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Roberto Saviano racconta Cosimo Di Lauro, dalla faida di Scampia alla morte al 41 bis

Dalla crescita all’ombra di un padre potentissimo alla presa di potere, con la sanguinosissima faida di Scampia, fino all’arresto e agli ultimi diciassette anni di carcere al 41 bis: Roberto Saviano racconta il destino di Cosimo Di Lauro.
A cura di Annalisa Girardi
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"Cosimo Di Lauro è morto a 49 anni. Solo, disperato, in una cella. Chiuso il regime di 41 bis. È così che si immaginava la vita di un uomo che decide della vita e della morte di tutti? Era questo il destino che pensavano avesse il figlio di un re? Sì, perché Cosimo Di Lauro nasce figlio di re: figlio di Paolo Di Lauro, Ciruzzo ‘o milionario, uno dei narcotrafficanti più importanti del mondo". Inizia così il racconto che Roberto Saviano fa per Fanpage.it della vita di Cosimo Di Lauro. Dalla crescita all'ombra di un padre potentissimo alla presa di potere, con la sanguinosissima faida di Scampia, fino all'arresto e agli ultimi diciassette anni di carcere al 41 bis.

"Cosimo sente suo padre molto più vicino ai suoi uomini che a lui. È geloso di questa organizzazione. Sente di essere figlio di un re, ma gli altri si credono sovrani anche loro. Crescendo ha sempre più fastidio. E un giorno capita una sciocchezza, che però permette a Cosimo di alzare la voce per la prima volta nella sua vita. Per la prima volta parla da camorrista tra i capi. Il motivo è futile. Nunzio, il fratello, si picchia con un ragazzo dei Licciardi, l'altra grande famiglia di Secondigliano, e Lello Amato viene mandato a discutere perché questo non accada più. Ma quando arriva, l'individuo con cui dovrebbe parlare gli dice che la prossima volta che si farà vedere gli sparerà in bocca. Lello Amato torna da Cosimo e lo avverte di non poter fare altro che uccidere quella persona. Ma Cosimo lo ferma. E dice di essere solo lui a decidere chi vive e chi muore".

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Saviano racconta come per la prima volta Cosimo Di Lauro prende in mano il potere mentre il padre si trovava lontano da Napoli. Lui e gli amici di infanzia decidono che da quel momento in poi saranno i giovani a governare il clan. Cambia tutte le regole, sia quelle economiche che regolavano lo spaccio che il codice che regolava gli omicidi. Gli uomini di suo padre non lo accettano ed escono dall'organizzazione: se ne vanno a Barcellona, motivo per cui sono denominati "spagnoli". E inizia la faida: "Morti su morti. A Melito, Secondigliano e Scampia. Cosimo non dà freno alla sua fame di sangue. È il 2004. Paolo Di Lauro, in grande difficoltà, non sa cosa fare. I suoi sodali di un tempo si sono messi contro suo figlio. Lui deve decidere. Mostrarsi talmente debole che il figlio ha fatto tutto senza la sua approvazione?  Ucciderlo perdendo il suo potere per sempre? Deve fare percepire di aver approvato ogni sua singola azione. Così rimane fermo", spiega Saviano.

Ma intanto il sangue continua a scorrere. Gli omicidi sono sempre più brutali. I media e i giornali cominciano a dare troppa attenzione a quello che sta accadendo. Cosimo rimane isolato e viene arrestato nel 2005. Le immagini dell'arresto sono note: "I carabinieri non riescono a portarlo fuori dal suo covo il quartiere è in rivolta. È troppo semplice dire che la gente napoletana ha difeso un criminale. Non va letta così. Quel quartiere era terrorizzato. Rivoltandosi dicevano a Cosimo di non essere stati loro a tradirlo e di non far partire le sue bande a fare morti nelle loro famiglie. Quella era una rivolta simbolica, questo era diventato il regno di Cosimo", racconta ancora Saviano.

Cosimo Di Lauro è morto dopo 17 anni di carcere al 41 bis. "La storia della famiglia Di Lauro è la storia di una famiglia simile a quelle dei soldati di ventura, dei nobili che prendono feudi col sangue, l'inganno, le lame. Solo che qui non ci sono le spade ma i mitra. Non ci sono i capitani di ventura, ma i capi zona. Non ci sono gli archibugi e gli scudi, ma ci sono la cocaina e l'eroina", conclude Saviano.

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