Rivalutazione Pensioni 2025, di quanto possono aumentare gli assegni con l’inflazione
Nel 2025, come tutti gli anni, le pensioni aumenteranno grazie alla rivalutazione legata all'inflazione. A differenza di quanto avvenuto nel 2023 e 2024, però, questa volta la crescita dell'assegno sarà piuttosto limitata. I due anni in cui c'è stato un picco dell'inflazione, infatti, avevano avuto l'effetto di rialzare parecchio le pensioni, per evitare una perdita del potere d'acquisto. Ma la corsa dei prezzi quest'anno si è decisamente fermata, e così i pensionati dovranno accontentarsi di aumenti ridotti. Le tabelle e simulazioni specifiche per ogni fascia arriveranno solo a fine ottobre, ma i dati finora già chiari. Senza contare che il governo potrebbe decidere di limitare di nuovo la rivalutazione, sopra una certa soglia.
Che effetto avrà l'inflazione sulla rivalutazione delle pensioni nel 2025
Nel 2022, l'inflazione registrata era stata dell'8,1%. Nel 2023 era scesa, restando comunque su livelli molto alti: 5,4%. Come previsto dalla legge, quindi, l'Inps aveva aumentato gli assegni dei pensionati di conseguenza. A inizio anno, nel 2023 e anche nel 2024, era arrivato un rialzo significativo (o perlomeno visibile) dell'importo.
Quest'anno, l'inflazione va in tutt'altra direzione, soprattutto in Italia. Tra le cause di questo cambiamento ci sono le manovre della Banca centrale europea, che aveva proprio l'obiettivo di abbassare il tasso d'inflazione. Al momento le stime più attendibili sull'economia italiana (come quelle della Bce, dell'Ocse, della Banca d'Italia e anche dell'Istat) dicono che l'inflazione nel 2024 sarà tra l'1% e l'1,5%.
Un netto ribasso rispetto allo scorso biennio, a meno di colpi di scena inattesi da qui alla fine dell'anno. Questo ha degli effetti positivi per le famiglie, naturalmente, perché i prezzi aumentano più lentamente. Per i pensionati, però, significherà un ‘bonus' nel cedolino molto più basso. Il primo calcolo dell'Istat su quanto effettivamente saliranno gli assegni arriverà tra ottobre e novembre, e sarà confermato poi a gennaio 2025.
Cosa può fare il governo Meloni
A determinare l'aumento delle pensioni però non saranno solo l'inflazione e l'Inps ma anche il governo. Come è accaduto spesso, infatti, l'esecutivo può decidere di ‘limitare' la rivalutazione. Da quando è entrato in carica, il governo Meloni ha sempre tagliato la rivalutazione per gli assegni che superavano una certa soglia, intervenendo con riduzioni più decise di quanto fatto dal governo Draghi e dai predecessori (anche perché si è ritrovato, come detto, con livelli di inflazione molto più alti).
Ad esempio, quest'anno il governo Meloni ha deciso che il 100% della rivalutazione sarebbe andato solamente a chi aveva una pensione pari a fino quattro volte l'assegno minimo (ovvero, nel 2024, fino a circa 2.500 euro lordi al mese). Nelle fasce successive, invece, l'aumento è stato ridotto: l'85% fino a 3mila euro circa, il 53% fino a 3.700 euro circa, e poi a scendere, fino a riconoscere solo il 22% della rivalutazione ai pensionati che prendevano più di 6mila euro lordi al mese.
Non è detto che anche quest'anno il governo decida di seguire la stessa strada. Se non altro perché l'inflazione è molto più bassa, e quindi la spesa per rivalutare le pensioni sarà decisamente più ridotta. L'esecutivo potrebbe quindi decidere di concentrare l'attenzione altrove per provare a risparmiare sulle pensioni. Oppure, i tagli sugli assegni più alti potrebbero essere riconfermati. La decisione arriverà nelle prossime settimane, quando la legge di bilancio prenderà forma.