"Credevamo che il nostro Presidente del Consiglio avesse in comune con Mubarak solo una nipote, invece ha anche il vizietto di non voler dare le dimissioni". Con queste parole comincia l'applauditissimo intervento di Umberto Eco al Palasharp di Milano, nel corso della maifestazione organizzata da "Libertà e Giustizia" per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi.
Sul palco, di fronte ad un palazzetto gremito in ogni ordine di posti (con oltre 10mila presenze), sono saliti alcuni fra i più noti e rispettati intellettuali italiani, da Gustavo Zagrebelsky a Paul ginsborg, fino ad arrivare a Roberto Saviano e, appunto, ad Umberto Eco. Una manifestazione senza alcun simbolo o rappresentante ufficiale di partito, animata dalla volontà di mandare un chiaro segnale a maggioranza e opposizione, ma soprattutto al Presidente del Consiglio, travolto dal caso Ruby e sempre al centro delle indagini della Procura di Milano (solo poche ore fa un vero tam tam in Rete sull'esistenza di foto compromettenti di Berlusconi nudo con le ragazze del Bunga Bunga). "Chiedere le dimissioni del Cavaliere vuol dire preservare il proprio onere e la dignità di una intera Nazione, come sotto il fascismo quando tutti i professori universitari furono obbligati a prestare giuramento e quegli undici che non lo fecero, persero il posto ma salvarono l'onore dell'Università italiana": è questo uno dei passaggi più significativi dell'intervento di Eco, ascoltato con ammirazione da una platea composta in larga parte da giovani e zeppa di cartelli e striscioni durissimi nei confronti di Berlusconi.
Molto atteso anche l'intervento di Roberto Saviano che, in un lungo intervento (che vi proponiamo, nel video raccolto su youtube da Repubblica Tv) è riuscito ad entusiasmare la folla con un'analisi lucida e precisa sullo "scivolamento del linguaggio e della realtà", verso un mortificante "già visto" che sembra averci tolto perfino la capacità di reagire e di indignarci, anche perchè "chi si espone pubblicamente, criticando il governo, sa che pagherà un prezzo in termini di fango, di diffamazione, di delegittimazione". Sibillina invece la replica del Presidente del Consiglio che invita a "non prendere sul serio" gli intellettuali del Palasharp, del resto bollati come "fascisti di sinistra" dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.