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Romano (M5s) a Fanpage: “Salario minimo non diventi strumento da campagna elettorale, va approvato”

“C’è bisogno di introdurre una soglia minima per legge, un paracadute”, spiega il senatore del Movimento 5 Stelle, Iunio Valerio Romano, in un’intervista a Fanpage.it. In Italia si torna a parlare di salario minimo, mentre in commissione a Palazzo Madama c’è una proposta di legge ferma da mesi: “I tempi sono stretti, ma dobbiamo approvare questa legge che il Paese merita entro la fine della legislatura – continua Romano – spero solo non diventi un tema da campagna elettorale, per speculare sulle spalle della gente”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La direttiva Ue sul salario minimo ha riaperto ufficialmente la discussione in Italia su un tema di cui – in verità – si parla da anni. Il nostro Paese è tra i pochi sprovvisti di una soglia minima di retribuzione, anche se ciò è compensato dal ruolo della contrattazione collettiva. Il Movimento 5 Stelle da anni porta avanti la proposta, che in questo momento è pronta al Senato con un disegno di legge fermo da mesi a Palazzo Madama. Iunio Valerio Romano, senatore pentastellato capogruppo in commissione Lavoro, ha spiegato in un'intervista a Fanpage.it perché è importante approvare questa legge prima della fine della legislatura e soprattutto perché è possibile farlo, dal suo punto di vista.

Dall'Europa è arrivata un’indicazione precisa: serve un salario minimo, anche se in verità l’Italia è tecnicamente esentata. Cosa ci dice questa decisione delle istituzioni Ue?

Attendevamo questa direttiva da tempo e la accogliamo ovviamente con grande soddisfazione. Per quanto riguarda il discorso della non obbligatorietà per l'Italia, invece, va precisato che la direttiva obbliga a introdurre un quadro procedurale per fissare dei salari minimi in ambito europeo e aggiornarli secondo una serie di criteri chiari e stabili. Ovviamente l'Italia, sicuramente grazie a una contrattazione collettiva di alto livello, è più avanti di altri Paesi. Però c'è l'esigenza di introdurre una soglia minima per legge che costituisca una sorta di paracadute.

E pensate di farlo con la proposta di legge a prima firma Catalfo?

Sì, ma vogliamo in primis rafforzare la contrattazione collettiva, a cui spetta andare a individuare il trattamento economico complessivo e quello minimo. Poi, solo laddove la contrattazione di settore non dovesse prevedere degli importi in linea con il dettato costituzionale, allora si individua per legge una soglia di dignità. Abbiamo pensato a 9 euro lordi proprio facendo una media e ci sembra il giusto compromesso, ma siamo pronti a discutere. Già per legge oggi esiste il minimale contributivo, tra l'altro. Non è neanche una novità assoluta nel nostro ordinamento.

A che punto è l'iter del provvedimento? Sono mesi che è fermo in commissione al Senato…

Da un punto di vista tecnico siamo in una fase avanzata e aspettiamo i pareri dei ministeri competenti. Lato politico, invece, probabilmente c'è un po' di timore che i sindacati possano perdere il loro ruolo primario e che ci possa essere una fuga dal contratto collettivo. Ma non è così. Bisogna evitare il fenomeno del dumping salariale, perché sappiamo che in Italia i contratti collettivi nascono come funghi. In questo modo, nel momento in cui la contrattazione collettiva di settore per assurdo dovesse prevedere una soglia minima più bassa, questa verrebbe ricondotta automaticamente ai nove euro.

Il ministro Orlando oggi ha parlato di un intervento urgente per il lavoro povero basato proprio sul riconoscere il trattamento economico complessivo come salario minimo…

Orlando sembra aver sposato l'impostazione dell'ex ministra Catalfo, ora però quest'apertura deve potersi tradurre in qualcosa di concreto. In commissione in Senato siamo pronti a votare gli emendamenti, che però siano in linea con il senso del provvedimento senza stravolgere l'impianto. I tempi sono stretti, dobbiamo poter chiudere il provvedimento entro luglio per consentire il passaggio alla Camera. Solo così potremo produrre questa legge che il Paese merita entro la fine della legislatura. Voglio dire però che mi secca possa diventare un tema da campagna elettorale, andando a speculare sulla pelle della gente. La crisi morde e non possiamo permetterci di perdere tempo.

Quindi secondo lei si può davvero approvare questa legge entro la fine della legislatura? Il centrodestra non sembra affatto d'accordo…

Ho visto approvare leggi in una notte. Quando c'è la volontà politica si può fare tutto. Ovviamente più voci ci sono più il rischio è che il punto di caduta possa essere un testo imperfetto, per soddisfare le esigenze di tutti. Sono moderatamente fiducioso, perché il tema del salario minimo è sentito fortemente un po' da tutti, ancor di più in questo particolare momento storico in cui serve per evitare che si inneschi una crisi economica dalla quale sarà complicato venire fuori. E il fatto che ci sia difficoltà a reperire manodopera, al di là della difficoltà di far incontrare domanda e offerta di lavoro, dipende anche dal fatto che i salari non sono adeguati.

Nel frattempo tra gennaio e aprile di quest'anno sono state presentate più di 250mila denunce di infortunio sul lavoro all’Inail. Sono morte 261 persone in quattro mesi, più di due al giorno. Cosa ci dicono questi numeri?

Ci dicono che la strada è ancora molto lunga per rendere prossimo allo zero il rischio infortunio. Tanto è stato fatto sul fronte dei controlli, con il potenziamento degli organi ispettivi e un efficientamento delle misure di prevenzione e contrasto. Tutto questo non basta però. Bisogna concentrarsi anche sull'addestramento pratico e cambiare l'approccio culturale, cominciando dalle scuole. Perché portando l'esperienza diretta di chi ha vissuto un infortunio la forza è ancora maggiore. È anche importante, però, che dove ci sono fatti penalmente rilevanti la giustizia sia rapida. Dietro l'infortunio del singolo ci sono drammi di intere famiglie, vale la pena ricordarlo sempre.

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