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Rottamazione quater verso un nuovo rinvio dei pagamenti, quando scade la quinta rata

La quinta rata della rottamazione quater è dovuta entro il 31 luglio 2024, ma il governo Meloni starebbe valutando l’idea di uno slittamento fino al 15 settembre. Non solo: ci potrebbe essere una nuova deroga anche per chi non ha pagato le rate precedenti, e un allargamento della rottamazione alle cartelle del 2023.
A cura di Luca Pons
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Ancora una volta, le scadenze per la rottamazione quater delle cartelle potrebbero slittare. Dopo il rinvio da novembre a dicembre 2023 e quello da febbraio a marzo 2024, anche la quinta rata – dovuta entro il 31 luglio 2024 – avrà probabilmente una scadenza più lunga, per cercare di coinvolgere il maggior numero possibile di contribuenti. La data prevista sarebbe il 15 settembre 2024, che, con la tolleranza prevista di cinque giorni, porterebbe la scadenza ultima al 20 settembre. Non c'è ancora la certezza ufficiale, comunque, che sarà questo il nuovo termine per i pagamenti.

Come funziona la rottamazione quater, il calendario dei pagamenti

Come detto, non è la prima volta che le scadenze della rottamazione slittano in avanti. Sulla carta, i primi due pagamenti avrebbero dovuto arrivare a ottobre e a novembre 2023. Ma quest'ultima era stata spostata fino a dicembre. La terza rata era attesa a febbraio, ma con il decreto Milleproroghe il governo aveva non solo portato la scadenza avanti di alcune settimane, ma varato una vera e propria riapertura della rottamazione: entro metà marzo tutti coloro che avevano aderito alla misura ma poi erano rimasti in ritardo con i pagamenti della prima e della seconda rata avevano potuto recuperare e rimettersi in pari.

La quarta rata è scaduta a fine maggio, mentre la quinta dovrebbe arrivare entro il 31 luglio 2024 e la sesta a novembre. Da qui in poi, le rate sono fissate al 28 febbraio, al 31 maggio, al 31 luglio e al 30 novembre di ciascun anno, fino a un massimo di diciotto rate complessive.

Perché la scadenza della quinta rata può slittare al 15 settembre

Il motivo per questi continui rinvii è semplice. La rottamazione quater, lanciata dal governo Meloni, è uno strumento che permette di saldare i propri debiti con il Fisco – solo quelli che risalgono al periodo tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022 – con delle agevolazioni: si versa solamente la somma dovuta, senza interessi di mora, sanzioni aggiuntive o aggio. Uno sconto per gli evasori e chi ha debiti con le Entrate per vari motivi, insomma. L'obiettivo per lo Stato è di recuperare delle cartelle esattoriali che altrimenti resterebbero impossibili da recuperare, anche a costo di far pagare meno. Per questo, gli slittamenti servono a far sì che più persone possibili aderiscano.

Storicamente, infatti, le rottamazioni hanno avuto risultati deludenti. Ciò che spesso accade, infatti, è che un buon numero di contribuenti accede alla rottamazione – fermando così le eventuali procedure del Fisco nei loro confronti, come un fermo o un pignoramento – e poi, dopo aver saldato qualche rata, smette di pagare. E la rottamazione quater apparentemente non fa eccezione. Risulta che più di un terzo di chi aveva aderito abbia pagato meno del dovuto. Finora il gettito per lo Stato è arrivato a 3,2 miliardi di euro, mentre si stimava che avrebbe superato i 5 miliardi.

Non è ancora chiaro se l'eventuale rinvio fino al 15 settembre sarebbe valido anche per le rate precedenti, come successo a marzo. In passato l'Agenzia delle Entrate aveva detto che non ci sarebbero state altre aperture per chi era in ritardo con i primi pagamenti, ma la decisione spetta al governo. Che potrebbe anche valutare l'ipotesi di ampliare i termini della rottamazione quater: includere non solo le cartelle fino al 30 giugno 2022, ma anche quelle del 2023. Tutto per attirare più contribuenti e riuscire a fare cassa.

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