Risoluzione Ucraina, stallo nella maggioranza: si litiga ancora su formula e armi
Sulla risoluzione di maggioranza sull'Ucraina si troverà la quadra, ne sono sicuri tutti i partiti. Sul punto di caduta, però, nessuno ha ancora fatto chiarezza. Anzi. Ieri, dopo sei o sette ore di riunione tra governo e rappresentanti della maggioranza, ci si è lasciati con un nuovo appuntamento: alle 8.30 ci si sarebbe rivisti per chiudere la risoluzione condivisa, con la deadline delle 15.00, quando il presidente del Consiglio entrerà in Senato e comincerà a leggere le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno. Draghi e il governo riceveranno un nuovo mandato dal Parlamento, ma il nodo – ancora non sciolto, peraltro – sono le armi. Le riunioni si sono susseguite in mattinata, in cui c'è stato anche un altro Consiglio nazionale d'urgenza del Movimento 5 Stelle, ma senza alcun accordo. Lo stallo, insomma, prosegue.
Ieri erano stati fatti, in ogni caso, enormi passi avanti. La giornata si era aperta con un muro pentastellato – in piena bufera per le dichiarazioni di Di Maio e la tentazione di espellerlo da parte del leader – e si è conclusa con un sostanziale accordo sul fatto che, in caso di nuovo invio di armi in Ucraina, il governo dovrebbe ripassare dal Parlamento. Questo accordo, che ancora non è stato messo nero su bianco nella forma nonostante le altre ore di riunione questa mattina, ha attenuato le polemiche e scacciato – momentaneamente – l'ombra della crisi di governo. Il Movimento 5 Stelle ha bisogno di una vittoria da poter rivendicare e soprattutto Conte batte da settimane sulla questione armi: basta inviarne e se anche ne inviamo bisogna chiedere al Parlamento, sempre.
L'accordo sarebbe stato trovato su una formuletta che accontenta tutti: il governo dovrebbe passare per il Parlamento in caso di nuovo invio di armi, ma solo con delle comunicazioni senza voto. Anche perché da Palazzo Chigi insistono: le Camere hanno approvato il decreto Ucraina – con cui il governo ha proclamato lo stato di emergenza per la guerra – che, di fatto, dà mandato al governo per inviare armi a Zelensky fino al 31 dicembre 2022. I rappresentanti dell'esecutivo vorrebbero ribadire questo passaggio nel testo della risoluzione, ma c'è chi fa muro nella maggioranza – soprattutto nel Movimento 5 Stelle – e non si riesce a trovare un accordo. Prossimo appuntamento alle 14.00, un'ora prima dell'arrivo di Draghi.