Roccella dice che l’educazione sessuale a scuola non riduce i femminicidi

Dopo il Consiglio dei ministri di venerdì, che in vista dell'8 marzo ha introdotto il reato di femminicidio, come reato autonomo, la ministra della Famiglia Eugenia Roccella ha detto che non ci sarebbe una correlazione tra l'introduzione dell'educazione sessuale a scuola e i femminicidi.
Per la la ministra i dati europei dimostrano che "nei Paesi dove c'è l'educazione sessuale nelle scuole non c'è un calo dei femminicidi, anzi per esempio in Svezia sono più che in Italia. Per adeguare le politiche ai bisogni servono dati concreti. Con Valditara e la Fondazione Cecchettin, piuttosto, abbiamo insistito molto sull'educazione al rispetto", ha dichiarato la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, in un'intervista a "Il Messaggero".
Iniziamo col dire che l'UNESCO, già nel 2018, aveva sottolineato l’importanza dell’educazione sessuale nelle scuole, sottolineando come essa possa influenzare positivamente i ragazzi nello sviluppo di conoscenze, competenze e atteggiamenti. E già nel 2010, l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva raccomandato l'avvio di tali programmi educativi fin dalle scuole materne.
L'Unesco aveva ribadito l'importanza del diritto all’educazione affettiva e sessuale non solo come diritto alla salute, ma anche al fine di realizzare il pieno rispetto dei diritti umani e favorire l'uguaglianza di genere, uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell'ONU.
Il Global Education Monitoring dell'UNESCO ha pubblicato il rapporto "Comprehensive sexuality education (CSE) country profiles", analizzando politiche e attività di Educazione sessuale ‘comprensiva' effettuata su 50 nazioni. Lo studio mostra come nella fascia d'età tra 15 e 19 anni ci siano ancora circa 10 milioni di gravidanze non desiderate. Secondo il rapporto, solo il 20% dei Paesi analizzati ha una normativa sull'educazione sessuale e solo il 39% ha adottato iniziative specifiche al riguardo.
Dal rapporto risulta che l'Italia è agli ultimi posti tra le nazioni europee, essendo uno degli ultimi Stati membri dell'Ue in cui l'educazione sessuale non prevista a scuola. Insieme all'Italia ci sono anche Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania
In generale, sono 21 gli Stati che prevedono progetti obbligatori di educazione sessuale e sentimentale nelle scuole, anche se secondo il rapporto UNESCO, solo 10 tra questi hanno introdotto un programma di Comprehensive Sexuality Education (Cse), che cioè affronta il tema con un approccio olistico e organico e non concentrato esclusivamente sull'aspetto biologico.
In Paesi come Svezia, Austria, Germania, Francia e Spagna ci sono stati passi avanti, integrando l'educazione sessuale nelle programmazioni scolastiche. La Svezia, per esempio, ha introdotto l'educazione sessuale addirittura nel 1955, l'Austria dal 1970. In 10 Paesi europei, come dicevamo, sono previsti percorsi di educazione affettiva sessuale curriculare: significa che viene fornito un insegnamento trasversale e unitario sugli aspetti cognitivi, emozionali, fisici e sociali della sessualità.
Secondo l'Unesco, nelle nazioni dove sono stati implementati questi percorsi, si è riscontrato un netto miglioramento della situazione. Più i giovani sono informati più tendono a essere educati a concetti come rispetto e il consenso; si riduce significativamente il rischio di violenza, sfruttamento e abusi sessuali; i giovani praticano sesso in sicurezza.
Roccella replica a "Non una di meno"
Roccella ha risposto anche alle accuse di transfobia da parte del corteo di "Non una di meno" che si è svolto ieri a Roma, dove tra gli slogan contro Regione e governo uno in particolare diceva "Rocca Roccella e Valditara la vostra transfobia la pagherete cara".
Roccella ha replicato: "Non è sintomo di transfobia dire che il femminismo parte dall'avere un corpo sessuato di donna. Non è un caso che le transfemministe arrivino all'uso delle shwa o degli asterischi, ovvero all'eliminazione del femminile. Penso che questo rientri nelle nuove subdole forme di patriarcato. Mi piacerebbe, però, che ci fosse un confronto sereno tra le femministe della differenza e le transfemministe, non una rissa o un gioco all'insulto".
A proposito del disegno di legge sul femminicidio varato lo scorso venerdì, Roccella ha detto che "è una legge completa, non c'è solo il reato di femminicidio, ma anche altre misure come quelle per informare le donne e le loro famiglie in merito a quanto accade durante tutto l'iter giudiziario. Aver introdotto il femminicidio nel Codice è un segnale forte e l'ergastolo non è il punto fondamentale".