Roberto Saviano spiega perché quello con l’Albania sui migranti è un accordo inutile e propagandistico

Il protocollo tra Italia e Albania sui migranti non è solo pura propaganda politica, ma si rivelerà anche inutile sul piano organizzativo e gestionale. Roberto Saviano, in un video per Fanpage.it, spiega il perché.
A cura di Redazione
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di Roberto Saviano

Per ora è solo un annuncio, quello di portare circa 36 mila migranti in due centri di detenzione in Albania. Uno costruito per la gestione delle procedure di frontiera, quindi identificazione, provenienza, visite mediche. Un altro per trattenere i migranti in attesa del rimpatrio. Ma come tutte le altre cose fatte da questo governo, è solo uno spot elettorale. Costoso, però, e pagato dai contribuenti. All'Albania, per questa disponibilità, verrà data una cifra, solo di anticipo, di 16 milioni di euro.

Non solo questo accordo non porterà a nulla, ma sarà un costo aggiuntivo in termini economici e logistici per l'Italia. E tutto questo lo si farà come al solito sulla pelle dei migranti.

Innanzitutto, essendo un accordo internazionale, dovrebbe passare per il Parlamento. Ma il governo dichiara che, in base al Trattato di amicizia tra Repubblica Italiana e Repubblica Albanese del 1995, non servirà. Falso, un accordo internazionale di questo tipo necessità sempre la sorveglianza parlamentare. Dev'essere approvato con un voto delle Camere.

Questo accordo è completamente illogico, fatto in maniera frettolosa e con fare dilettantistico.

Un problema di giurisdizione

Il problema principale è giurisdizionale. Di fatto accadrebbe questo: la giurisdizione italiana verrebbe estesa a un territorio extraeuropeo attraverso una semplice stretta di mano tra Giorgia Meloni ed Edi Rama. Questo significa che in quei centri non varranno più le leggi albanesi, ma quelle italiane. Anche se il centro si trova in Albania. Stare entro quei confini, i confini dei centri di detenzione, sarà come essere a tutti gli effetti in territorio italiano. Ma tutto questo dentro lo Stato di Albania.

Un'assurda macchinosità.

Chi deciderà circa la libertà personale del migrante che aspetta di essere rimpatriato? Chi deciderà sulla sua richiesta di protezione internazionale? Un giudice italiano, lo abbiamo appena detto. Ma quale? Scelto in base a cosa? Stabilire chi sia il giudice competente è il principio base del diritto. Ma il governo italiano su questo principio basilare non risponde.

La selezione delle fragilità

Come non dice chi risponderà alle richieste d'asilo dei migranti. Ogni richiedente asilo che viene soccorso da una nave militare italiana – che rappresenta quindi il territorio italiano – ha diritto a presentare domanda di protezione internazionale nell'Unione europea. Se questa persona viene però portata in un Paese extra Unione Europea, come si garantisce questo diritto? Le persone avranno accesso a tutti i servizi che dovrebbero essere assicurati, come avvocati, interpreti, commissioni territoriali, mediatori, eccetera? Chi si preoccuperà di mantenere gli standard europei sull'accoglienza e sui diritti? Chi si occuperà di garantire questi diritti?

E ancora, come si decide chi verrà trasferito in Albania? Il governo ha specificato che non verranno trasferiti nei centri minori, donne e soggetti vulnerabili. Ma da a bordo di una nave, come è possibile stabilire se una persona sia vulnerabile o meno?

Se e come questo accordo sia anticostituzionale lo vedremo, ce lo dirà chi di dovere. Ma sicuramente possiamo dire che è politicamente e organizzativamente inutile. Parliamo di centri molto costosi, che richiederanno sforzi logistici importanti. Alla fine, però, non solo non miglioreranno la gestione dei flussi in Italia, ma esacerberanno problemi già esistenti.

Numeri che non tornano

Vediamo i numeri. Nel protocollo il governo scrive che nei centri albanesi potranno essere ospitate al massimo 3 mila persone alla volta. Giorgia Meloni ha specificato che 3 mila persone saranno trasferite ogni mese, per un totale di 36 mila all’anno. Quindi 36 mila rimpatri ogni anno. Da quale cilindro esce questo numero?

Lo stesso ministro Matteo Piantedosi, parlando in Parlamento circa un mese fa, ha ammesso che i numeri reali al momento siano molto più bassi. Da gennaio a ottobre di quest'anno l'Italia ha rimpatriato 3.471 migranti. L'anno precedente, nello stesso periodo, appena 2.800. Altro che 3 mila al mese. Questi numeri sono gonfiati semplicemente per suggerire che il governo stia gestendo e risolvendo la questione migratoria, cosa che invece non sta accadendo per niente.

Le false promesse sui rimpatri

I migranti in attesa di rimpatrio potranno rimanere nei centri fino a un massimo di 18 mesi. Il premier albanese Edi Rama ha precisato che scaduto questo termine l'Italia dovrà riportarli sul suo territorio, se non è riuscita nel frattempo a rimpatriarli. Cosa molto improbabile, visto che non sono mai riusciti a rimpatriare così tante persone. Quindi, per intenderci, quando scadono i 18 mesi, il migrante detenuto in Albania deve tornare in Italia. E alla fine sarà per strada in Italia, come accade tutt'ora. Con, in più, i costi di trasferire queste persone da una parte all'altro. Una folle strategia.

Ovviamente Giorgia Meloni tutte queste cose le sa, ma tace a questi numeri e tace su questi fatti, perché altrimenti ammetterebbe che quella con l'Albania è un'operazione completamente inutile.

L'Italia dichiara di essere una delle maggiori economie mondiali, ha una capacità logistica e di accoglienza infinitamente più grandi di un Paese come l'Albania. Questa operazione non ha alcun senso su nessun piano, è solo propaganda. È solo un ennesimo spot elettorale.

Il crimine organizzato albanese

E infine, cosa accadrà in Albania quando questo progetto partirà? Chi credete gestirà l'arrivo, gli appalti, le mense, in alcuni casi anche le fughe da questi centri? Le famiglie mafiose albanesi. 

Il rischio che il crimine organizzato albanese passteggi su questa operazione è elevatissimo. Senza un controllo diretto, come sappiamo, a chi andranno i finanziamenti italiani?

Lo abbiamo visto con la Turchia, con la Tunisia, con la Libia. Esternalizzare il controllo delle proprie frontiere non porta affatto a maggiore sicurezza, non porta affatto a una maggiore capacità di gestione, porta solo l'orrore dell'ingiustizia, della tortura, della corruzione.

Stiamo spostando fisicamente le nostre frontiere in un altro Paese: operativamente tutto ciò non si tradurrà in una maggiore efficacia nella tutela di queste frontiere, ma significherà svenderle. Lavarsene le mani, cercando di far fare il lavoro sporco agli altri. A pagare tutto questo, da un lato saranno i migranti. Dall'altro i cittadini, che vengono ingannati e saccheggiati. Verrano portate via loro risorse economiche, per investirle nei centri di detenzione in Albania. Che, però, non serviranno a niente.

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