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Roberto Lassini e il mistero della sua candidatura

Lassini ritorna sui suoi passi e parla della sua intenzione di entrare nel consiglio comunale di Milano in caso di vittoria del Pdl; non molto chiaro l’atteggiamento di condanna Letizia Moratti che se condanna da una parte,dall’altra sembra non rendersi conto di quanto accade.
A cura di Nadia Vitali
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Per porre fine alle polemiche dei giorni scorsi su Roberto Lassini, candidato del Pdl e autore dei manifesti contro la Procura, il sindaco di Milano Letizia Moratti aveva parlato di "dimissioni irrevocabili" per il vivace ex sindaco di Turbigo. Sembravamo poter concludere qui la cosa, ben riconoscenti alla Signora Moratti di aver accolto il duro monito del nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale aveva parlato di una "provocazione ignobile". Del resto con le elezioni comunali alle porte, sarebbe il caso di non rischiare.

La linea interna del Pdl, dunque, apparentemente era di aperta condanna di un gesto condizionato, più che da persuasioni politiche, semplicemente da ignoranza profonda e volontà di mettersi in mostra. Il sindaco aveva giudicato "incompatibile" la propria candidatura con quella di Lassini, prendendone le distanze come anche era stato sollecitato dal Presidente del Senato Renato Schifani. In conseguenza di questo, Lassini, aveva affermato di voler ritirare la propria candidatura, chiedendo scusa a Napolitano proprio pochi giorni fa; decisione che aveva destato lo stupore, a fronte di un atteggiamento che, inizialmente, era parso irremovibile nel voler restare nella lista del Pdl.

Strano apprendere, a questo punto che ieri sera a Porta a Porta Roberto Lassini ha dichiarato la propria ferma intenzione di entrare a far parte del consiglio comunale di Milano, in caso di vittoria del Pdl. Lassini ritiene di non poter essere estromesso dalla lista dei candidati, dunque invita chi volesse votare proprio per lui, a mettere una croce sul nome della Moratti. E pronto arriva l'appoggio da parte di altri membri del partito: Daniela Santanché, come sempre agguerrita, ha lanciato un appello alla Moratti in cui la esorta a stroncare le polemiche, lavorando insieme per vincere. Ha fatto presente, inoltre, che saranno i cittadini i soli giudici del comportamento dell'ex sindaco di Turbigo, mentre la sua non candidatura sarebbe una "censura dall'alto".

Dalla parte di Lassini anche Tiziana Maiolo, colei che ritiene sia più facile educare un cane piuttosto che un rom, Giorgio Stracquadanio e coloro i quali stanno correndo ad iscriversi alla "Associazione dalla parte della Democrazia" che fino a pochi giorni fa contava tra i suoi membri il solo Lassini. Mentre appare sempre più lampante come il Sindaco di Milano che continua a condannare fermamente il gesto, che ritiene che il fatto di non aver ritirato dalla lista il candidato solo a causa delle direttive del Viminale ma che la lettera di dimissioni è lì presente e quindi equivale ad una non candidatura, in caso di vittoria, stia mirando a confondere ulteriormente i cittadini di Milano che si accingono ad andare alle urne. In molti sono a pensare, infatti, che alle spalle di Letizia Moratti sia architettata una beffa di cui non si capisce bene se lei sia o meno consapevole, se giochi a fingere di non sapere nulla o se, davvero, sia vittima delle circostanze che le vengono imposte. Le dimissioni di Lassini, ad ogni modo, contano aperti sostenitori non solo all'interno della maggioranza del Pdl, ma anche in Fli, Lega e tutta l'opposizione.

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