Rosatellum bis, il governo incassa la fiducia al Senato: domani il voto finale
È ripresa questa mattina, nell’aula del Senato, la discussione sulla legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis: il governo ha deciso di porre la questione di fiducia su cinque articoli del testo per evitare sorprese negli eventuali voti segreti che l’assemblea di Palazzo Madama avrebbe potuto chiedere. La discussione è andata avanti per tutta la mattinata prima di arrivare alle dichiarazioni di voto. La prima chiama, quella sull’articolo 1 della legge, è iniziata intorno alle ore 14, seguita da quella sull’articolo due alle 15, dal voto sull’articolo tre alle 16 e dalla fiducia sull’articolo quattro alle 17. Poco prima delle 18 è stato invece votato l’articolo 5, sul quale il governo non ha posto la fiducia. Subito dopo è arrivato l’ultimo voto di fiducia sull’articolo sei del Rosatellum bis. Il governo ha quindi incassato la fiducia del Senato, con circa 150 voti favorevoli nelle varie votazioni, sul Rosatellum bis.
Il Senato ha dato il via libera alla prima questione di fiducia sull'articolo 1 del Rosatellum bis: 150 i voti favorevoli, 61 quelli contrari: 219 i presenti, 211 i votanti. I senatori del M5s non hanno partecipato alla prima chiama ma hanno votato ‘no' alla seconda passando davanti ai banchi della presidenza, nell'aula di Palazzo Madama, coprendosi gli occhi con le mani. I parlamentari di Mdp hanno votato ‘no' alla fiducia durante la seconda chiama: anche loro non hanno partecipato alla prima chiama dove, secondo quanto riferito, è stato comunque garantito il numero legale. Durante la votazione non sono mancate proteste e urla tra i senatori presenti in Aula, soprattutto dopo che il parlamentare M5s Mario Giarrusso – dopo aver votato ‘no' alla fiducia – ha fatto il gesto dell'ombrello sfilando sotto la presidenza del Senato.
Sia Mdp che M5s hanno deciso di non rispondere alla prima chiama nelle votazioni delle prime fiducie: l'idea di entrambi è quella di rispondere all'appello solo nel caso in cui sia stato già raggiunto il numero legale. Poco dopo è arrivato il via libera del Senato anche alla seconda fiducia con 151 sì e 61 no, seguito dal voto sul terzo articolo con 148 favorevoli e 61 contrari. La quarta fiducia è passata con 150 voti a favore e 60 contrari. Decisivi, per il raggiungimento del numero legale in aula, anche i senatori di Ala di Denis Verdini.
Successivamente, l'aula del Senato ha approvato l'articolo 5 del Rosatellum bis, su cui non era stata posta la fiducia. Durante la discussione, il presidente del Senato Pietro Grasso ha risposto al senatore M5s Vito Crimi che lo invitava a dimettersi per protestare contro la decisione del governo di mettere la fiducia sulla legge elettorale: "A volte – ha replicato Grasso – è più difficile restare che andarsene. Io che ho senso delle istituzioni resto nel mio posto. Come sapete non ho accettato di candidarmi in Sicilia proprio per poter continuare con senso delle istituzioni a espletare il mio compito. Quando si difendono le istituzioni non sempre si possono seguire i propri sentimenti".
Movimento 5 Stelle, Sinistra italiana e Mdp hanno annuciato l'Aventino sul Rosatellum bis e, dopo le dichiarazioni di voto sull'articolo 5, hanno lasciato l'aula. Il Senato ha poi dato parere favorevole anche al quinto voto di fiducia, quello sull'articolo 6 del testo: la quinta fiducia è stata approvata con 145 sì e 17 n0.
Il voto finale del Senato sulla legge elettorale è previsto per giovedì alle 12, secondo quanto deciso dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Le dichiarazioni di voto sono previste dalle 9.30 alle 11. Il MoVimento 5 Stelle ha convocato una manifestazione davanti al Senato per protestare contro l’approvazione di una legge elettorale definita “incostituzionale” e contro il ricorso alla questione di fiducia per votarla. Oggi sono attesi in piazza i principali esponenti del M5s che hanno invitato i manifestanti a portare una benda bianca da mettere davanti agli occhi per dire che con questa legge saranno costretti a votare alla cieca.
Napolitano: ‘Voto la fiducia ma Parlamento compresso’
Il presidente della Repubblica emerito, Giorgio Napolitano, è intervenuto in aula annunciando che “nonostante tutte le problematiche” voterà per la fiducia al governo Gentiloni “per salvaguardare il valore della stabilità” e sostenere il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. L’ex capo dello Stato ha criticato l’impossibilità di emendare la legge elettorale ma ha sottolineato che il “dilemma” non è “fiducia o non fiducia, anche perché non è mai stata affrontata, neppure dinanzi alla Corte, una obiezione di incostituzionalità della fiducia”. Il punto – secondo Napolitano – "è se si può però far valere l'indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento fino a comprimere drasticamente ruolo e diritti sia dell'istituzione sia dei singoli deputati e senatori?".
Il presidente emerito della Repubblica è intervenuto da seduto per le sue “difficoltà personali” e ha difeso il ruolo del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “Singolare e improprio è far pesare sul presidente del Consiglio una fiducia condivisa da un gran numero di partiti. Ha dovuto aderire a quella convergente richiesta, e me ne rammarico, da quanti avrebbero potuto chiedere di ricorrere alla fiducia su punti determinanti del testo, cosa che non ebbero il coraggio e la lucidità di fare”. Napolitano dice di aver “compreso le difficoltà del presidente del Consiglio che ho stimato e stimo per aver rafforzato la posizione italiana anche sul piano europeo e internazionale”.
Napolitano sostiene di aver sperato in una “approvazione largamente condivisa”, pur ponendo un dubbio sul Rosatellum bis: “Siamo sicuri che la legge elettorale in votazione possa reggere a lungo? Che abbia un fondamento sufficientemente solido?”. Ed entrando nel dettaglio, aggiunge: “Ho apprezzato la scelta di fondare la nuova legge elettorale su un mix di proporzionale e maggioritario sulla scia del Matarellum ma sarebbe stato coerente mutuare anche una netta distinzione tra collegi e liste dei partiti”. Secondo Napolitano, ora serve un “nuovo senso di comune responsabilità al di là della collocazione dei singoli partiti” e capire “come contrastare forme di ostruzionismo dilatorio o paralizzante in Parlamento” con l’obiettivo di “contrastare rigurgiti della campagna anti-parlamentaristica che ha tristi precedenti in Italia”.
A sorpresa, però, l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano non ha votato la prima fiducia, nonostante durante il suo intervento in aula avesse affermato di volerla votare per sostenere Gentiloni e per garantire la stabilità. "Il Presidente Emerito Senatore Giorgio Napolitano – chiarisce poi una nota – affiderà al voto elettronico finale sulla legge elettorale l'espressione della fiducia al Governo Gentiloni che ha già annunciato in aula".
Di Maio chiede a Mattarella di non firmare la legge
Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio, in un’intervista rilasciata a la Repubblica ha fatto un appello al capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Ci rivolgiamo a lui con il massimo rispetto in quanto garante della Costituzione, se questa legge elettorale sarà approvata dal Parlamento, gli chiediamo di valutare con attenzione i profili di incostituzionalità e di non firmarla. Se un domani la Corte Costituzionale dovesse bocciarla, e secondo noi accadrà, Mattarella ne sarebbe responsabile”. Il MoVimento si era già rivolto al capo dello Stato chiedendogli di far modificare la legge o di non firmarla in caso di approvazione da parte dei due rami del Parlamento.
Anche un altro degli esponenti di spicco del MoVimento, Roberto Fico, si è appellato a Mattarella: “Sarà molto dura che il presidente della Repubblica non firmi la legge elettorale ma noi lo chiediamo con forza perché la legge elettorale è ciò che regola la nostra vita democratica. Mattarella deve ascoltare il grido dell’opposizione principale del paese”, afferma sostenendo che in caso di approvazione la democrazia “sicuramente ha un colpo”.
Mdp contro il Rosatellum bis: ‘Chiuso rapporto con governo’
Tra gli oppositori della legge elettorale c’è anche Mdp che ieri, insieme a Sinistra Italiana, ha partecipato alla mobilitazione organizzata davanti al Senato dal Coordinamento per la democrazia. Enrico Rossi, presidente della regione Toscana e fondatore di Articolo Uno-Mdp, scrive su Facebook: “Il Rosatellum aiuta la destra, forse è questo quello che si vuole. Una legge elettorale dovrebbe essere semplice, comprensibile a tutti i cittadini, equilibrata nel definire la rappresentanza e nell’agevolare la governabilità. Dovrebbe essere anche rispettosa della Costituzione. Il Rosatellum invece è una ‘legge truffa’, frutto di un accordo tra Pd, Forza Italia e Lega”.
Francesco Laforgia, capogruppo di Mdp alla Camera, ha affidato a Twitter la sua amarezza per la richiesta del governo di porre la questione di fiducia: "Il Rosatellum stabilisce un record di nominati, fiducie e numeri di collegi consegnati alla destra. Il rapporto con il Governo finisce qui".