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Rosy Mauro non si dimette. L’annuncio a Porta a Porta

La pupilla del Senatùr resiste e, a sorpresa, annuncia l’intenzione di non voler fare il tanto auspicato passo indietro da Vicepresidente del Senato. “Non mi dimetto, perché dovrei” ha detto a Bruno Vespa.
A cura di Biagio Chiariello
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la pupilla di Bossi resiste e annuncia di non volersi dimettere da vicepresidente del senato

Le voci sulle dimissioni di Rosy Mauro da vicepresidente del Senato si erano rincorse per tutto il giorno. Una formalità che avrebbe dovuto trovar conferma nel corso della puntata di Porta a Porta, in onda stasera su RaiUno. Ma il colpo di scena arriva nel pomeriggio, proprio dal salotto nel quale viene registrato il talk show diretto da Bruno Vespa. «Non vedo perché dovrei dimettermi» afferma candidamente ai giornalisti la prediletta di Umberto Bossi, chiarendo che alzerà la scudo anche nelle aula di Palazzo Madama. «Non ho nulla da nascondere -prosegue la Mauro- e ho tutte le prove per rispondere alle accuse». L'esponente leghista afferma di voler spiegare quanto è accaduto in questi giorni, vuole far luce sullo scandalo che l'ha travolta insieme a tutta la Family leghista, portando alle dimissioni prima del Senatùr e poi del figlio Renzo Bossi.

Su un punto Rosi Mauro vuole essere chiara fino in fondo e per questo ne parla addirittura in terza persona, quasi come se fosse davanti ad un giudice: «A Rosy Mauro la Lega non ha mai dato un euro. Ma c'è la donazione del partito al Sindacato padano. Tutto è tracciabile dai bonifici. Ci sono estratti conto del sindacato con la mia firma, e si può verificare ciò che si vuole. Io non ho mai preso un euro. Il partito era assolutamente informato delle donazioni al sindacato». La Mauro smentisce anche l'accusa principale ipotizzata contro di lei dai pm che indagano sul caso Belsito. Una laurea acquistata in Svizzera? Tutto falso, afferma Rosy : «Io ero asina a scuola, non mi ha mai neppure sfiorato l'idea di iscrivermi ad una università in Svizzera o altrove. Posso escluderlo anche per il mio caposcorta, Paolo Moscagiuri».  Secondo i magistrati, infatti, anche il compagno della senatrice, conosciuto anche con lo pseudonimo di Pier Mosca di "Kooly Noody”, avrebbe beneficiato dei soldi sottratti dalla casse della Lega Nord.

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