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Roberto Saviano: “Nel Mediterraneo si continua a morire perché hanno cacciato le ONG”

Duro atto di accusa di Roberto Saviano, ancora una volta sul versante della gestione dei flussi di migranti da Libia e Tunisia: “Nel Mediterraneo si muore di più, proprio perché hanno bandito le Ong. Si morirà sempre nel Mediterraneo, fino a quando ci saranno ragioni per partire, e su quelle nessuno ha idea di come agire, non solo: petrolio e armi ci legano le mani”.
A cura di Redazione
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Dopo l’ennesimo naufragio al largo di Lampedusa, che ha causato la morte di 13 donne (e risultano ancora disperse circa 20 persone), si è riaccesa la polemica sulla gestione dei flussi di migranti da Libia e Tunisia, ma soprattutto sulle attività di ricerca e soccorso nella rotta del Mediterraneo Centrale, la più pericolosa al mondo. A lanciare un vero e proprio atto d’accusa al governo italiano e alla gestione europea è Roberto Saviano, con un breve post pubblicato sui suoi canali social.

Lo scrittore campano spiega quello che, a suo dire, è il vero fallimento dei governi europei e italiano in particolare: “Dal Mediterraneo hanno bandito le Ong eppure si continua a morire, come dimostra il naufragio a poche miglia da Lampedusa: su 50 naufraghi, solo 22 sono stati tratti in salvo. Anzi, nel Mediterraneo si muore di più, proprio perché hanno bandito le Ong. Si morirà sempre nel Mediterraneo, fino a quando ci saranno ragioni per partire, e su quelle nessuno ha idea di come agire, non solo: petrolio e armi ci legano le mani.

Centrale, nella lettura di Saviano, è la criminalizzazione del soccorso in mare, la vera e propria guerra ai danni delle organizzazioni non governative impegnate nella search and rescue dei migranti in mare:

Era il 2017, era appena partita la “guerra” alle Ong, una guerra orchestrata solo per racimolare voti, una guerra combattuta e vinta (dobbiamo prenderne atto) comunicando con crudeltà e diffondendo fake news. E dopo migliaia di morti senza volto né nome, siamo sempre qui, al punto di partenza, a cercare in mare i corpi di donne e bambini che hanno perso la vita nel tentativo di sopravvivere. Perché chi viene in Europa non ha altra scelta: non si va incontro alla morte per tentare la fortuna o per realizzarsi nel lavoro. Si affronta la morte quando ciò che vivi è peggio della morte.

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