Rosy Bindi: “Berlusconi ha cambiato l’Italia in peggio, resteranno le offese a donne e istituzioni”
Il primo pensiero di Rosy Bindi, dopo la morte di Silvio Berlusconi è di "pietà e partecipazione, di fronte al dolore dei familiari. Tutti, alla fine della nostra vita, saremmo stati tante cose, ma resteremo figli, padri, fratelli, sorelle, amici. Queste saranno le uniche cose che contano davvero".
Intervistata da Fanpage.it, però, l'ex ministra e parlamentare del Pd rivendica anni di battaglie, combattute da protagonista, contro le posizioni e le politiche del leader di Forza Italia. "La morte non cancella naturalmente la vita delle persone – dice Bindi – e io non cambio idea sui motivi, per cui sono stata un'avversaria di Silvio Berlusconi. Pur riconoscendogli un ruolo da protagonista nella politica italiana, io credo che sicuramente abbia contribuito a cambiare l'Italia, ma certamente non in meglio".
Cosa lascia Silvio Berlusconi?
È stato un grande imprenditore, che si porta dietro tanti misteri. Così come si porta dietro la certezza di una legislazione a suo favore. E la sua scelta politica resta legata alla necessità di proteggere direttamente ciò che davvero amava, il suo impero televisivo ed editoriale. E poi ha introdotto nel costume, nella società italiana, dei modelli che io credo siano stati negativi.
Di lei disse, in una famosa e poco elegante uscita televisiva, "Bindi è più bella che intelligente"
Gli risposi che io non ero una donna a sua disposizione. Nella risposta credo che ci sta tutto. Non mi sentii offesa io in quel momento, erano offese tutte le donne. E dall'altra parte, erano offese le istituzioni nel nostro Paese. Quella frase infatti fu pronunciata dopo che la Corte Costituzionale aveva bocciato le sue leggi ad personam. Lui attaccò la Corte Costituzionale e il presidente Napolitano, che a suo giudizio aveva influito sul giudizio della Corte. Io mi permisi di ricordargli che non poteva permettersi di attaccare le principali magistrature del Paese.
"Non sono una donna a sua disposizione", diventò una frase manifesto della resistenza al berlusconismo
La frase esatta era: sono una donna che non è a sua disposizione. Quello rimane un modo alternativo al suo, di intendere il ruolo della donna. Dopodiché gli riconosco il valore di essere stato un grande lottatore, capace sempre di rialzarsi. Sicuramente ha avuto una grande ostinazione nel percorrere i suoi obiettivi, che pure io consideravo sbagliati.
La sua è stata una resistenza femminista, ante litteram
Non è che Berlusconi non volesse le donne. Il problema è che Berlusconi ha inciso nel costume e nella mentalità del Paese. Questo è il lascito meno nobile nel suo passaggio tra di noi.
La sinistra ha una responsabilità in questo senso?
Indubbiamente è stato sottovalutato questo aspetto. L'alternativa a Berlusconi non poteva essere soltanto politica. Avrebbe dovuto essere molto di più un'alternativa culturale, etica, di concezione della società. È vero che lui era molto potente con il suo impero televisivo, editoriale e con la sua presenza politica. Ma la vera alternativa a Berlusconi doveva essere quella. E invece c'è stata una certa debolezza da parte di tutta la società italiana, che si è lasciata plasmare.
Lei è stata anche presidente della commissione Antimafia. I presunti rapporti con le organizzazioni mafiose sono stati uno dei punti più controversi della storia di Berlusconi
I trent'anni segnati dalla presenza di Berlusconi andranno consegnati alla storia e alle ricerche degli storici. Io so soltanto che dopo il 1992 e 1993, anni nei quali coincidono due fatti drammatici di questo Paese – Tangentopoli da una parte e l'ultima fase della stagione delle stragi dall'altra -, alle elezioni vince Silvio Berlusconi. E quella spinta moralizzatrice che il Paese aspettava si è risolta sicuramente in modo opposto a quello che l'Italia avrebbe tentato.
Su questi aspetti, si deve indagare ancora?
Assolutamente, ma questo lo consegniamo agli storici.