Rosato a Fanpage.it: “Non lascio Italia Viva, ma non ho condiviso il fallimento del partito unico”
Non lascia, ma non si nasconde. Ettore Rosato, intervistato da Fanpage.it, mette subito in chiaro che non ha intenzione di andare via da Italia Viva, come si vocifera da giorni in Parlamento, per passare a Forza Italia, ma non nega la delusione per le ultime decisioni prese nel partito. Sullo scontro tra governo e magistratura, il deputato invita ad abbassare i toni e sottolinea la necessità di fare le riforme. Molte delle quali sono condivise da Italia Viva, che potrebbe votarle come fatto con la delega fiscale.
Onorevole Rosato, la prima domanda è d'obbligo: è vero che lascia Italia Viva per passare a Forza Italia? C'è chi parla di interlocuzioni in corso…
Ho interlocuzioni da sempre con tutti, faccio politica. Abbiamo costruito così Italia Viva. Detto questo, non c'è intenzione di andare via dal partito, punto. Poi, è vero, non ho condiviso le modalità di gestione che hanno portato al fallimento dell'esperienza del partito unico che poteva nascere, un vero peccato.
Va bene, allora parliamo dei temi, a partire dalla giustizia. Cosa pensa dello scontro tra governo e magistratura?
Guai a trascinare lo scontro su un piano di questo tipo. I magistrati devono poter fare liberamente il loro mestiere e la politica il suo, senza condizionamenti. Questo passa anche attraverso indispensabili riforme, da sempre annunciate e da sempre osteggiate anche da un pezzo della magistratura.
Nell'ormai famosa nota anonima di Chigi, che poi Meloni ha fatto sua, si dice che una parte della magistratura starebbe facendo campagna elettorale contro il governo in vista delle europee. È d'accordo?
Non so se fanno campagna elettorale per le europee, ma usano male le energie. Che la magistratura possa dare un contributo al Parlamento nella fase legislativa è previsto, lo fa il Csm. Che l'Anm sia sul piede di guerra a ogni annuncio di un intervento legislativo sta diventando patologico.
Lo scontro in questi giorni si è concentrato nuovamente sulla separazione delle carriere, che i magistrati leggono con un intento punitivo e che Nordio ha promesso di portare sul tavolo della maggioranza entro le prossime settimane
Sono d'accordo e non riesco a trovarci nessun elemento punitivo. Anche perché sarà il magistrato a decidere quale carriera fare. Oggi c'è il paradosso per cui bisogna cambiare sede per passare dalla giudicante alla requirente, che mi sembra un'escamotage veramente inutile, come lo è non prendere atto che sono due mestieri profondamente diversi.
Le parole del presidente del Senato La Russa sul caso del figlio sono state molto criticate, anche da Meloni stessa, che idea si è fatto del suo intervento?
Il papà La Russa si è reso sicuramente conto che parlando non ha fatto un favore al figlio. Sono questioni delicatissime che è giusto che trovino riscontri e giudizi nelle sedi opportune. E non sono quelle mediatiche, né quelle politiche.
Parliamo della delega fiscale: perché l'avete votata con la maggioranza alla Camera?
Perché la condividevamo. Era praticamente un copia e incolla delle norme prodotte dal governo Draghi, poi sono stati accolti alcuni nostri emendamenti molto significativi, come la cancellazione della flat tax incrementale, sulle poche cose che erano state aggiunte da questo governo. Non capisco chi ha fatto parte del governo Draghi e ora ha votato contro, semplicemente per motivi ideologici e di posizionamento.
Perciò respingete le accuse di aver fatto da quarta gamba della maggioranza? E siete pronti a votare con il centrodestra anche sulla giustizia?
Non mi sembra proprio che la maggioranza abbia bisogno di supporto. Noi votiamo nel merito solo i provvedimenti che condividiamo e tra questi non c'è il voto di fiducia al governo. Sulla giustizia, se il ministro Nordio viene in Aula con dei punti che sono da sempre nel nostro programma, e aggiungerei anche in quello del Pd per molti aspetti, perché dovremmo votare contro?
Però allora le chiedo: perché la delega fiscale con la maggioranza sì e il salario minimo con tutte le opposizioni no?
Il tema non è se le opposizioni sono d'accordo o no, che è abbastanza inutile, ma trovare il modo di convincere la maggioranza a farsi carico dei milioni di italiani sottopagati, perfino quando si tratta di appalti pubblici. È un problema che questo governo non può esimersi dall'affrontare. Io incalzerei la loro proposta, anziché chiuderci in una discussione accademica.