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backstair / Gioventù Meloniana: inchiesta su giovani di FdI

Roberto Saviano: “Le parole di Meloni sull’inchiesta di Fanpage sono un pericolo per la democrazia”

Roberto Saviano commenta le parole di Giorgia Meloni sull’inchiesta di Fanpage.it: “Quando lei fa riferimento ai regimi, ecco, esattamente sono i suoi toni da regime, non la pratica giornalistica”.
A cura di Annalisa Girardi
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Roberto Saviano analizza le parole di Giorgia Meloni – che dopo giorni di silenzio ha attaccato duramente l'inchiesta di Fanpage sul movimento giovanile del suo partito, parlando di "metodi da regime" – e replica punto per punto a quanto detto dalla presidente del Consiglio. Per prima cosa al fatto che le persone riprese nell'inchiesta, che si vedono fare saluti fascisti o pronunciare insulti antisemiti e razzisti, avrebbero sbagliato casa e non avrebbero nulla da spartire con Fratelli d'Italia: "Hanno sbagliato casa? Eppure nelle sedi di Gioventù Nazionale era noto a tutti che tipo di concerti venivano organizzati, che tipo di pubblicistica venisse propagandata, i toni con cui venivano formati i giovani militanti e i campi Cabiria erano noti a tutti – commenta Saviano – Come è possibile che ora Giorgia Meloni dica di non sapere e dica che hanno sbagliato casa? È esattamente casa sua, quella in cui sono avvenute le cose denunciate dall'inchiesta di Fanpage.it. Quelle sedi sono frequentate dai maggiori dirigenti di Fratelli d'Italia, compreso la sorella di Giorgia Meloni".

Per poi passare alla delegittimazione fatta dalla presidente del Consiglio sul metodo dell'infiltrazione, del giornalismo undercover. Non solo. Secondo Meloni il giornale avrebbe utilizzato questa pratica esclusivamente con il suo partito: "Le cose che ha detto sono false – dice Saviano, per poi elencare una serie di esempi – Innanzitutto Fanpage.it più volte ha utilizzato il metodo del giornalismo undercover per svelare il sistema delle primarie del Partito democratico in Campania. Per esempio, c'è un'inchiesta undercover (2016, ndr) che racconta come fosse molto ambiguo il sistema con cui il Partito Democratico organizzava le primarie in Campania e come la selezione dei candidati fosse di fatto comprata, manipolata. Nel 2018, sempre col metodo di giornalismo investigativo, viene raccontato il sistema rifiuti, gestito dal centrosinistra in Campania e ne emerge l'orrore del voto di scambio determinato proprio dagli affari circa il ciclo dei rifiuti. E poi, ancora una volta, nel 2023, un'altra inchiesta sul sistema elettorale interno al Pd nella selezione dei propri candidati tramite primarie".

E ancora: "Non è vero che le inchieste undercover sono state fatte in un'unica direzione, ma al netto di questo, da sempre il giornalismo utilizza la pratica della partecipazione del giornalista, dell'infiltrazione – se vogliamo spendere questa parola – dentro le stanze dove i partiti decidono la loro politica".

Al di là del lavoro svolto da Fanpage.it, questo è un metodo che ha la sua storia in tutta la tradizione giornalistica italiana, così come quella internazionale: "Gli esempi sono moltissimi nella storia italiana. Già Camilla Cederna, prima ancora che l'Italia diventasse Repubblica, ascoltava ciò che dicevano le mogli dei gerarchi fascisti per raccontare gli spazi dove si determinava la politica italiana e ci riuscì, vestendo il suo ruolo come giornalista interessata alla moda e ne uscì un articolo, ‘Moda nera’, per cui il regime fascista la condannò al carcere, che riuscì a non fare".

E ancora: "Poi Giorgio Bocca, per anni frequenta, a volte palesandosi, a volte invece mischiandosi semplicemente dell'uditorio, nei collettivi politici, nelle sezioni giovanili del partito, nelle sezioni dei partiti extraparlamentari. Ascoltava, raccoglieva informazioni e costruirà la sua grande inchiesta sul terrorismo italiano. Sono solo due dei grandi maestri del giornalismo contemporaneo, ma da sempre i giornalisti hanno frequentato le stanze dei partiti politici per carpirne elementi e controllare i rischi".

Oggi, però, sottolinea Saviano, la differenza è che tutto è documentabile con una telecamera. Lo scrittore parla poi dell'appello che la presidente del Consiglio ha fatto a Sergio Mattarella, sempre parlando dell'inchiesta undercover: "È consentito? Lo chiedo a lei, lo chiedo ai partiti politici, lo chiedo al Presidente della Repubblica. È consentito da oggi? Perfetto, perché sappiamo che da oggi è consentito", aveva detto Meloni.

Saviano replica: "Giorgia Meloni qui ribalta tutto. Fa appello al Presidente Mattarella, ma qui il rischio per la democrazia non è il giornalismo che racconta. Il rischio per la democrazia è formare dirigenti politici nel doppio binario. Apparentemente accolgono la pratica democratica, nei fatti hanno un'educazione fascista, quindi vogliono costruire istituzioni e pratiche politiche autoritarie e neofasciste e mantengono però strategicamente un volto apparentemente democratico. Questo è l'allarme da sottoporre a Mattarella, non il racconto di quello che accade".

Secondo lo scrittore è solo l'ultimo attacco di Giorgia Meloni al giornalismo: "È convinta che vincere la lotteria elettorale significhi avere una sanatoria. Tutto ciò che fa deve essere accettato. “Perché ho vinto le elezioni”. Tutto ciò che dico vi dovete stare, “perché ho vinto le elezioni”. Non funziona così la democrazia. Assolutamente no, anzi. Vincere le elezioni significa raccogliere su di sé una responsabilità maggiore, perché governi anche in nome di chi non ti ha votato. Quindi è molto pericoloso questo continuo attacco al giornalismo".

Poi il commento sui "metodi da regime" a cui ha fatto riferimento Meloni: "Quando lei fa riferimento ai regimi, ecco, esattamente sono i suoi toni da regime, non la pratica giornalistica, i regimi infiltravano i partiti per raccogliere informazioni e ricattare i suoi dirigenti, non diffondevano le informazioni raccolte. Questo avveniva nella Germania della DDR, nell'Italia fascista, nel Cile di Pinochet, avviene nella Cina comunista, e questo accadeva nella Spagna di Franco. Infiltrare, raccogliere informazioni, e ricattare. La classe politica deve essere ricattabile nel principio dei regimi e purtroppo anche di una parte della democrazia".

Roberto Saviano quindi conclude: "Non è quello che sta avvenendo. Sta mentendo Giorgia Meloni se racconta un'inchiesta giornalistica paragonandola a una pratica di regime. Ma ciò che ci preoccupa di più è il tono da minaccia delle sue parole. È come se lei dicesse ora tocca a me. Se questo è il metodo, ora lo faccio anche io e io ho le istituzioni”. Spero di sbagliarmi, spero che questo non accadrà".

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