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Rottamazione cartelle e taglio Irpef: perché Lega e Forza Italia si dividono sulla riforma fiscale

Con la pubblicazione del decreto bollette da 3 miliardi di euro, Lega e Forza Italia tornano a scontrarsi sulla riforma fiscale. Al centro due proposte: la rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali, sostenuta da Salvini, e il taglio dell’Irpef per redditi medio-bassi, cavallo di battaglia di Forza Italia.
A cura di Francesca Moriero
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La discussione sulla riforma fiscale continua a dividere la maggioranza di governo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto bollette da 3 miliardi di euro, Lega e Forza Italia tornano infatti a confrontarsi su due misure chiave: la rottamazione delle cartelle esattoriali e il taglio dell'Irpef per il ceto medio. La proposta leghista punta a facilitare il pagamento dei debiti fiscali, mentre gli azzurri privilegiano una riduzione delle imposte per i redditi fino a 60 mila euro. Il Ministero dell'Economia dovrà trovare un equilibrio tra le due esigenze, considerando le risorse disponibili e l'incertezza economica.

Rottamazione quinquies delle cartelle "priorità assoluta" per la Lega

La Lega di Matteo Salvini insiste sulla necessità di approvare la cosiddetta rottamazione quinquies, considerata una misura di giustizia sociale per aiutare chi è in difficoltà. Secondo il Carroccio, la pace fiscale rappresenterebbe una "priorità assoluta" per favorire la regolarizzazione dei debiti da parte di circa 20 milioni di italiani che, per ragioni economiche, non hanno potuto pagare le imposte negli ultimi anni. Salvini richiama così il modello di compattezza dimostrato sul decreto bollette, invitando gli alleati a sostenere il disegno di legge in discussione al Senato.

Forza Italia punta sul taglio dell'Irpef

Forza Italia, però, guarda con scetticismo alla rottamazione: gli azzurri ritengono, infatti, che le risorse disponibili non siano sufficienti per finanziare entrambe le misure e chiedono quindi di privilegiare la riduzione delle imposte sui redditi fino a 60 mila euro. "Per noi vanno bene sia la rottamazione che il taglio dell'Irpef, ma se Giorgetti dirà che i soldi non bastano per fare tutto, allora è chiaro che bisognerà fare una scelta: la nostra priorità è tagliare le tasse per i redditi fino a 60 mila euro", ha dichiarato il portavoce nazionale Raffaele Nevi.

Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti si trova a dover mediare quindi tra le due posizioni: il Mef ha lasciato aperta la possibilità di adottare entrambe le misure, ma ha anche avvertito che il quadro economico incerto potrebbe limitare i margini di manovra. La decisione finale ora quindi, dipenderà dall'incasso derivante dal ravvedimento speciale per i debiti fiscali tra il 2018 e il 2022, che sarà noto entro il 31 marzo 2025.

Come potrebbe funzionare la rottamazione quinquies

La rottamazione quinquies riguarderebbe i debiti fiscali affidati agli agenti della riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023: i contribuenti potrebbero così regolarizzare la propria posizione pagando solo la somma dovuta, senza interessi di mora, sanzioni o maggiorazioni. L'importo sarebbe suddiviso in rate di pari valore, fino a un massimo di 120 mensilità (cioè 10 anni). La prima rata andrebbe versata entro il 31 luglio 2025, mentre eventuali procedure di pignoramento, ipoteche o fermi amministrativi sarebbero sospese con l’inizio dei pagamenti.

Come si potrebbe fare domanda

Chi volesse aderire alla rottamazione quinquies potrebbe presentare la domanda tramite l'area riservata del sito dell'Agenzia delle Entrate, con riscossione entro il 30 aprile 2025. Entro il 30 giugno, poi, l'Agenzia comunicherebbe l'importo totale dovuto e il piano di pagamento. Il meccanismo prevede una maggiore flessibilità rispetto alle precedenti rottamazioni: si perderebbero infatti i benefici solo in caso di mancato pagamento di almeno otto rate, anche non consecutive.

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