Roberto Saviano: “Migranti e petrolio, Italia ricattata dalla mafia libica. Per questo Meloni ha liberato Almasri”
"Haim Usama Almasri Habash, conosciuto semplicemente come Almasri, è considerato dalla Corte Penale Internazionale dell'Aia un torturatore e responsabile di crimini di guerra. Viene arrestato in Italia e immediatamente liberato con tanto di volo pagato dagli italiani, che lo ha portato direttamente a casa sua, a Tripoli. Ma mettiamo in ordine le cose. Cerchiamo di capire perché è stato arrestato e rilasciato in 48 ore". Roberto Saviano, negli studi di Fanpage.it ricostruisce il caso del libico ricercato dalla giustizia internazionale che l'Italia ha arrestato e poi riportato nel suo paese.
Prima di tutto: chi è Almasri? Per capirlo basta vedere chi lo stava aspettando ai piedi dell'areo con bandiera italiana che è atterrato la sera di martedì a Tripoli. "Ci sono centinaia di persone in festa che lo accolgono in tripudio, tra cori e fumogeni, come se fosse un calciatore arrivato dopo una trasferta vincente. In qualche modo il calcio c'entra in questa storia. Perché Almasri quando è stato arrestato era a Torino, era andato per vedere Juve Milan".
"Non sappiamo per chi facesse il tifo, se per i rossoneri o per i bianconeri. – prosegue lo scrittore – Quel che è certo è che si muoveva liberamente per l'Italia, nonostante sulla sua testa ci fosse un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Sì perché quell'uomo calvo, con il volto prominente sceso dalle passerelle dell'aereo con la bandiera tricolore, non è affatto uno qualunque. È il capo della milizia Rada, che tra le altre cose gestisce la famigerata prigione di Mitiga".
I racconti dei sopravvissuti della prigione di Mitiga fanno rabbrividire. Si tratta di un vero e proprio lager per migranti dove avvengono torture, abusi, stupri, estorsioni e rapimenti. Solo chi paga ha la speranza di uscire, dopo che le famiglie sono state spremute. Un luogo di dolore e sofferenza che per il gruppo di Almasri è "come un bancomat" di denaro "estorto, spremuto dai disperati che vi sono rinchiusi".
A Tripoli il confine tra apparati di sicurezza e milizie, tra Stato e signori della guerra è inesistente. Per questo la milizia islamista Rada, ha anche un ruolo politico, in quanto "ufficialmente si occupa di mantenere la sicurezza". È come una sorta "di polizia privata e religiosa al contempo", che ha "il profilo di una vera e propria mafia". Una mafia il cui boss è proprio Almasri.
"Ufficialmente deve combattere criminalità e traffico di esseri umani. In realtà Rada si occupa di gestire direttamente il traffico di esseri umani, ma anche il traffico di droga e di petrolio. Secondo diversi analisti, ma anche i magistrati italiani, questa milizia aveva interessi conflittuali e sovrapposti a quelli del gruppo di Bija, il capo della cosiddetta guardia costiera libica, morto alcuni mesi fa in un attentato. Scomparso Bija, il capo clan che controlla territori e traffici è Almasri".
È come se l'Italia avesse acciuffato e lasciato andare un boss di caratura internazionale. Ma come è stato possibile? Perché l'arresto non è stato sbandierato e rivendicato subito sui media? Perché è emerso solo grazie al lavoro dei giornalisti che si occupano da anni di rotte migratorie? Eppure aver fermato un uomo accusato di crimini così gravi dovrebbe essere considerato un gran colpo da parte degli apparati di sicurezza.
Ma cosa è successo? "Le istituzioni parlano di un errore procedurale, di un vizio di forma che ha portato i giudici di Roma a rilasciare il boss delle milizie di Tripoli. In poche parole, il ministero della Giustizia, che gestisce rapporti con la Corte internazionale, non sarebbe stato informato. Un'anomalia che se il ministro della Giustizia Nordio avesse risposto il 20 gennaio si sarebbe facilmente sanata. Invece il ministro Nordio tarda a rispondere e Almasri torna in libertà". Un errore di forma compiuto dalla Digos di Torino, che poteva essere superato senza grandi difficoltà. Ma quella che sembrerebbe essere mancata è stata la volontà politica di agire tempestivamente.
Qui gli interrogativi si moltiplicano. Perché uno degli uomini forti di Tripoli, pur ricercato dalla giustizia internazionale, si muoveva liberamente non solo in Italia ma anche in altri paesi europei? Sentendosi addirittura tranquillo di andare allo stadio per vedere una partita di calcio? Chi lo proteggeva che gli dava sicurezza e protezione?
"In molti hanno avuto paura di quello che Almasri avrebbe potuto dire sui rapporti con i governi e gli apparati di sicurezza italiani. O faceva paura la possibilità che per ogni giorno di carcere di Almasri, le milizie comandate da lui avrebbero rilasciato centinaia di migranti per farli sbarcare in Italia? O che l'estrazione delle società petrolifere italiane in Libia sarebbe stata ostacolata?", risponde Saviano aggiungendo domande e fornendo alcune risposte.
Non c'è dubbio però che "la scelta di esternalizzare le nostre frontiere in Libia, vuol dire consegnarci a personaggi come alla mafia libica", e questo vuol dire "rendere i nostri governanti ricattabili da signori della guerra, da criminali. Perché sono proprio loro, infatti, che aprono e chiudono i rubinetti dei flussi migratori che controllano le partenze".
"E quindi l'impegno di Giorgia Meloni sull'immigrazione alla fine si riduce a questo: pagare Almasri e la sua mafia, o chi per lui, e perseguitare le navi delle ONG che nel Mediterraneo salvano vite. Niente di troppo diverso da chi l'ha preceduta, dobbiamo dirlo. Ma rendiamoci conto del paradosso chi salva vite viene perseguito, mentre chi da quelle vite ne ricava danaro, chi fa atti criminali, chi traffica, è invece in accordo con il governo".
Un paradosso a cui per il giornalista se ne aggiunge un altro, quello delle motivazioni addotte ieri dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi in aula in Senato, circa la repentina liberazione del ricercato libico. Dopo aver rimandato a una successiva informativa per spiegare nel dettaglio quanto accaduto, si è limitato a dire che il "cittadino libico", è stato espulso in fretta e furia in quanto persona soggetto pericoloso. "Liberare una persona molto pericolosa, non è paradossale? Il governo non è stato neanche in grado di prepararsi una risposta credibile. Almasri è stato liberato perché c'è un accordo. Un accordo tra la criminalità organizzata libica che controlla il territorio e il governo italiano", aggiunge Saviano.
"Ma Giorgia Meloni non doveva perseguire sull'intero globo terracqueo i trafficanti? Non doveva fermare le organizzazioni trafficanti? Tutte bugie, con le organizzazioni dei trafficanti ci si fanno affari e accordi, la questione centrale resta sempre il petrolio e il controllo del flusso dei migranti. Il governo italiano si è dimostrato un alleato della criminalità organizzata libica".