appello contro le assoluzioni.