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Ruby bis, Lele Mora: “Ad Arcore abuso di potere e degrado”

“Non voglio più mangiare cibo avariato e lascio il compito ai miei difensori di chiarire”, così Lele Mora nel corso del processo Ruby bis.
A cura di Redazione
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"Dismisura, abuso di potere e degrado. Ho letto queste parole su un quotidiano, ed è vero, proprio così è stato". Non usa giri di parole Lele Mora per raccontare la sua versione dei fatti durante le sue dichiarazioni spontanee nel corso del cosiddetto Ruby bis, lo stralcio del procedimento che vede sul banco degli imputati anche Emilio Fede e Nicole Minetti. Il manager ammette in ogni caso la sua presenza alle feste ed i prestiti di denaro, "è vero che ho partecipato alle feste di Berlusconi, è vero che alle cene ho accompagnato le ragazze ed è anche vero che ho ricevuto un prestito da Berlusconi tramite Emilio Fede che avrebbe salvato la mia società", ma nega ogni addebito ulteriore, spiegando di non aver mai "voluto condizionare la volontà delle ragazze: non ho mai giudicato il loro comportamento, nè mai ho orientato le loro condotte".

Un intervento durante il quale Mora si è anche scusato con "giornalisti e comunisti", dicendo di provare "vergogna per le minacce che gli ho fatto". Infine ha concluso: "Voglio uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce voglio vedere le stelle e il cielo azzurro. Mi sono assunto le mie responsabilità per i fatti che mi hanno portato in carcere e per quelli di questo giudizio valuterete voi giudici". Ricordiamo che per i tre imputati il pubblico ministero Pietro Forno ha chiesto 7 anni di carcere, parlando di "orge bacchiche" tenutesi ad Arcore definendo Fede e Mora "sodali e complici di Silvio Berlusconi" (il quale, lo ricordiamo, è stato condannato in primo grado a 7 anni di reclusione per concussione e prostituzione minorile, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici).

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