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Riprende il processo a Salvini per il caso Open Arms, il Tribunale di Palermo: “Merkel e Borrel non deporranno”

È ripreso oggi il processo a Matteo Salvini per il caso Open Arms. Il vicepremier è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere impedito lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave dell’Ong spagnola. L’istanza dell’accusa, che aveva chiesto di sentire Joseph Borrel e Angela Merkel, è stata respinta.
A cura di Giulia Casula
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È ripreso oggi, davanti al Tribunale di Palermo, il processo a carico del vicepremier Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere impedito, nel 2019, lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave dell'ong Open Arms a Lampedusa.

A gennaio, l'accusa aveva chiesto l'audizione dell'Alto rappresentante Ue Joseph Borrel e dell'ex Cancelliera tedesca Angela Merkel, ma il Tribunale ha rigettato l'istanza e il processo è stato rinviato al 14 settembre per la requisitoria del pubblico ministero. Il 20 settembre saranno sentite le parti civili e il 18 ottobre è prevista l'arringa della difesa.

Che cos'è successo nell'agosto 2019 e di che cosa è accusato Salvini

Nell'agosto del 2019 Matteo Salvini, allora ministro dell'Interno, impedì lo sbarco di 147 persone migranti che si trovavano a bordo della nave Ong Open Arms dopo essere state soccorse nel Mediterraneo. In quell'occasione il braccio di ferro tra il governo gialloverde, presieduto da Giuseppe Conte, e l'organizzazione umanitaria spagnola durò ben 19 giorni: per oltre due settimane ai migranti  a bordo della nave, tra cui diversi minori non accompagnati, fu impedito di toccare terraferma.

A sbloccare la situazione fu, alla fine, la magistratura che il 20 agosto dopo aver ispezionato le condizioni sull'imbarcazione, dispose l'evacuazione immediata dei profughi. Poco tempo dopo, a novembre, la procura di Agrigento renderà noto di aver aperto un'indagine a carico dell'allora ministro dell'Interno per presunto sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio. In questi anni, il leader del Carroccio si è sempre difeso sostenendo di aver agito, sulla base dell'applicazione dei decreti Sicurezza, "per il bene del Paese".

Che cosa ha deciso il Tribunale di Palermo sulle audizioni richieste dall'accusa

Nella scorsa udienza, a gennaio, la Procura di Palermo aveva chiesto l'audizione di tre poliziotti, dell'ex Cancelliera Angela Merkel e dell'ex ministro degli Esteri spagnolo Joseph Borrel perché riferisse in merito al rilascio del cosiddetto "porto sicuro" all'imbarcazione e in generale, sulla posizione della Spagna sulla vicenda. All'epoca, infatti, Salvini aveva sostenuto più volte che fosse il Paese iberico a doversene occupare.

A seguito della richiesta presentata dalla Procura, la difesa del ministro aveva allora proceduto a richiedere un termine per replicare, poi concesso dal collegio. Ma oggi il presidente della seconda sezione penale, Roberto Murgia, ha rigettato le richieste dell'accusa, ritenendo "manifestamente superflua l'audizione del teste Borrell e non necessario l'approfondimento istruttorio richiesto". Anche l'istanza sui tre vigilantes è stata respinta.

In Aula il vicepremier non era presente e neppure il suo legale, Giulia Bongiorno, sostituita dall'avvocato Luigi Carta. La difesa ha però fatto sapere di essersi opposta alla richiesta di audizione di Borrell. "Credo che sarebbe inutile l'audizione sarebbe un ulteriore appesantimento del processo. Il tema su cui dovrebbe essere sentito Borrell se la Spagna doveva dare il Pos o meno alla nave Opena Arms ha già visto una serie di acquisizioni documentali. Non comprendo cosa potrebbe aggiungere, quindi ci opponiamo per la non utilità dell'audizione", ha dichiarato il legale.

Analoga la posizione  sull'audizione dei tre poliziotti, giudicata "irrilevante". I nomi dei tre pubblici ufficiali erano emersi nel corso di un processo a Trapani, chiuso poi con il non luogo a procedere nei confronti di 10 imputati accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Secondo la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella però, "già due anni prima del 2019 l'imputato Matteo Salvini strumentalizzava il tema delle ong, intrattenendo contatti con tre ex poliziotti, definiti dal Gup di Trapani, di ‘dubbia affidabilità', per finalità che andavano oltre il mero interesse a conoscere fenomeni e occupandosi di fatti che dovevano essere rimessi alla Procura", ha dichiarato. "Vorremmo capire qual era stato il flusso di informazioni che i tre ex poliziotti, che lavoravano come infiltrati, avevano consegnato al ministro Matteo Salvini", ha concluso.

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