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Roberto Saviano: “Salvini vuole andare a Mosca ma non per la pace, è complice del regime di Putin”

Davvero Matteo Salvini vuole andare a Mosca per fare il mediatore di pace? Roberto Saviano ricostruisce con Fanpage.it il rapporto del leader della Lega con il presidente russo Putin, a partire dalle motivazioni del viaggio che Salvini ha tentato di organizzare: “Il suo non è un obiettivo di pace ma coincide ancora una volta con quello di Mosca – spiega lo scrittore – cioè spaccare il fronte occidentale europeo”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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"Matteo Salvini vuole andare a Mosca a parlare di pace con Vladimir Putin. L’uomo dei respingimenti in mare, della difesa sempre legittima, cioè dell’armarsi per proteggersi vuole andare a parlare di pace con l’uomo che avvelena i dissidenti, uccide gli oppositori ed è rimasto al potere ininterrottamente da oltre vent’anni", comincia così, in un video per Fanpage.it, il commento di Roberto Saviano sul viaggio a Mosca organizzato da Salvini. "Ormai è stata svelata la relazione politica e economica tra il regime russo e i partiti sovranisti europei – ricorda lo scrittore – Salvini ha necessità di far cambiare la percezione di sé, da strumento del regime di Mosca a mediatore di pace".

Saviano, però, ha le idee chiare sul percorso tentato dal leader della Lega, e anche sulla riuscita: "Non è affatto questo il suo vero ruolo – continua – Il suo non è un obiettivo di pace ma coincide ancora una volta con quello di Mosca, cioè spaccare il fronte occidentale europeo per mostrare che non esiste una linea comune di azione. E tra l’altro di questo pericolo persino Giorgia Meloni ne ha dato contezza". Lo scrittore ricorda anche che non sarebbe affatto la prima volta per Salvini a Mosca, citando un video del 2014 in cui il leader della Lega nella capitale russa dice: "È una città pulita, non c’è un mendicante, non c'è un lavavetri, non ci sono rom, non c’è un clandestino". Ma la pulizia a cui fa riferimento Salvini "è semplicemente un controllo autoritario e poliziesco del centro della città – commenta Saviano – Non c’è ordine, c’è semplicemente repressione". Per capirci: "Nel 2013 il Consiglio d’Europa, Amnesty International e Human Rights Watch avevano già condannato le leggi discriminatorie varate dalla Duma russa sulla cosiddetta propaganda gay, che consente di arrestare chiunque si proclami pubblicamente omosessuale".

Un anno dopo il video di Salvini, nel 2015, a pochi passi da dove il leader della Lega aveva registrato quelle immagini viene ucciso Boris Nemtov, in quell'anno il principale oppositore di Putin. "La polizia c'è, discreta, ma fa il suo lavoro. Se sbagli paghi", diceva ancora il senatore del Carroccio. "La polizia discreta? – commenta sarcasticamente Saviano – Amnesty, da circa 15 anni, denuncia le torture a cui sono sottoposti la maggior parte dei detenuti politici nelle prigioni russe". E attacca: "Quando Salvini fa questa dichiarazione, nell’ottobre del 2014, Valeryin Donskoj, giovane giornalista freelance, viene arrestata dalla polizia russa e lasciata morire di polmonite nelle prigioni Mosca. Stava denunciando le violenze dell'esercito russo al confine con l’Ucraina".

Saviano, tra l'altro, ricorda al leader della Lega che "non è la discreta polizia che mantiene la sicurezza per le strade di Mosca, ma la ferocissima Solncevskaja bratva, una delle più importanti associazioni mafiose del mondo che controlla con violenza e intimidazione le strade della capitale russa, tenendole in ordine come piace a Salvini". E proprio sulla sicurezza, nel 2014 Salvini si chiedeva "perché qua si possa vivere serenamente, dai bambini alle donne, agli anziani, una città, mentre a casa nostra devi avere il terrore ad uscire di casa". Saviano risponde: "Non c'è nessuna serenità per le strade di Mosca. Negozi, aziende e condomini devono pagare tangenti a polizia e cartelli mafiosi per non avere aggressioni".

Poi lo scrittore fa un nuovo passo indietro: "Quando Salvini fa questa dichiarazione una banda che si definiva GTA, in contrasto con la Soncevskaja, aveva ucciso 17 persone solo per rubarne le auto. L’obiettivo della banda era far pagare a tutti i proprietari di auto di lusso una tassa di protezione. Poi la mafia li ha consegnati ai poliziotti". Saviano racconta che "Mosca non vive alcuna serenità", non si può "manifestare liberamente", non si può "avere un’impresa liberamente" o "esprimere liberamente la propria sessualità". È una città dove "puoi vivere tranquillamente solo se hai i soldi con cui comprare la protezione e sei in accordo col regime". La serenità a cui fa riferimento Salvini "è solo propaganda".

"Salvini è complice del regime di Putin – conclude Saviano – Quello che è stato uno dei più importanti consiglieri politici di Putin, Sergej Markov, ha usato un’immagine suggestiva, affermando che se non può arrivare la macchina di Draghi a Mosca, allora può funzionare la bicicletta di Salvini, che Markov chiama ‘la nostra bicicletta'. Salvini non è un uomo di pace, Salvini è la bicicletta dei russi".

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